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Banda Ultralarga e agenda digitale, le priorità delle Regioni

Le Regioni, nel loro primo incontro interlocutorio con la ministra Paola Pisano hanno proposto un contributo sui dossier più importanti da attenzionare e alcune proposte per una governance condivisa. BUL e attuazione dell’agenda digitale in primo piano

Pubblicato il 10 Gen 2020

Dimitri Tartari

Coordinatore tecnico Commissione Agenda Digitale Conferenza delle Regioni e Province Autonome

ultrabroadband in italia

Le Regioni, il coordinamento della Commissione Speciale Agenda Digitale della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, hanno incontrato nei giorni scorsi la Ministra Pisano e in questo primissimo incontro ristretto ed interlocutorio si è percepita in modo molto chiaro la volontà di “fare” tanto e velocemente, senza paura di cambiare l’esistente e superare blocchi storici. Questo primo scambio e confronto è stato quindi molto positivo e all’insegna del creare le migliori condizioni possibili per accelerare sui vari dossier che in molti casi necessitano di una messa a punto e di una ampia e vasta attuazione a livello territoriale.

Le Regioni lato loro hanno proposto alla Ministra un contributo sui dossier più importanti da attenzionare e alcune proposte per una governance condivisa.

Il dossier banda ultra-larga

Il primo punto all’ordine del giorno per rilevanza e per criticità cumulate è senza dubbio la Banda Ultra Larga. Gli aspetti più rilevanti, già più volte richiamati dalle Regioni in varie comunicazioni in sede di COBUL e segreteria tecnica del COBUL sono:

    1. Urgenza nell’accelerare i lavori del Piano BUL aree bianche, è stato accumulato un ritardo di almeno 18 mesi che oltre a fiaccare le aspettative dei territori oggi in digital divide (imprese e cittadini) rende critico anche l’utilizzo dei fondi europei che in alcuni casi sono vincolati a specifiche verifiche di spesa che rischiano di portare ad una loro decurtazione da parte dell’Europa;
    2. Urgenza nell’avviare il percorso che definisca il modello di intervento sulle aree “grigie” che rappresentano una quota considerevole del Paese, aree produttive e residenziali di medie dimensioni. Il fabbisogno stimato da Infratel a inizio 2019 era di circa 5 miliardi e seppure le risorse non siano completamente già disponibili sono a disposizione i risparmi di gare delle aree bianche che devono essere impiegati il prima possibile anche per evitare di vederli ridestinati ad altra priorità. Su questo le Regioni hanno da tempo chiesto che vengano prodotte informazioni di dettaglio e avviato il confronto, prima informale e poi formale, con la Commissione Europea;
    3. Chiarimenti di dettaglio sui Comuni “sospesi/congelati” per i quali sono previsti interventi ma che pare abbiano caratteristiche difformi da quelle disponibili pre-gara: su questo le Regioni chiedono da tempo di definire una pianificazione che permetta di avere un quadro chiaro degli interventi che verranno fatti in queste aree, delle tecnologie utilizzate e degli eventuali risparmi/aggravi di costo;
    4. Approfondire le modalità attivabili per incentivare la domanda di Banda Ultra Larga, tenuto conto anche qui che le risorse disponibili e già approvate con delibera CIPE, sono di 1,3 miliardi e che l’ipotesi avanzata ad oggi è quella dei voucher per famiglie, imprese, scuole e centri per l’impiego. Le Regioni propongono di definire interventi che siano calati sulle realtà territoriali (anche in funzione dei fabbisogni e delle risorse disponibili – che secondo le regole del fondo FSC sono per l’80% destinate alle regioni del Sud). Anche su questo è possibile, prodotta l’opportuna documentazione anche relativa all’offerta disponibile regione per regione, procedere con tempistiche e modi differenziati su base regionale;
    5. Persistono infine problematiche procedurali che non vanno nascoste (permessistica, autorizzazioni, qualità dei progetti presentati, ecc…) per le quali un maggiore monitoraggio e una maggiore chiarezza su tempi e modi di intervento di certo produrrebbe effetti positivi.

In relazione alla BUL è già previsto Comitato Banda Ultra Larga (COBUL), che ora trova appunto il Ministro Pisano come Presidente.

Le Regioni e le priorità dell’Agenda digitale

Non solo però BUL nelle priorità delle Regioni, che rilanciano e ribadiscono come l’attuazione di alcune priorità dell’Agenda Digitale nazionale troverebbero più facile attuazione se passassero dalle Regioni. Quindi la proposta di definire una funzione di soggetto aggregatore territoriale per l’attuazione Agenda Digitale in capo alle Regioni, farlo attraverso un accordo declinato su base regionale nel quale prevedere impegni reciproci tra Regione e Presidenza del Consiglio dei ministri. Questo con lo scopo di creare “ecosistemi” territoriali che possano il più possibile muoversi in modo omogeneo e sinergico realizzando in tempi definiti processi di “trasformazione digitale”.

Sappiamo tutti molto bene come anche le piattaforme digitali abilitanti del Paese siano ancora in fase di dispiegamento e come sia difficile ottenere un adeguamento di tutti gli Enti pubblici, questo spesso per limiti di risorse e di competenze ma anche per mancanza di volontà o condivisione di obiettivi. Se i disincentivi e le sanzioni programmate in alcuni casi aumenteranno l’attenzione sulle inadempienze in essere, solo una forma di accompagnamento costante che costruisca convergenza di obiettivi e forme di governo condiviso del cambiamento a livello territoriale potrà davvero realizzare un accrescimento delle capacità di “abbracciare il cambiamento e l’innovazione” nella Pubblica Amministrazione italiana.

Le Regioni possono in tal senso favorire (in alcuni casi lo fanno già) la nascita di comunità di competenza ed innovazione in cui a livello territoriale siano distribuiti compiti diversi e funzioni differenziate adeguate alle dimensioni territoriali o alle forme istituzionali o anche alla collocazione territoriale. Ultimo ma non ultimo le Regioni ritengono importante la costituzione di un fondo nazionale che possa essere un elemento di incentivo e riconoscimento da assegnare alle realtà che fanno prima, fanno meglio o compiono passi avanti decisi e rilevanti. Su questo in passato si sono generate positive dinamiche di co-competizione con conseguente convergenza su progettualità e cooperazione interregionale.

Meno rilevante per urgenza, ma come contributo di confronto, le Regioni hanno elaborato alcune proposte di Revisione normativa del CAD affinché si possa semplificarne l’adozione o anche renderne i principi cardine elementi della normativa tradizionale uscendo da una logica di eccezionalità e riconoscendo che il digitale non è più qualcosa di “nuovo” ma elemento imprescindibile di qualunque politica e intervento. Un elemento di novità sarebbe invece rappresentato dalla specificazione del nuovo ruolo e funzioni delle Regioni e dalla revisione delle modalità di costruzione e emanazione delle Linee Guida.

I punti trattati da approfondire e discutere in modo più ampio nel corso di una Commissione Agenda Digitale della Conferenza delle Regioni con ospite il Ministro da tenersi a gennaio hanno trovato una elevata attenzione da parte del Ministro e del suo Team aspetto che rende molto positive le aspettative per il 2020.

Ottima partenza quindi. Responsabilità delle Regioni è mantenere la tensione sugli argomenti e responsabilità del Ministro tenere aperto un dialogo costante con le Regioni.

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