Il Ministero dell’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale (MITD) guidato da Vittorio Colao lascia in eredità al nuovo Governo un documento che riassume le iniziative intraprese, i risultati conseguiti e le azioni in calendario, per concludere con delle raccomandazioni destinate ad aumentare l’efficacia delle politiche industriali in materia di digitale, nonché il rispetto degli impegni presi con la Commissione europea.
L’ambito degli interventi rientra nella strategia complessiva per l’Italia Digitale 2026 e riguarda in particolare l’utilizzo delle imponenti risorse messe a disposizione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), pari a 18 miliardi di euro. Come noto, la strategia pone degli obiettivi in linea con quelli del Digital Compass europeo, ma tempi più stringenti, visto che devono essere raggiunti entro il 2026, rispetto al termine del 2030 della strategia europea.
Rispetto ai sei temi principali citati ci concentreremo sul primo, quello relativo alla connettività, rimandando ad altre analisi la ricostruzione del quadro complessivo.
Il primo bilancio di Italia Digitale 2026
I toni del bilancio sono trionfalistici (“tutti i target e le milestone del PNRR sono stati rispettati”) e per il vero è proprio così se guardiamo ai bandi e all’aggiudicazione delle gare per avviare i lavori di realizzazione dei progetti di connettività a banda ultra-larga. Contenuti e strutture dei bandi sono stati tali da ridurre al minimo la tradizionale conflittualità italica ed effettivamente i cantieri sono in apertura. Si potrebbe generalizzare dicendo che una buona pianificazione e la definizione di obiettivi raggiungibili porta di norma al loro rispetto.
Gli obiettivi della strategia italiana per la banda ultra-larga sono chiari e ampiamente condivisibili: permettere a tutti e ovunque di accedere a reti a banda ultra-larga fisse e mobili; coprire tutti gli edifici scolastici e le strutture sanitarie con infrastrutture ad altissima velocità.
Mentre per altre tematiche del Piano Italia Digitale gli obiettivi al 2026 sono un punto di passaggio verso i target comunitari del 2030, nel caso della banda ultra-larga e dell’adozione del cloud da parte delle Pubbliche Amministrazioni, lo scopo è di raggiunge i target con quattro anni di anticipo.
Il passaggio del testimone
Per quanto riguarda i prossimi passi attuativi, in modo sostanzialmente inerziale, vi è innanzitutto il completamento della mappatura delle reti fisse e mobili per il monitoraggio degli investimenti, previsto per la fine di quest’anno. Il secondo punto concerne la piattaforma di gestione e monitoraggio dell’andamento dei piani in esecuzione e dei relativi obblighi per gli operatori aggiudicatari (marzo 2023). Più delicato è invece il terzo aspetto, relativo ai criteri per riallocare i 1,2 miliardi di euro di risparmi conseguiti, a fronte dell’aumento dei costi di realizzazione legato all’inflazione. Per il vero sarebbe importante valutare anche la possibilità di rafforzare ulteriormente il processo di adozione dei servizi, a maggior ragione alla luce dell’evidente difficoltà riscontrata nell’esperienza del piano per le aree bianche.
Quale futuro per la rete italiana: le posizioni dei partiti al confronto
A questo punto la vera sfida da vincere è quella di completare i progetti nei tempi previsti, che – come rilevato sostanzialmente da tutti gli attori dell’ecosistema – non sembrano realisti.
Questo problema strutturale non viene però menzionato e le raccomandazioni vengono ricondotte a quattro aspetti di alto livello incentrati sul coordinamento e che riguardano tutti gli ambiti tematici:
- Il mantenimento del presidio e coordinamento a livello di Presidenza del Consiglio sul digitale, sull’innovazione e sulla tecnologia;
- Il rafforzamento dell’autorità di disegno sulle architetture digitali del Paese e la capacità di intervento per uniformarle e interconnetterle;
- Il mantenimento dell’attuale modello di cooperazione con il territorio;
- Il consolidamento e rafforzamento del personale del MITD incaricato di orchestrare e supportare l’implementazione della strategia.
Le priorità per il nuovo Governo
Una modalità pragmatica per definire obiettivi misurabili rimane quella di fissare dei traguardi sulla base degli indicatori della Società dell’Informazione europei (DESI, Digital Economy and Society Index). Bisogna poi ricordare come, tra le quattro aree tematiche (capitale umano, connettività, integrazione delle tecnologie digitali e servizi pubblici digitali), la connettività vede l’Italia al settimo posto, rispetto al posizionamento complessivo che ci vede in diciottesima posizione.
In materia di connettività, gli indicatori europei fanno riferimento da un lato alla copertura dei servizi a banda ultra-larga e, dall’altro, al take-up da parte degli utenti finali. Inoltre, si tratta di indicatori che hanno una soglia massima raggiungibile (la copertura e l’adozione totale della popolazione). Di conseguenza, gli obiettivi da confermare e/o integrare possono essere i seguenti:
- Rispettare la scadenza del 2026 per il completamento della copertura del territorio e della popolazione con le reti ad altissima capacità (fisse e mobili). Anche nell’ipotesi di un probabile ritardo, l’Italia rimarrebbe nelle posizioni di testa e l’obiettivo finale di totale annullamento del digital divide infrastrutturale di nuova generazione rimane raggiungibile entro la fine del decennio;
- Favorire l’accelerazione dell’adozione dei servizi a banda ultra larga da parte degli utenti finali, attraverso strumenti di incentivo all’adozione delle soluzioni più avanzate e la tempestiva pianificazione del processo di switch-off delle reti tradizionali. Questo obiettivo passa inevitabilmente da politiche di inclusione delle fasce più deboli della popolazione e va raccordato con delle misure più incisive per il rafforzamento delle competenze digitali, che rimangono il tallone d’Achille del posizionamento dell’Italia sul digitale (capitale umano);
- Rafforzare il processo di coordinamento delle amministrazioni pubbliche e la semplificazione normativa. Il documento Colao rivendica di aver completato l’iter di importanti provvedimenti normativi. Per il vero, gli interventi più rilevanti sono relativi a direttive europee, mentre sul piano nazionale è difficile affermare che la situazione sia eccellente dal punto di vista dell’effettivo coordinamento delle amministrazioni pubbliche e dell’efficacia delle misure per la semplificazione amministrativa, senza dimenticare il tema rimandato di Governo in Governo sui limiti elettromagnetici, che andrebbero almeno allineati con la media europea. Per capire la portata della sfida, nel paragrafo sulle “opportunità e sfide 2023-2026” viene dedicata mezza pagina al ringraziamento dei 22 Ministeri e Amministrazioni coinvolti nella