Vediamo come stanno procedendo i bandi avviati da infratel Italia per conto del Ministero allo Sviluppo economico che consentiranno a 6 milioni di italiani di navigare ultraveloci.
Il Piano strategico banda ultralarga prosegue molto celermente, anche per rispettare i tempi stretti imposti dalla Commissione Europea per la spesa dei fondi strutturali 2007-13. Come noto, il piano ha privilegiato in una prima fase il modello a incentivo (C), che vede l’operatore telefonico beneficiario del contributo pubblico, per erogare il servizio ad almeno 30 Mbps ai cittadini e a 100 Mbps per tutte le sedi della PA (scuole e ospedali in particolare) e le aree industriali più strategiche. Tale modello di intervento è stato applicato in Puglia, Molise, Campania, Calabria, Sicilia, Lazio.
Nelle aree più marginali, invece, Infratel Italia realizza direttamente l’infrastruttura abilitante il servizio a banda ultralarga (Modello A). L’infrastruttura di rete pubblica è, infatti, l’oggetto dei bandi in Abruzzo, Calabria, Lombardia (sperimentazione di Monza e Varese), Toscana, Marche, Lazio e Puglia. Un approccio sinergico che vede impiegati un mix di interventi al fine di massimizzare la popolazione raggiunta dal servizio minimizzando l’apporto pubblico.
Il Piano per ora ha interessato 11 regioni, investendo quasi mezzo miliardo di euro pubblici, capaci di attirare ulteriori investimenti privati che amplieranno, dunque, anche la popolazione servita superando i 6 milioni di cittadini imposti da bando.
La maggior parte delle risorse pubbliche è stato investito dalle Regioni del Sud Italia, grazie alle quali stiamo realizzando il sogno di vedere il Mezzogiorno rilanciare la sua economia puntando sul digitale. Il Sud sarà al di sopra della media europea per indice di copertura a banda ultralarga, mediamente al di sopra del 70 per cento della popolazione raggiunta dal servizio ultraveloce. Una politica di coesione che potrà davvero azzerare le distanze con i Paesi più sviluppati. Un Piano che funziona e che ha saputo stanziare investimenti pubblici capaci di attrarre risorse private e creare migliaia di posti di lavoro anche nelle aree più marginali del Paese, quelle con il PIL pro capite fra i più bassi d’Europa.