Sulla scorta di importanti interventi quali PNRR, Strategia BUL e Piano Italia 5G, che hanno definito il quadro delle policy per le reti in banda ultralarga e le relative assegnazioni dei fondi, lo scorso 22 marzo sono stati pubblicati due bandi per l’aggiudicazione dei 2,02 miliardi destinati alla copertura mobile 5G. Coerentemente con il Piano sono state previste due linee di intervento, relative da un lato alla rilegatura in fibra delle base station che altrimenti sarebbero rimaste scoperte e dall’altro la creazione di interi siti radiomobili ex-novo nelle aree a fallimento di mercato.
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Il Piano Nazionale di Ripresa e resilienza ha destinato allo sviluppo delle reti ultraveloci circa 6,7 miliardi di euro. Tali fondi, così come stabilito dalla Strategia italiana per la banda ultralarga, saranno ripartiti su sette azioni che, una volta realizzate, dovrebbero dotare l’Italia di infrastrutture di telecomunicazioni in grado di perseguire gli obiettivi di connettività previsti dal Digital Compass per il 2030.
La pianificazione per lo sviluppo delle reti mobili è contenuta nel piano “Italia 5G” , cui è destinato il 30% delle risorse a disposizione per la Banda ultralarga (€2,02 miliardi). Sulla scorta della mappatura condotta lo scorso anno da Infratel, il piano ha individuato le aree a fallimento di mercato e le modalità di intervento pubblico a sostegno degli operatori privati nella realizzazione delle opere.
Il Piano Italia 5G
Nel dettaglio, il Piano Italia 5G mira a completare la copertura 5G di tutte le aree abitate del nostro Paese entro il 2026 attraverso due linee di intervento, distinte ma complementari tra loro. La prima prevede la realizzazione di una rete di backhauling in fibra ottica per le Stazioni Radio Base (SRB) che, secondo quanto emerso dalla mappatura, nel 2026 risulterebbero ancora prive di rilegamento. La seconda prevede invece la realizzazione infrastrutture di rete complete ex-novo, con capacità di almeno 150 Mbps downlink e 30 Mbps in uplink, nelle zone (ovvero i pixel in cui è stato scomposto il territorio) che risulterebbero prive di infrastrutture capaci di offrire connettività ad almeno 30 Mbps entro il 2026.
Per sfruttare le infrastrutture di rete già esistenti in capo agli operatori privati è stato previsto l’utilizzo di un modello gap funding (o modello a incentivo) che prevede il finanziamento fino al 90% delle spese ammissibili per le opere necessarie all’adeguamento degli impianti. Al termine del programma, le nuove infrastrutturazioni resteranno di proprietà dei soggetti aggiudicatari.
Per correggere eventuali sovra-compensazioni (guadagni non preventivati da parte del privato provenienti dall’opera finanziata con fondi pubblici) è previsto l’utilizzo del meccanismo definito “Clawback”. Questo sistema prevede che, qualora emerga un eccesso di compensazione (a seguito di uno specifico monitoraggio annuale che verrà effettuato nel 15 anni successivi al completamento dell’opera), l’aggiudicatario dovrà restituire gli extra-profitti generati dalla gestione delle reti sovvenzionate. Gli interventi previsti per le due linee di intervento sopracitate sono dunque oggetto di due distinti bandi di gara pubblicati lo scorso 22 marzo sul portale di Infratel, la cui chiusura è prevista per le 13.00 del prossimo 27 aprile.
Bando per backhauling
La prima linea di intervento su cui interviene il Piano Italia 5G è relativa alla realizzazione di rilegamenti in fibra ottica (backhauling) di siti radiomobili presenti nelle aree a fallimento di mercato individuate dalla mappatura Infratel. Il relativo bando è stato suddiviso in 6 lotti, per uno stanziamento complessivo di circa 949 milioni di euro. Per ogni lotto è indicato un numero minimo di siti da rilegare, oltre che la quantità di siti facoltativi che il partecipante alla gara potrà decidere di inserire nella propria offerta per guadagnare un maggior punteggio. La quantità minima totale di siti raggiunti dal bando è pari di 10.100 unità. Una quota che, nel caso di proposte “migliorative” da parte dei soggetti che parteciperanno all’asta, può arrivare fino a 11.221 aree complessive. I partecipanti alla gara potranno presentare offerte per uno o più lotti, purché la proposta garantisca la rilegatura di almeno il 30% dei siti di ciascuna regione appartenente allo stesso lotto.
Lotto | Regioni interessate | Numero minimo di siti da rilegare | Numero di siti facoltativi | Valore massimo del contributo pubblico |
1 | Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta | 1.716 | 191 | 170.143.333,00 € |
2 | Veneto, Friuli-Venezia Giulia, p.a. Trento, p.a. Bolzano | 1.379 | 153 | 123.855.541,00 € |
3 | Emilia-Romagna, Toscana, Liguria | 1.823 | 202 | 164.949.616,00 € |
4 | Lazio, Sardegna, Umbria, Marche | 1.718 | 190 | 166.275.768,00 € |
5 | Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia | 1.867 | 207 | 176.163.382,00 € |
6 | Calabria, Sicilia | 1.597 | 178 | 147.745.259,00 € |
Totale | 10.100 | 1.121 | 949.132.899,00 € |
Entro 15 giorni dalla sottoscrizione della Convenzione, gli aggiudicatari dei lotti dovranno predisporre e trasmettere ad Infratel Italia un “piano delle realizzazioni” che descriva, per ciascun semestre del periodo compreso nel cronoprogramma di offerta, i siti radiomobili su cui verranno realizzati gli interventi. Il programma presentato dal proponente dovrà rispettare le milestone minime contenute nel capitolato tecnico allegato al bando, che fissano la prima scadenza al 31 dicembre di quest’anno. In ogni caso, poiché il piano è finanziato tramite fondi del PNRR, le opere dovranno essere tassativamente concluse entro il 30 giugno 2026, in modo tale da rispettare la deadline europea. L’aggiudicatario dovrà inoltre predisporre un portale web utile a diffondere informazioni sulle caratteristiche e sullo stato di avanzamento del progetto.
È importante sottolineare come il bando, oltre agli aspetti tecnici relativi alla realizzazione delle opere, definisca le condizioni e il price-cap che gli aggiudicatari dei lotti dovranno rispettare nella fornitura di servizi wholesale a terzi. Tale servizio dovrà essere obbligatoriamente fornito, nel rispetto del principio di non discriminazione, per un periodo minimo di 10 anni a partire dalla data di completamento di tutti i lavori previsti, mentre l’accesso ai servizi all’ingrosso passivi dovrà essere garantito per tutta la durata della vita utile dell’infrastruttura. Il bando predispone inoltre che il vincolo di garantire l’offerta di servizi wholesale permanga anche in caso di cambio di proprietà o di gestione delle opere convenzionate nel corso del tempo.
Bando per nuovi siti di rete mobile
La seconda linea di intervento prevede la realizzazione di nuove infrastrutture di rete utili a fornire servizi radiomobili con una velocità di trasmissione (in usuali condizioni di punta del traffico) di almeno 150 Mbps in downlink e 30 Mbps in uplink nelle aree a fallimento di mercato individuate dalla mappatura Infratel. Le opere da realizzare consisteranno nella infrastrutturazione dei nuovi siti e dei relativi apparati “attivi”, oltre agli stessi rilegamenti di backhauling. Per questo bando, parimenti al precedente, sono previsti sei lotti – che comportano uno stanziamento massimo complessivo di oltre 974 milioni di euro d fondi pubblici – e vengono individuati rispettivamente il numero di aree minime da coprire e quello delle aree aggiuntive: nel dettaglio, è richiesta la copertura di almeno 2.403 zone, mentre eventuali offerte migliorative da parte dei proponenti possono aggiungerne ulteriori 597, per un totale di 3.000 unità. Come per l’altro bando viene fissata una quota minima del 30% delle aree da coprire relativa ad ogni regione compresa nel lotto aggiudicato.
Lotto | Regioni interessate | Numero minimo di aree da coprire | Numero di aree facoltative | Valore massimo del contributo pubblico |
1 | Lazio, Piemonte, Valle d’Aosta | 391 | 97 | 169.271.760 € |
2 | Liguria, Sicilia, Toscana | 384 | 96 | 156.739.636 € |
3 | Lombardia, Sardegna, p.a. Bolzano, p.a. Trento | 432 | 107 | 167.914.131 € |
4 | Friuli-Venezia Giulia, Umbria, Veneto | 442 | 110 | 181.865.676 € |
5 | Calabria, Emilia Romagna, Marche | 358 | 89 | 144.619.324 € |
6 | Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia | 396 | 98 | 153.606.443 € |
Totale | 2.403 | 597 | 974.016.970 € |
Le milestone di avanzamento identificate nel capitolato prevedono che gli aggiudicatari dei bandi realizzino la copertura del 5% delle aree contenute nel rispettivo lotto già entro il 30 giugno del prossimo anno. I vincitori potranno comunque presentare un programma maggiormente ambizioso che, in ogni caso, dovrà rispettare la scadenza perentoria fissata per il 30 giugno del 2026. Da giugno 2024 si richiede di procedere in modo piuttosto sostenuto, con tassi di copertura del 20% a semestre fino alla conclusione delle operazioni.
Nel capitolato del secondo bando è presente anche una tabella che individua i prezzi massimi applicabili per la fornitura di servizi all’ingrosso tramite le infrastrutture realizzate con i nuovi finanziamenti, nonché il vincolo temporale fissato a 10 anni che obbliga l’assegnatario a garantire l’accesso in modalità wholesale a tutti i soggetti interessati a condizioni eque e non discriminatorie.
Conclusioni
L’arrivo dei bandi, dopo un lavoro di progettazione durato oltre un anno, dà l’avvio formale alla fase realizzativa delle opere. Nonostante la strada per raggiungere l’obiettivo sia ancora molto lunga, il lancio dei bandi entro il primo trimestre dell’anno – avvenuto smarcando le difficoltà legate al regime Ue sugli aiuti di Stato che ne avevano interdetto l’uscita alla fine dello scorso anno – appare un segnale incoraggiante. Peraltro, l’assegnazione delle gare è parte integrante della lista di “obiettivi e risultati” da raggiungere per sbloccare l’erogazione della prossima tranche da 21 miliardi di euro (al netto dei 3,1 miliardi confluiti nel prefinanziamento) di fondi europei prevista per il 30 giugno 2022.
In attesa di comprendere che tipo di offerte verranno presentate dagli operatori sia per i due nuovi bandi di rete mobile (Italia 5G backhauling e siti), sia per le reti fisse (Italia 1 Giga), restano sul tavolo le questioni legate alle semplificazioni sulla permessistica, sia a livello nazionale che locale, sia relative alla mancanza di manodopera qualificata per la messa a terra delle opere. Due nodi da sciogliere al più presto in considerazione delle deadline piuttosto sfidanti previste dagli stessi bandi e dagli impegni presi con il PNRR in sede europea.