“Sto morendo…”. La finestra alta e le foglie che tramavano.
‘Sto morendo’. Straziava la scritta. Ricurva a mezz’aria. Nel bus a due piani, sede di copertura della squadra. “Sono passati solo tre giorni dal grande ictus mnemonico… il sistema di memorie personali e reticolari, che forniva per tutta la vita una copertura medica automatica e assoluta è staccato! Si chiamava Crescita e Protezione…” monologava Stefano Magli, l’agente di Memoria Antica della Memory Squad 11. Struggeva le mani. Il collo piegato per fargli vedere solo il pavimento. “Sto morendo! Sto morendo… Sto morendo! Vedo solo questi messaggi… e non possiamo far nulla! C’è da impazzire!” la rabbia era lacrime. L’agente Magli non se ne vergognava. Magli sobbalzava i pensieri sulle morti della propria famiglia. Non era mai stato presente. Fuggiva da quei passaggi. Sperava ogni volta di non esserne contaminato. Gli arrivò un aiuto per riempire i suoi silenti singhiozzi: “La gente brancola nella ricerca delle medicine giuste…” “Ma non ci sono più i medici che possano prescriverle…” notiziava Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente, seconda in comando.
Si ricompose Magli: “E le prescrizioni in rete non danno sbocco all’acquisto… senza le antiche farmacie… le persone dove possono trovarle?!” Magli arrovellò nella mente. Nei propri scaffali. Li risalì. Estrasse freneticamente i volumi dalle sue memorie. Le memorie dai volumi di pensieri e di letture. Li scaraventò a terra. Le memorie sprecate che ingolfano i propri ricordi. “C’era qualcosa in passato, l’ho letto da qualche parte… era in un golfo… lì si scambiavano le cose… semplicemente ti mandavano le medicine… se trovassimo questo golfo…”
“Il mondo è pieno di golfi, di insenature e di baie!” sentenziò disperante Akila Khaspros, la comandante della Memory Squad 11. Ribatté digrignante Magli: “Ma questo golfo era il più noto al mondo, tre secoli fa!”
Il desert-van era una scatoletta di metallo. Recuperata da meccanici amici. Clandestini. Memorie di guida e di assetto azzerate. Dunque pilotato a mano dall’agente Enriko Von Mein. Era cresciuto come pilota di rally, le corse assassine in circuiti mortali, ancora concesse e organizzate con costumi del primo XXI secolo. I vetri scheggiati. Frascassava giù verso la piana. Micro ventilatori in faccia insieme alla polvere. Asciugava i volti. Come carta vetrata. L’alba si srotolava a fatica. “Sto morendo…” labbrava l’agente Magli. “Sto morendo” lumineggiava l’ennesima scritta. Da ogni parte del globo. “E noi qui a cercare questo introvabile golfo!” fibrillava la comandante Khaspros. “È solo un tentativo… un ultimo tentativo!” ingiungeva Magli. Tentare è spesso fuggire. “Corri Enriko, corri!” disperava Magli, “ogni secondo che passa vuol dire un altro ‘sto morendo’ che arriva!” “Abbiamo sbagliato tutto…!” sguarciava Xina Shaiira. Intravedeva la piana luccicante. “Quel pazzo del dottor Annthok Mabiis, che ci ha staccato dalle memorie, sapeva benissimo quali sarebbero state le conseguenze…” schiaffeggiava Xina Shaiira, “ha tutto questo sulla sua coscienza!” “La coscienza è un alibi per i rifugiati mentali!” lapidava la comandante.
San Giuseppe mangiata dal verde. Una cupola blu. San Giuseppe diventata acquitrino. Le fontane spente. San Giuseppe non abbeverava. Non divertiva. Il cielo celeste striato di aride nuvole. San Giuseppe non svettava più le palme. Non era stata venezializzata. Il mondo da tempo girava da un’altra parte. “Una volta questa era considerata la capitale della Valley” pedantizzava Magli. Oltre il parabrezza una mattina sventrata da ogni pietà.
Il desert-van si fermò. Ansimava. Sotto la minuscola ombra di una palma stremata. Un viottolo verso un fabbricato basso del tardo Novecento. Un’insegna non restaurata all’imbocco del viottolo. Erba fradicia intorno. Gli agenti scesero dal veicolo. Sguazzavano. Tutti intorno all’insegna. Colori marci. La prima lettera illeggibile. Le altre tre forse dicevano. “B-a-y! Ecco cosa c’è scritto!…” sillabava e sibilava Xina Shaiira. “Era la baia che consegnava tutto… anche le medicine!” Lacrisorrideva Magli.
“Sto morendo?” La finestra alta e le foglie che tremavano. “No… Io sono qui…” Una mano stretta e l’altra libera di volteggiare. “E questo basta, vero?…” Un bicchiere svuotato in fretta. “Non c’è bisogno di medicine… Questo basta… Per noi due basta.”
(42-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)