Il Piano nazionale per la Banda Ultra Larga arriverà ben presto alla fase della realizzazione. Dalla sua approvazione, nel marzo 2015, i passaggi chiave sono stati l’assegnazione delle risorse, gli accordi con le Regioni, il via libera della Commissione UE e la pubblicazione dei bandi di gara, tutt’ora in corso.
Individuati il soggetto o i soggetti a cui sarà demandata la costruzione e gestione della rete pubblica, arriveremo quindi ben presto alla fase realizzativa, che vedrà l’apertura dei cantieri sui territori. In questa fase giocheranno un ruolo importante i Comuni, in quanto i soggetti vincitori dei bandi dovranno ottenere i permessi necessari alla realizzazione delle operazioni di scavo dagli enti territoriali.
Va ricordato che il piano per le aree bianche dovrà completarsi da qui al 2020 e che interesserà circa 7.300 Comuni, per cui il fattore tempo di rilascio dei permessi è un fattore decisivo, tenendo anche conto che l’esperienza passata non aiuta. Basti pensare che secondo un monitoraggio di Infratel – società in-house del MISE, nonché soggetto attuatore della Strategia Italiana per la BUL – il tempo medio per ottenere un permesso da parte di una amministrazione locale oggi è pari a 170 giorni.
Ecco perché nei precedenti mesi sono state messe in campo due iniziative fondamentali per la buona riuscita del piano.
La prima è stata quella di recepire – con il decreto legislativo 15 febbraio 2016, n. 33 – la direttiva europea 61/2014, recante misure volte a ridurre i costi dell’installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità. L’Italia in questa circostanza si è distinta in maniera positiva rispetto ai cugini europei per essere stata la prima ad aver recepito la direttiva mentre l’Ue ha dovuto inviare 27 lettere di notifica a gli altri Stati membri che ancora non avevano provveduto al recepimento.
Con la Direttiva 2014/61/UE si introducono disposizioni per uniformare a livello nazionale il comportamento di ciascun Comune garantendo tempi certi per il passaggio alla fibra su tutto il territorio nazionale, il rilascio delle autorizzazioni ad opera dei Comuni e incentivi all’uso di tecniche di scavo a basso impatto ambientale.
La seconda iniziativa è stata l’approvazione, insieme agli accordi con le Regioni, di una Convenzione che dovrà essere firmata da ogni Comune interessato dagli interventi pubblici. In particolare la convenzione non fa altro che riportare i contenuti del Dl 33/2016, impegnando così ogni Comune ad applicare comportamenti virtuosi che abbattono tempi e costi di realizzazione delle opere.
E se un Comune non dovesse firmare questo impegno? Scalerebbe nell’ ordine temporale dei comuni da infrastrutturare a beneficio di un altro Comune con priorità più bassa (secondo gli accordi con la singola Regione), ma che abbia però firmato la Convenzione. Insomma si premiano quei Comuni che si impegnano a facilitare l’infrastrutturazione del proprio territorio e si “penalizzano” quelle amministrazioni che non si faranno trovare pronte a questa sfida. Sperando che non ce ne sia bisogno.
Articolo uscito precedentemente su Forumpa.it