Il commento

Bonannini (Interoute): “Agenzia sul ciglio della palude attuativa”

Digitalizzazione contro burocrazia: ora che anche lo Statuto è stato approvato è tempo di azioni concrete per l’innovazione del sistema paese. Ma ce la faremo? I primi indizi sono preoccupanti

Pubblicato il 18 Mar 2013

Simone Bonannini

Direttore Marketing e Commerciale di Open Fiber

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Se dovessimo giudicare dalle prime informazioni rilasciate o dalle prime dichiarazioni d’intenti mi sentirei di condivire in pieno le preoccupazioni di chi ha rimarcato che 16 posizioni dirigenziali e 150 dipendenti per un soggetto regolatore sono forse troppe. Soprattutto se l’Agenzia stessa era stata concepita allo scopo di “snellire e semplificare” tramite l’accorpamento degli enti che prima si occupavano di IT pubblico.

Proviamo quindi a guardare lo Statuto. Riassumendo per punti, all’Agenzia sono affidate funzioni a sostegno dello sviluppo dell’amministrazione digitale; la progettazione e la realizzazione di una strategia per la larga banda, a beneficio delle imprese e dei cittadini; l’impostazione di una serie di interventi mirati per la scuola; la gestione dei rapporti con gli organismi europei per armonizzare gli interventi e attingere ai fondi comunitari disponibili. Sicuramente trattasi di iniziative strategiche e di fondamentale interesse nazionale, che però, per diventare reali opportunità, necessitano di una forte coesione e volontà politica. Se l’Agenzia dovesse andare in una direzione e l’amministrazione centrale o addirittura le amministrazioni locali invece in un’altra, ci troveremmo davanti all’ennesima palude attuativa. Ora, assumendo che l’Italia riesca al più presto ad avere un governo stabile e in grado di legiferare, tale governo dovrebbe dare autonomia decisionale all’Agenzia in questo ambito e assicurare che essa rispetti e attui quanto gli è stato delegato.

L’armonizzazione e la normazione di tutto quanto impatti sull’innovazione sono scelte obbligate da cui non si può prescindere.

L’ottimizzazione della spesa in materia informatica delle pubbliche amministrazioni (che include la standardizzazione degli strumenti e dei processi di supporto) è un primo passo fondamentale. Anche perché onestamente, come si fa a pensare che oggi un comune o anche un ministero abbia esigenze “informatiche” talmente diverse dagli altri da giustificare l’esistenza di “un parco” tanto vasto di software, hardware o attività consulenziali? Purtroppo in l’Italia il pubblico ha troppe volte rallentato il privato nel processo di innovazione, quindi la prima sfida reale è quella di evitare di “digitalizzare” la complessità e la burocrazia esistente. Dobbiamo digitalizzare per semplificare. Gli strumenti ICT per farlo esistono, ma la volontà?

Infrastrutture e banda larga, ben vengano gli investimenti per l’abolizione del digital divide, le agevolazioni per chi scava, l’accesso alla parti comuni degli edifici per le operazioni di posa della fibra ottica e il credito di imposta per la realizzazione di nuove infrastrutture. Io personalmente partirei dal censire tutte le infrastrutture esistenti prima di duplicarle o di scavare più volte le stesse strade per mancanza di coordinamento tra le municipalizzate (acqua, elettricita’, gas) o i comuni. Il famoso catasto delle reti di cui tanto ho parlato è già passato di moda? Io, come manager di un’azienda di telecomunicazioni continuo a trovarmi, da anni, davanti alle stesse difficoltà e richieste assurde ogni qual volta mi trovo a dover scavare per connettere un cliente. Aspetto quindi con ansia di vedere realizzate le azioni strategiche che la neonata Agenzia dichiara di perseguire.

Scelgo di non dilungarmi sulle carenze del programma strategico dell’Agenzia Digitale, spesso evidenziate anche in queste pagine da vari esperti del settore e conlcudo invece ribandendo la prima vera azione urgente da fare: la creazione e l’attuazione delle norme necessarie all’Agenda Digitale Italiana devono essere una delle priorità del nuovo governo. L’innovazione è un treno che non aspetta e il mio timore è che l’Italia sia già in ritardo.

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