La fine del Governo Conte II ha lasciato in eredità all’Italia tantissimi nodi irrisolti, uno dei quali è il vulnus della digitalizzazione che ci vede ultimi in Europa insieme a Grecia, Bulgaria e Romania.
Il recente ciclo di audizioni alla Camera sul PNRR ha confermato come associazioni di categorie, imprese, mondo universitario si aspettino proprio su questi temi un forte potenziamento e miglioramento, in particolare sui temi delle infrastrutture digitali.
Era inevitabile che lo spezzatino ministeriale di competenze (ministero Innovazione, Mise e Mef, senza trascurare il Cobul) si traducesse in un pericoloso rimpallo di responsabilità e veti incrociati, il tutto in attesa di una Commissione parlamentare esclusivamente dedicata alle infrastrutture digitali (il progetto di legge, trasversale, c’è ma non è mai decollato).
Le (poche) risorse per la diffusione della banda ultra-larga
Le misure indirizzate a promuovere la diffusione delle reti a banda ultra-larga, ad esempio, si ritrovano nel Piano nell’intervento denominato “Banda larga, 5G e monitoraggio satellitare” (missione 1, componente 2, intervento 4), a cui vengono attribuiti fondi per 4,2 miliardi di euro.
Di questi, 900 milioni di euro sono destinati al monitoraggio satellitare; di conseguenza l’importo effettivamente allocato alle reti a banda ultra-larga ammonta a 3,3 miliardi di euro, di cui 1,1 miliardi (proprio grazie a una Risoluzione della Lega) sono già impegnati per l’attuazione delle misure avviate dal COBUL per la connettività nelle scuole e per i voucher alla domanda delle famiglie e delle PMI. Ne deriva che le risorse destinate allo sviluppo delle reti Very High Capacity Networks (VHCN) ammontano a circa 2,2 miliardi, di cui però 1,1 già precedentemente stanziati alla copertura delle cosiddette aree grigie e bianche non ricomprese nei piani di investimento e sviluppo reti VHCN di soggetti privati.
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Tirate le somme, se la situazione non dovesse cambiare, al capitolo reti, alla nostra infrastruttura digitale, il nostro ponte di Genova per superare il digital divide, sarebbero dedicati solo 1,1 miliardi di euro.
Come ha avuto modo di rilevare anche Asstel, considerando il totale delle risorse allocate dal PNRR, di circa 223 miliardi di euro, verrebbero destinate ai fattori di accelerazione della piattaforma che abilita la digitalizzazione del Paese meno dello 0,5% delle risorse totali.
Asstel ha messo il dito nella piaga ricordando che “la limitatissima allocazione di risorse alle reti ultra-broadband è in netta contraddizione con la finalità dichiarata, che rappresenta uno dei 3 pilastri fondamentali di Next Generation EU, ovvero la digitalizzazione, insieme a economia verde e inclusione sociale”.
Secondo l’Associazione confindustriale, infine, affinché il PNRR realizzi le ambizioni di rilancio dell’economia nazionale è necessario assicurare la disponibilità di reti VHCN, ovvero FTTH, FWA e 5G, sull’intero territorio nazionale entro i tempi previsti per la realizzazione dei progetti di trasformazione digitale contemplati dal PNRR stesso, ovvero entro il 2026.
Come emerso dalle audizioni, lo stanziamento del PNRR per le reti digitali VHCN dovrebbe pertanto ammontare a non meno di dieci miliardi di euro, il minimo indispensabile per raggiungere gli obiettivi citati, a complemento degli investimenti privati che riguarderanno la costruzione delle reti per cui le imprese hanno assunto impegni vincolanti.
Prima però di parlare di stanziamenti e competenze, la parola magica dovrebbe essere obiettivi.
Il Piano Bul doveva concludersi nel 2020 e ha lasciato senza fibra circa 6000 Comuni. A settembre le scuole hanno riaperto in nome della didattica a distanza, e circa 38.000 istituti (parole dell’ex ministro Pisano) erano ancora senza connessione veloce. Il Piano voucher ha erogato a malapena poche decine di milioni di euro rispetto a una dote di 1,3 miliardi.
Le proposte per uscire dall’impasse
Oggi la speranza è che, con il cambio di rotta, non si ripetano nelle cosiddette “aree grigie” gli stessi errori organizzativi commessi per le “aree bianche”: bisognerebbe pensare a lotti di gara di dimensioni ridotte da affidare direttamente alle regioni uniche realtà che possono conoscere le reali condizioni e richieste del territorio. Non è una novità la richiesta della Lega di nominare i governatori come “commissari digitali” per accelerare la copertura del Paese.
Le criticità riscontrate dipendono anche dalla numerosità dei soggetti coinvolti: ad esempio, per una autorizzazione alla realizzazione di un investimento in rete fissa in area rurale sono necessari almeno 6 permessi, rilasciati da 6 diverse autorità, che spesso non si parlano in modo efficiente tra loro. E anche qui la Lega ha in archivio interi faldoni di proposte emendative e di semplificazione.
In questa direzione, devono essere potenziati e maggiormente utilizzati gli strumenti delle conferenze dei servizi e del silenzio-assenso, in particolare tra la pubblica amministrazione ove è incardinata la conferenza dei servizi e le altre pubbliche amministrazioni, in modo da ottenere flussi informativi tempestivi tra le diverse amministrazioni interessate dai progetti infrastrutturali e procedure semplificate per le istanze più semplici e ripetitive, con la conseguente conclusione dei procedimenti entro la scadenza prevista dalle norme, che dovrebbe essere definita in 60 giorni.
La Lega nel decreto “Semplificazioni” aveva provato, senza successo, a inserire una riduzione della tempistica autorizzativa per l’installazione di impianti di comunicazione. Bisogna lavorare in questa direzione.
Il capitolo “rete unica”
Quanto al capitolo “rete unica” sappiamo bene come siano finiti i proclami di Conte e di alcuni suoi ex ministri che assicuravano “la Rete la fa lo Stato”. La Rete va fatta, bene e in fretta, mappando e valorizzando l’esistente, senza duplicazioni di interventi e di costi, con uno Stato pronto a fare da garante senza cadere in inutili statalismi. Il nuovo Governo avrà la sensibilità, anche in questo caso, di pensare prima agli obiettivi: portare la rete ovunque, e per questo è necessario dare ulteriore fiducia alla tecnologia FWA. L’FTTH rimane la via maestra, ma oggi troppe aziende, troppe famiglie e troppi studenti viaggiano a meno di 10 mega, e questo è inaccettabile.
Incentivi alle famiglie
Risorse, semplificazione, obiettivi ma anche fondi mirati a famiglie e imprese per una ventata di digitalizzazione in un Paese in cui, dati Istat, una famiglia su tre non ha un pc in casa. E come si fa a sostenere smart working ed e-learning in questa condizione? E la telemedicina del futuro prossimo venturo?
Con Risoluzione in commissione n. 7/00351 accolta il 04.12.2019 la Lega impegnava il Governo a “ad adottare iniziative per introdurre quanto prima degli incentivi – nella forma di voucher destinati ai clienti finali o di sconto sul prezzo di acquisto o attivazione o, comunque, nella forma economicamente più idonea ed efficiente – per l’attivazione di servizi di connessione alla rete internet ad almeno 100 Mbps in download”.
La gestione dei voucher da parte del precedente governo è stata caratterizzata da luci ed ombre, ma soprattutto da una farraginosità amministrativa che non ha permesso alla misura di raggiungere gli obiettivi prefissati. La prima fase, destinata a famiglie con Isee fino a 20.000 euro, è stata un primo vagito con qualche balbettio. La seconda, destinata anche alle imprese, non potrà permettersi di zoppicare.
Conclusioni
Il PNRR rappresenta una grande opportunità per il Paese e la politica la deve cogliere al meglio.
L’Autostrada del sole è stata costruita in 8 anni perché la politica aveva capito che costituiva il mezzo attraverso cui il paese sarebbe entrato nel futuro: connettere Milano e Roma tramite una lunga scia, priva di interruzioni, che impedisse alle tortuose strade di montagna di rallentare il viaggio di persone e cose era un imperativo anche morale. Le decisioni che prenderemo oggi dovranno essere valutate considerando, quindi, una prospettiva di lungo periodo. E noi abbiamo il dovere di sostenere la speranza dopo un inverno di ansia e terrore. La digitalizzazione è la nuova Autostrada del Sole, con l’ambizione di connettere non solo le grandi città, ma le scuole di montagna, le località turistiche marittime, le frazioni dei nostri Comuni altrimenti destinate a isolamento e spopolamento. Sull’autostrada digitale corrono il lavoro, la scuola e la salute. L’autostrada va realizzata, il PNRR è l’occasione unica e irripetibile.