DIGITAL DIVIDE

Carocci (PD): Supportare le “piccole scuole” contro il digital divide

Pubblicato il 07 Lug 2014

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È finalmente all’esame della Commissione Cultura della Camere la proposta di legge che abbiamo presentato per “favorire la funzionalità e la continuità didattica delle scuole situate nei territori di montagna, nelle piccole isole e nei territori a bassa densità demografica”.

Credo sia una proposta importante, i cui benefici vanno al di là del sostegno agli istituti scolastici dei territori geograficamente svantaggiati (in zone di montagna o nelle piccole isole), che rischiano di chiudere, e dell’affermazione di un sistema di diritto allo studio realmente inclusivo e nazionale. La convinzione è infatti che le scuole rappresentino, soprattutto per queste realtà, il cuore pulsante di una comunità che attraverso la presenza e il lavoro delle scuole costruisce un tessuto di relazioni e di attività culturali che è alla base dello sviluppo e dell’innovazione dei territori.

Dotare di strumentazioni tecnologiche adeguate queste scuole significa costruire le condizioni per il superamento del digital divide nelle zone geograficamente svantaggiate, perché concepire la specificità territoriale come un valore culturale e sociale e la tecnologia come un’opportunità è la base necessaria per uno sviluppo innovativo del territorio, che inverta la tendenza allo spopolamento e all’isolamento di queste realtà territoriali. Sono territori che richiedono strategie e approcci del tutto diversi dalle città metropolitane, avendo nel complesso una dimensione per nulla irrilevante, se i piccoli comuni sono ben 5.836 (il 72 per cento del totale) con più di 10 milioni gli abitanti.

Naturalmente sarà necessario intervenire sul fronte della formazione dei docenti, così come raffinare gli schemi di incentivazione, e anche ampliare il sostegno, in generale, alla nuova forma dei centri digitali scolastici, il cui ambito di applicazione include anche le casistiche di ospedalizzazione, ma da un punto di vista di visione strategica di inclusione territoriale credo che questo sia un nodo fondamentale. Le “piccole scuole” possono essere (e in alcune situazioni già sono) motore della rinascita dei territori geograficamente svantaggiati.

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