Siamo a un punto di non ritorno. La digitalizzazione della Sanità non è un’opportunità ma una necessità. Il Fascicolo elettronico (che non è una cartella clinica o un generico archivio ) è una infrastruttura in cui tutte le operazioni di interesse sanitario fatte dal cittadino in qualsiasi struttura del SSN (ASL, AO, MMG ecc) convergono in un “ambiente immateriale ” consultabile. E’ il primo passo. I prossimi saranno un codice unico nazionale (CUNA alla firma) e l’anagrafe dell’assistito (ANA quasi pronta). Per quanto riguarda il Fascicolo è ormai una realtà nella maggioranza delle regioni e provincie. Solo tre sono in un ritardo sensibile. L’infrastruttura che farà dialogare i diversi fascicoli esiste e funzionante.
Questi sono i mattoncini, ma ora è necessario fare una convergenza. Tutti i flussi individuali centrali, regionali avranno la possibilità di seguire il cittadino potendo aggregare tranne il CUNA flussi completamente diversi (la prescrizione farmaceutica, con la specialista, l’assistenza domiciliare, SDO, tossicodipendenza ecc ; anche i prossimi flussi ne avranno beneficio nascendo già predisposti – assistenza primaria, la riabilitazione e ospedali di comunità ). Questa è la sfida della conoscenza e dunque della possibilità di programmare o addirittura predire.
Vi è poi la sfida dell’introduzione della IT nelle strutture territoriali (ASL, AO ecc). Occorre una regia condivisa e un forte controllo regionale. L’85% della spesa non è al centro ma in periferia. Armonizzazione dei prodotti è fondamentale. Il ruolo del Patto della sanità digitale va in questa direzione. E’ stato approvato ed usabile.
In questo è essenziale la diffusione della banda larga. Quando i cittadini conosceranno le opportunità (il fascicolo è ancora relegato alla conoscenza degli esperti e solo il 14% dei cittadini sa cosa è) e cominceranno ad usarlo la sua implementazione (ad es immagini) potrebbe non essere realmente fruibile. Inoltre la connessioni tra strutture aziendali e territorio sarà sempre più spinta anche con l’utilizzazione di tecnologia disponibile presso i domicili dei cittadini. Pertanto il trasferimento delle informazioni via IT è fondamentale informazioni che possono essere anche pesanti. Inoltre rappresenta anche una opportunità di razionalizzazione dei servizi tra aziende evitando duplicazioni o spostamento di personale. Pertanto a nulla si rinuncia, è tutto programmato, ma sono i tempi di realizzazione che possono influire sulla qualità del risultato.
E’ necessario che le diverse parti si accordino su cosa si fa, chi lo fa e se è opportuno farlo. Si sente spesso parlare d’interconnessione di banche dati. Cosa vuol dire? Un’amministrazione può accedere su banche dati altrui e fare elaborazioni. Siamo sicuri che capisca i risultati? Chi ha gestito i dati conosce la loro completezza e affidabilità e anche a cosa si riferisce quel campo specifico. Pertanto non è collegare i dati ma elaborarli perché siano fruibili da chi li richiede.
Questo è possibile se si estraggono in modo ordinato e con regole condivise. Cosa che stiamo facendo con ISTAT e con la creazione di dashboard (ne abbiamo fatte in un anno 21) consultabili on line correlate di tabelle complesse scaricabili. Sarebbero dati certificati, usabili e di cui se ne assume la responsabilità chi li gestisce. Quindi amministrazioni interconnesse che sanno bene cosa hanno disponibile. In questo modo si esce dalla genericità delle affermazioni (difficoltà nell’avere dati). E’ il medesimo progetto della sanità digitale: decidere insieme le regole e poi applicarle sui propri territori.