È un fatto, oggi i servizi web sono primariamente mobile. Cercare una casa in vendita, avere indicazioni per raggiungere un indirizzo, fare un preventivo, comunicare con un amico, prenotare una macchina, tutto passa da mobile: acquisti, servizi, intrattenimento, tempo libero. Se non sono app, sono siti responsive, poco importa, ma nella vita quotidiana lo smartphone ha decisamente superato il PC, relegato ormai all’uso da ufficio, anch’esso in calo con il diffondersi di BYOD (Bring your own device), o a operazioni di nicchia, che necessitano di particolare potenza di calcolo e capacità di visualizzazione.
Parliamo dell’Italia: 17 milioni sono gli utenti unici online nel giorno medio da smartphone o tablet e 11,5 da PC. C’è quindi quasi metà della popolazione attiva in Italia che svolge abitualmente le proprie attività online da dispositivi mobile. E per la PA, impegnata da tempo nella transizione al mobile, in particolare nella progettazione responsive dei servizi web e nello sviluppo di app, si aprono nuove possibilità con la tecnologia dei bot, promossa soprattutto da piattaforme come Telegram, ma recentemente anche da Facebook con il suo Messenger.
Ma facciamo un passo indietro, è tornato il tempo delle chat? Sembra proprio di sì, i numeri almeno ci dicono questo.
A livello mondiale il sorpasso delle chat sui social network, complice anche il web asiatico, è un fatto, anche se, va detto, le chat sono diventate più social e più mobile. Non parliamo certamente delle chat degli anni ‘90 per intenderci.
Telegram ha un mercato di nicchia, conta poco più di 100 milioni di utenti mensili unici, e da sempre si propone come strumento professionale, aperto e sicuro. Offre funzionalità che vanno molto oltre la chat, rendendo ad esempio disponibili API (Application Programming Interface) che permettono di realizzare applicazioni (bot) che si presentano come utenti Telegram, ma hanno un comportamento speciale, rappresentando in realtà l’interfaccia di servizi e applicazioni che risiedono altrove. Da Aprile la piattaforma si è rinnovata e sono state pubblicate le Bot API 2.0, decisamente più mature e complete. La potenzialità è notevole, perché sviluppare un’interfaccia di questo tipo, come end-point di un servizio già esistente o di uno strumento di comunicazione ad hoc, è certamente più economico e veloce dello sviluppo di un’app nativa, che ha in pancia una maggiore business logic e deve essere sviluppata per tutti i sistemi operativi del mercato mobile. Telegram funziona già sui sistemi operativi più diffusi, è accessibile via web e permette in modo nativo di dialogare con gli strumenti disponibili sul dispositivo (GPS, fotocamera, etc).
Ma Whatsapp e Messenger? Da qualche mese Zuckerberg ha fatto la sua scelta, Whatsapp continuerà a fare la chat, facendo evolvere più che altro le caratteristiche di sicurezza e di profilazione, mentre Facebook Messenger seguirà la strada dei chat bot e proverà a giocarsi la carta della sua grande diffusione (1 miliardo di utenti) per soppiantare Telegram.
Al momento tuttavia la piattaforma più matura per bot di uso professionale è proprio Telegram e se hanno successo bot di intrattenimento come NetflixNewsBot e CinemasBot, inizia a essere interessante, anche se ancora molto frammentario e sperimentale, il panorama dei bot che orbitano intorno alla Pubblica Amministrazione e agli Open Data. E’ il caso di bot come Musei italiani (@MuseiMibactBot) e Soldi Pubblici (@SoldiPubbliciBot) che permettono di interrogare, tramite un semplice bot Telegram, i dati pubblici rispettivamente di beniculturali.it e soldipubblici.gov.it. Ci sono poi alcuni bot non ufficiali, come @CosenzApp, che hanno fatto scuola per la loro semplice interfaccia da miniportale web, e canali Telegram ufficiali, come quello del MIUR e quello del Comune di Figline e Incisa Valdarno.
Nel 2016 il CSI-Piemonte, il Consorzio informatico al quale la pubblica amministrazione piemontese affida la gestione e la realizzazione dei propri servizi ICT, ha sperimentato questa tecnologia, realizzando, tra gli altri, tre bot Telegram particolarmente interessanti.
Il primo è stato quello per GTT (Gruppo Torinese Trasporti), che da gennaio di quest’anno permette di conoscere gli arrivi in fermata dei tram e dei bus urbani e suburbani e di visualizzare le rivendite autorizzate più vicine. È sufficiente inserire nella ricerca contatti la parola @gttorari_bot e avviare il bot per poterlo utilizzare. Così, conoscendo nome o numero di una fermata, risponderà con gli orari dei passaggi in tempo reale e una mappa in cui è mostrata la fermata e la zona circostante. Lo strumento è piuttosto utilizzato dalla cittadinanza: sono infatti circa 100.000 le richieste al mese dei bot GTT e il dato è in continua crescita.
Il secondo @crpiemontebot è stato progettato lo scorso maggio con il Consiglio regionale del Piemonte, per veicolare con un’interfaccia semplice e intuitiva un miniportale con l’Agenda del Consiglio e i Comunicati Stampa aggiornati in tempo reale. Il bot invia inoltre broadcast un blocco di quattro comunicati al giorno alle ore 19.
Infine, esperienza particolarmente innovativa di pubblicazione real-time dei risultati elettorali, in occasione delle scorse Elezioni Amministrative di giugno è stato realizzato con la Città di Torino @TorinoAmministrative2016_bot che permetteva di seguire in tempo reale lo spoglio, interrogando di volta in volta le percentuali di voto al Sindaco e alle Liste e sfruttando le tecnologie di back end già in uso presso l’Amministrazione.
Come si può facilmente intuire, gli scenari per la PA che questa tecnologia apre, oggi su Telegram e domani anche su Facebook Messenger, sono svariati. Dalle news personalizzate alla consultazione di open data, dagli sportelli URP virtuali ai live d’aula, dai sondaggi alle segnalazioni dei cittadini. E tutto questo con costi più bassi rispetto alle app native e con un’architettura a servizi, compatibile con le recenti indicazioni di AgID sulla cooperazione via API, che sfrutta al meglio i back end esistenti.
Un’opportunità da cogliere.