Nonostante si discuta sempre più di “cloud repatriation” e di come architetture basate esclusivamente sul Public Cloud non rappresentino sempre la soluzione di maggior efficienza per tutte le aziende [1][2], il volume di dati scambiati fra le reti private e il cloud mostra un trend in continua crescita [3], anche a causa del “remote working” imposto dalla pandemia legata al Covid-19.
Cloud: roadmap e prospettive alla luce della nuova strategia nazionale
Sempre più aziende, pertanto, si affidano al Public Cloud per l’utilizzo di servizi IT in modalità “as-a-service” [4][5], ma spesso – per motivi strategici o di compliance normativa – decidono di conservare parte di questi servizi anche nel proprio data center. Appare quindi verosimile che il futuro più prossimo possa essere caratterizzato da una crescita nell’adozione di architetture di tipo “Hybrid Cloud”, ossia soluzioni basate sull’utilizzo simultaneo di applicazioni on-premise e di servizi erogati dai Cloud Service Provider (CSP) [6].
In uno scenario di questo tipo si rende sempre più necessario estendere le WAN (Wide Area Network) aziendali al Public Cloud, per stabilire connessioni private in grado di soddisfare i requisiti espressi dalle aziende ed evitare la congestione e l’imprevedibilità tipiche delle connessioni Internet.
Driver e requisiti di connettività
Nelle architetture di tipo “hybrid cloud” le imprese si affidano ad una combinazione di risorse collocate on-premise nel data center aziendale e presso le infrastrutture di un service provider di Public Cloud. Nel caso in cui le aziende si affidano contemporaneamente a più CSP differenti – in un modello detto “Hybrid Multi-Cloud” – i data center aziendali svolgono anche l’importante ruolo di integrazione delle diverse componenti, e tipicamente ospitano anche i sistemi di gestione e di amministrazione dei servizi erogati.
Alcune delle principali casistiche che motivano le imprese ad adottare architetture di tipo Hybrid Cloud/Multi-Cloud sono le seguenti:
- Beneficiare del Public Cloud secondo il paradigma “cloud bursting”, con il quale le risorse computazionali possono essere allocate dinamicamente in funzione dei carichi di lavoro;
- Necessità di delocalizzare le componenti “front end” delle applicazioni, spostando tali componenti sul Public Cloud;
- Aumentare il livello di affidabilità e disponibilità dei servizi offerti, sfruttando il Public Cloud come risorsa di backup o sito di disaster recovery.
L’interazione fra le diverse componenti di una architettura “hybrid cloud” può avvenire in modo ottimale solo se le interconnessioni di rete su cui poggia tutta l’infrastruttura sono progettate e realizzate al fine di soddisfare specifici requisiti espressi da ogni azienda, che possono essere di tipologia tecnica, strategica, e volti a rispettare le esigenze di business o adempimenti regolatori.
A scopo esemplificativo, alcuni dei requisiti più comuni espressi dalle imprese sono di seguito riportati:
- Elevate performance dei collegamenti verso il Public Cloud, paragonabili a quelle delle WAN aziendali, con interconnessioni a larghezza di banda dedicata, garantita e scalabile;
- Alta disponibilità del servizio, definita secondo SLA (Service Level Agreement) end-to-end nei collegamenti con il Public Cloud;
- Necessità di interconnettersi ad una specifica “Cloud Region” (cioè l’area geografica in cui è ospitata un’infrastruttura di Public Cloud), per “avvicinarsi” il più possibile al data center del CSP che ospita i propri servizi, oppure per rispettare requisiti di compliance normativa (es. GDPR);
- Necessità di semplificare la predisposizione e gestione dell’infrastruttura di interconnessione con il Public Cloud (specie se i CSP sono più di uno e diversi fra loro).
Scenari CDCI ad oggi disponibili per il collegamento con il Cloud
Per soddisfare i requisiti menzionati, le attività di definizione ed implementazione delle interconnessioni con il Public Cloud devono seguire il paradigma denominato “Cloud Data Center Interconnect” (CDCI). Diversi sono gli scenari tecnologici possibili, descritti brevemente nel seguito ed esemplificati anche in Figura 1.
Carrier-Based WAN-Cloud Exchange
Lo scenario CDCI più diffuso per l’interconnessione con il Cloud è rappresentato da un collegamento di tipo Carrier-Based, con il quale si richiede ad un provider di servizi di telecomunicazioni (Carrier, appunto) di interconnettere la propria rete con uno o più CSP. Spesso questo rappresenta anche lo scenario più facile e rapido da implementare, perché il Carrier si fa carico di predisporre tutti i collegamenti necessari e, se si è già connessi alla sua rete – ad esempio perché si fruisce già di un altro tipo di collegamento con lo stesso Carrier – non sarà necessario predisporre ulteriori elementi infrastrutturali. In particolare, quando la gestione della connettività da parte del Carrier è attuata secondo il paradigma SDN (Software Defined Networking) è anche possibile richiedere l’attivazione (o dismissione) di collegamenti verso i CSP in autonomia, tramite semplici dashboard di management che permettono anche di richiedere rapidamente modifiche alle configurazioni di rete e di monitorare in real-time le prestazioni dei collegamenti con il Cloud.
Tuttavia, è necessario ricordare che il collegamento end-to-end non sarà di tipo “dedicato”, perché alcuni degli elementi di rete che interconnettono il Carrier al CSP saranno necessariamente condivisi fra più utenti. Inoltre, è necessario verificare che il Carrier al quale ci si sta affidando sia a sua volta connesso al CSP desiderato, e che le performance, i livelli di servizio e i costi proposti siano aderenti ai propri requisiti.
Colocation-Based WAN-Cloud Exchange
Lo scenario CDCI alternativo allo scenario Carrier-Based è detto Colocation-Based, e si differenzia dallo scenario descritto precedentemente in quanto il servizio di interconnessione ai CSP viene offerto da un provider di servizi di “colocation” – ossia un fornitore di spazio fisico dedicato all’interno di data center, nel quale poter installare i propri sistemi di elaborazione (server, apparati di rete, ecc.). Con questa configurazione, quindi, l’azienda – qualora non fosse già presente presso il data center abilitato ai collegamenti verso i CSP – dovrà necessariamente raggiungerlo, aggiungendo così un ulteriore elemento architetturale nel collegamento end-to-end dalla sede aziendale al Public Cloud.
Questa soluzione – solitamente più onerosa, sia in termini di costi di predisposizione, sia in termini di gestione dell’intera catena tecnologica – permette tuttavia di ottenere dei collegamenti con livelli di servizio potenzialmente più stringenti e di usufruire di interfacce di collegamento dedicate verso i CSP richiesti. È inoltre spesso preferita dalle imprese in quanto rappresenta una soluzione “carrier neutral”, ossia svincolata dai servizi di connettività, poiché permette di poter cambiare il proprio provider di servizi di rete senza necessariamente apportare modifiche all’architettura complessiva.
Inoltre, i data center abilitati all’interconnessione verso i CSP generalmente sono punti strategici, nei quali frequentemente convergono la maggior parte degli operatori dei servizi di telecomunicazioni, dei CSP e dei Content Provider (quali ad esempio Netflix, DAZN, ecc.). Da questi data center è quindi possibile beneficiare di flessibilità e rapidità nella predisposizione di ulteriori collegamenti. Oltretutto, se il colocation provider può interconnettere fra loro più data center distribuiti geograficamente (in modo fisico, oppure in modo logico se si tratta di un provider di servizi “network-as-a-service”), sarà possibile richiedere anche l’interconnessione fra differenti “Cloud Region”.
Peering
Una ulteriore modalità di interconnessione CDCI è rappresentata dal collegamento detto “peering”, ossia una connessione privata e diretta fra l’azienda che vuole accedere al Cloud e le facility che ospitano il CSP. Questa modalità di interconnessione è però solitamente destinata alle aziende che scambiano grandi quantità di dati con i CSP, quali ad esempio operatori di telecomunicazioni e Content Provider.
Figura 1. Opzioni CDCI per l’interconnessione con i Cloud Service Provider (CSP)
Conclusioni
Gli scenari tecnologici di tipo CDCI rappresentano delle modalità di interconnessione verso il Public Cloud alternative alla connessione via Internet, seppur quest’ultima sia ancora oggi molto diffusa.
La connessione via Internet, infatti, rende possibile l’interconnessione con qualsiasi CSP in tempi rapidi e a costi molto contenuti. Tuttavia, questa soluzione è caratterizzata da performance di tipo “Best Effort” (non garantite). Inoltre, come è noto, il collegamento delle sedi aziendali ad Internet non ha solo la funzione di accesso al “Cloud pubblico”, ma deve ad esempio anche consentire agli utenti la navigazione web. Con un’interconnessione CDCI vengono superate le limitazioni dell’accesso al Cloud tramite Internet, ed il traffico dati verso il Cloud può essere disaccoppiato dal traffico Internet di altro tipo.
Ricorrendo ad una interconnessione di tipo CDCI è però necessario prestare attenzione alle modalità di tariffazione e ai costi, che variano non soltanto a seconda delle differenti soluzioni di interconnessione, ma sono anche funzione del modello di pricing applicato dai CSP, spesso legato al volume di traffico dati scambiato. Il percorso di identificazione della soluzione che meglio risponde ai requisiti espressi da ogni azienda è quindi – come di consueto – funzione delle specifiche esigenze e del budget a disposizione.
Bibliografia
- Siobhan Climer, Mike Czerniak, “What Is Cloud Repatriation and Why Are Businesses Doing It? A Cloud Report”, 26 novembre 2019, https://gomindsight.com/insights/blog/what-is-cloud-repatriation-cloud-report/
- Sarah Wang, Martin Casado, “The Cost of Cloud, a Trillion Dollar Paradox”, 27 maggio 2021, https://a16z.com/2021/05/27/cost-of-cloud-paradox-market-cap-cloud-lifecycle-scale-growth-repatriation-optimization/
- Cisco Global Cloud Index 2017, https://www.cisco.com/c/dam/assets/sol/sp/gci/global-cloud-index-infographic.html
- Data Manager Online, “Sempre più aziende scelgono di spostare i carichi di lavoro avanzati sul Cloud”, 18 maggio 2021, https://www.datamanager.it/2021/05/sempre-piu-aziende-scelgono-di-spostare-i-carichi-di-lavoro-avanzati-sul-cloud/
- Osservatori.net, “Cloud in Italia: mercato da 3,34 miliardi, cresce l’adozione anche nelle PMI”, 14 ottobre 2020, https://www.osservatori.net/it/ricerche/comunicati-stampa/cloud-italia-mercato-2020
- Accenture, “25 cloud trends for 2021 and beyond”, 4 marzo 2021, https://www.accenture.com/nl-en/blogs/insights/cloud-trends