Caso di studio

Cloud e datacenter, la via trentina

Si va verso il Data Center Unico Territoriale. La prima fase, già in corso, sta attuando una logica multipolare per generare risparmi ed economie di scala nei data center esistenti. La seconda fase porterà alla realizzazione e gestione, in ottica pubblico-privata, di un nuovo data center nel quale migrare le infrastrutture presenti, nel frattempo evolute e consolidate. La chiave di volta? La governance

Pubblicato il 14 Ott 2013

bettotti-131001155121

La crescita progressiva dell’utilizzo delle tecnologie informatiche nell’ambito della Pubblica Amministrazione fa si che la quasi totalità dei procedimenti amministrativi basi almeno una fase del proprio iter su sistemi e applicazioni automatiche.

Grazie alla sempre maggior disponibilità della rete a banda larga su cui il Trentino da diversi anni sta convintamente investendo infatti, sia per i cittadini che per le Amministrazioni Locali, si sono diffusi sistemi che permettono la condivisione di dati on-line e l’accesso a servizi da remoto, sempre più limitando la necessità di spostamenti e garantendo la rapida disponibilità delle informazioni richieste. Attraverso portali tematici il cittadino può oggi accedere a informazioni sanitarie, turistiche, culturali, di formazione etc. in qualsiasi ora del giorno ben al di fuori dei normali orari di sportello dei relativi uffici.

Per le amministrazioni pubbliche trentine è ormai di estrema importanza la disponibilità di servizi quali la posta elettronica, il mandato informatico (MIF), l’accesso sicuro ad internet e la disponibilità di applicazioni che per loro natura comportano la dematerializzazione delle informazioni quali l’e-procurement (Mercurio) e il protocollo informatico (P.I.Tre), oltre a quelle di dominio quali ad esempio il SIO (Sistema Informativo Ospedaliero).

Ciascuna amministrazione locale ha pertanto adottato o ha la necessità di dotarsi di soluzioni tecnologiche, di hardware e software, per garantire la qualità e l’efficienza dei servizi erogati ai cittadini o da fruire nell’ambito della stessa amministrazione, rendendo rilevante se non fondamentale il problema della continuità e della affidabilità dei servizi erogati, molto spesso in orario di fruizione esteso (H24).

Ciò deve valere anche in casi eccezionali così come previsto dal d.lgs. n.235/2010 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) che impone a tutte le Pubbliche Amministrazioni l’obbligo di assicurare la continuità dei propri servizi, quale presupposto per garantire il corretto e regolare svolgimento della vita nel Paese, predisponendo un adeguato piano di Disaster Recovery.

Gli investimenti necessari a mantenere aggiornati i sistemi e a far fronte alle sempre maggiori richieste in termini di performance, funzionalità, capacità elaborative, sono in continua crescita e questo si traduce nella necessità di individuare soluzioni che, messe a fattor comune, permettano di ridurre i costi aumentando l’efficienza e garantendo l’innovazione e la flessibilità di fruizione.

La disponibilità di una rete a banda larga, che sul territorio della Provincia Autonoma di Trento si sta estendendo capillarmente grazie all’infrastruttura in fibra ottica e alla copertura WiFi, è sicuramente un fattore abilitante all’utilizzo delle nuove tecnologie e dei nuovi modelli di business.

Uno dei maggiori trend nel settore ICT di questi ultimi anni, anche nel settore pubblico, va sotto il nome di Cloud Computing, intendendo le tecnologie attraverso le quali dei fornitori di servizi IT erogano gli stessi attraverso la rete, per mezzo di infrastrutture di memorizzazione e di elaborazione dati residenti tipicamente in centri di elaborazione dati, o data center. Sfruttando queste tecnologie gli utenti accedono ai servizi collegati senza la necessità di utilizzare software residenti sui loro dispositivi, i quali svolgono di fatto il ruolo di supporto all’interazione tra l’utente ed il servizio e di memorizzazione dei dati necessari alla fruizione del servizio stesso. Questa evoluzione ha un forte impatto anche a livello di dispositivi, passando dal classico personal computer a dispositivi leggeri, mobili, sempre connessi in rete, come i tablet e gli smartphone.

L’offerta di servizi di cloud computing si è sempre più specializzata, posizionandosi a diversi livelli della catena di erogazione dei servizi stessi. In particolare il cosiddetto SaaS – Software as a Service – consente d utilizzare programmi installati su un server remoto, spesso attraverso un server web ed è quindi la modalità che consente al cloud di arrivare al fruitore finale dei servizi IT (esempio: la ricerca, la traduzione, la visualizzazione di mappe, etc.). Al contempo, per andare incontro all’esplosione dei dati personali che sta avvenendo con l’utilizzo dei social network ed alla necessità di accedervi da vari dispositivi utente, si sta affermando anche il cloud di tipo DaaS – Data as a Service un servizio che mette i dati a disposizione via web consentendo di accedervi tramite qualsiasi applicazione come se fossero residenti su un disco locale (si pensi ad esempio a strumenti molto diffusi nell’ambito consumer come Google Drive o a Dropbox). Per gli addetti ai lavori, oltre alla modalità SaaS si sono diffuse due tipologie di cloud che consentono di fruire da remoto di intere piattaforme software, costituite da vari servizi, programmi, librerie, etc., nella modalità denominata PaaS – Platform as a Service – ed anche di risorse hardware in remoto, su richiesta al momento del bisogno, tramite il cloud IaaS – Infrastructure as a Service.

Delegando la gestione dei dati e la loro elaborazione ad un’infrastruttura IT remota, attraverso il cloud computing l’utente, sia esso collegato ad una linea fissa sia ad un collegamento radio, si trova fortemente limitato nel caso in cui i suddetti servizi non siano pienamente operativi. A causa di ciò i servizi di cloud computing utilizzano tipicamente architetture ridondate e personale qualificato nei data center per evitare malfunzionamenti che possano portare ad impatti verso l’utente finale. Altrettanto, la connessione internet del data center di servizi cloud è solitamente in alta affidabilità, ossia ridondata nelle sue varie componenti, oltre che a banda ultra larga (oggi non è pensabile un data center che non sia collegato in fibra ottica).

L’anello debole della catena di erogazione del servizio sta nella connessione di accesso dell’utente finale. Per i servizi cloud, nonostante le applicazioni tendano a ridurre al minimo la necessità di banda, è necessario accedere tramite connessioni ad alta velocità sia in download che in upload ed evitare anche possibili interruzione della connessione, che porterebbero alla paralisi delle attività. Il fenomeno del cloud computing ha quindi un’intrinseca dipendenza dallo sviluppo delle reti a banda larga e più si procede nella remotizzazione dei servizi e nella semplificazione dei dispositivi utente più si fa esplicita la necessità che tali reti siano in fibra ottica il più vicino possibile all’utente e, per le connessioni mobili, fino alle stazioni radio base.

Uno dei principali vantaggi del cloud computing risiede nell’accentramento delle risorse computazionali e di memorizzazione in data canter, consentendo economie di scala e risparmio nella gestione, nell’aggiornamento e nella messa a disposizione dei servizi. La disponibilità sempre maggiore di connessioni a larga banda in grado di connettere i centri “consolidati” data center con le sedi remote e le architetture degli applicativi sempre più orientate all’utilizzo in ambienti distribuiti, così come la disponibilità di server di elevata capacità che permettono di concentrare in uno spazio ridotto risorse computazionali elevate, sta portando nel settore privato come in quello pubblico ad un progressivo accorpamento dei server presenti in rete in luoghi adatti ed efficienti, sia tecnologicamente che gestionalmente, di dimensioni elevate.

Il consolidamento dei data center consente di migliorare l’efficienza operativa oltre a ridurre i costi in modo più vantaggioso quanto più l’IT consolidato sia in grado di compattare le risorse hardware, riducendo gli spazi occupati, abbassare i consumi energetici e semplificare la complessità di gestione, con il vantaggio anche di aumentarne l’affidabilità.

Facendo seguito alle iniziative di sviluppo della banda larga e ultra larga sul territorio provinciale ed in primis verso gli enti pubblici territoriali, che garantiscono la necessaria predisposizione tecnologica l’Amministrazione Provinciale da tempo attivato un processo di accorpamento e consolidamento delle infrastrutture ICT a, coinvolgendo tutti gli enti locali verso la composizione del Data Center Unico Territoriale (DCUT). La prima fase, già in corso, sta attuando una logica multipolare per generare risparmi ed economie di scala nei data center esistenti, mentre la seconda fase porterà alla realizzazione e gestione, in ottica pubblico-privata, di un nuovo data center nel quale migrare le infrastrutture presenti, nel frattempo evolute e consolidate.

Tutto ciò è la conseguenza di una direttiva strategica della Giunta Provinciale che è in linea con quanto oggi sta promuovendo l’Agenzia per l’Italia Digitale in termini di “riordino dei data center della pubbliche amministrazioni italiane”. Negli ultimi due anni l’esecutivo locale ha definito le linee guida e l’orientamento strategico a cui allineare un modello di erogazione dei servizi ICT al servizio di tutte le realtà pubbliche presenti sul territorio trentino (Centro servizi Territoriali – CST) divenendo quindi strumento di sistema per la diffusione delle tecnologie ICT per il settore pubblico, per la promozione dell’innovazione del sistema economico trentino e per la cooperazione con il sistema delle imprese locali.

Il cambiamento in corso rappresenta il momento per rivedere il modello dei servizi e adeguare l’organizzazione ed i processi operativi. Il Centro Servizi Territoriali infatti non è da intendersi unicamente come spazio fisico, architetture, tecnologie, apparecchiature e software, ma anche come organizzazione composta da personale con skill, competenze e responsabilità diverse e precisi processi di erogazione dei servizi.

In questo contesto il DCUT si pone come opportunità per integrare i vari soggetti secondo logiche di coordinamento degli interventi e delle iniziative, di condivisione delle infrastrutture, di riuso delle applicazioni, di standardizzazione delle tecnologie, di razionalizzazione dei processi e di uniformità dell’offerta dei servizi.

Si può quindi affermare che il sistema Data Center Territoriale non sia da considerarsi solamente nella sua accezione fisica ma anche e soprattutto come un insieme logico di funzionalità, processi, organizzazioni e servizi.

In quest’ottica, l’esperienza che si sta facendo nella Provincia Autonoma di Trento ha messo in luce come sia necessario identificare in modo formale la struttura amministrativa e organizzativa preposta alla governance del DCUT identificando precise responsabilità e competenze in termini di regia, di coordinamento, di titolarità delle scelte e di erogazione dei servizi. Il disegno e l’organizzazione di questa struttura diventano un tema strategico rispetto alle:

– funzioni di coordinamento dello sviluppo del sistema, quali le scelte strategiche, la definizione di un piano generale degli interventi e degli investimenti, la definizione degli standard e dei protocolli comuni, il monitoraggio e la supervisione complessiva del sistema;

– funzioni di coordinamento dell’erogazione del servizio e di gestione delle emergenze quali il coordinamento delle unità operative, la definizione dei piani di aggiornamento evolutivo del sistema, la realizzazione dei progetti innovativi, l’assicurazione degli standard di sicurezza definiti, la cooperazione sistematica con le Amministrazioni nell’ottica del miglioramento continuo dei servizi.

Alla struttura preposta alla Governance dovrebbero essere affidati i seguenti compiti:

– l’emissione e l’aggiornamento di un Piano strategico, condiviso dalle Amministrazioni, che descrive l’evoluzione delle macrofunzioni del Sistema e dei Servizi, nonché l’evoluzione dell’assetto della struttura organizzativa preposta allo sviluppo ed all’esercizio del Data Center territoriale e le informazioni necessarie per la programmazione della relativa spesa;

– l’assunzione, sulla base delle esigenze delle varie Amministrazioni, delle decisioni strategiche in merito alle caratteristiche tecnico organizzative che il sistema ed i servizi erogati dovranno rispecchiare a medio ed a lungo termine;

– la definizione dei requisiti per la sicurezza e la continuità operativa;

– la definizione e l’attivazione delle iniziative progettuali e/o gestionali.

Nell’ottica sopra riportata si traguarda positivamente al piano nazionale di razionalizzazione dei data center nei suoi aspetti di infrastrutture, sicurezza, riduzione dei CED, auspicando di poter rappresentare quel soggetto propulsore a livello territoriale dove tradurre in pratica tali sfidanti obiettivi.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati