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Cloud e datacenter pubblici: tutti i segnali di una svolta autunnale

L’Italia è in ritardo. Il recente assetto normativo e i nuovi strumenti disponibili (aggiudicazione del bando SPC Cloud dopo quello per la connettività) lasciano tuttavia ben sperare per il futuro. L’adozione dei modelli Cloud da parte delle PP.AA., non punta solo ad incentivare la creazione di Data Center pubblici o alla riqualifica di quelli esistenti, ma anche a stimolare ed indirizzare il mercato verso le necessità di quelle Amministrazioni che non possono farsi carico degli adeguamenti, generando così un indotto nel settore privato dell’ICT.

Pubblicato il 07 Set 2016

Luca Rea

Fondazione Ugo Bordoni

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Al rientro della pausa estiva le aspettative sui temi dei Data Center ed in particolare del Cloud sono ormai molto alte. Le linee Guida di Agid, nonché la nomina di Diego Piacentini da parte del Governo come commissario all’Agenda, lasciano sperare in una spinta propulsiva del settore molto concreta e che ci aspettiamo si sviluppi nel corso di questo autunno.

Ma quali sono i passi concreti fin qui portati avanti? Quali le iniziative delle Amministrazioni e della Commissione Europea che dovrebbero far sperare in questo “rilancio”?

L’Europa ha giocato fino ad ora un ruolo importante tramite le direttive della Commissione e anche in Italia, l’Agid ha messo in campo una serie di iniziative. Tutte le azioni, comunitarie o nazionali, mirano a digitalizzare ed innovare i servizi della P.A.; lo scopo è quello di rendere più semplice ed efficiente il rapporto con lo Stato da parte dei cittadini e delle imprese, ed al contempo quello di incrementare la qualità dei servizi erogati generando dei risparmi sulla spesa corrente.

ll documento di aprile della Commissione europea ad esempio, riporta precise indicazioni sui benefici del Cloud e, nell’ambito del Digital Single Market, prevede l’opportunità di accedere a fondi strutturali proprio per investire nella direzione dell’accentramento dei Data Center e della loro modernizzazione.

I nuovi servizi digitali sono infatti sempre più pervasivi; si prestano a raccogliere e condividere una mole di dati in continua crescita non solo nelle comunicazioni tra persone, ma anche tra dispositivi che lavorano autonomamente (Internet delle cose).

Dalla grande quantità di dati raccolti origina la necessità di allestire luoghi attrezzati dove questi possano essere archiviati (Data Center) ed elaborati (Cloud), il tutto ovviamente, suffragato dalla capacità di “muovere” i dati stessi, e quindi dalla necessità di approntare nuove autostrade dell’informazione che siano adeguate a queste esigenze. Piattaforme Software e connettività sono alla base delle Strategie di Governo che vanno sotto il nome di “Strategia per la Crescita Digitale” e “ Strategia per la Banda Ultralarga” pubblicate lo scorso marzo 2015.

L’Italia fino ad ora ha fatto fatica ad adeguarsi, in parte per i tempi stretti con cui cambiano velocemente le tecnologie ed in parte per l’inerzia della macchina burocratica che contraddistingue il nostro Paese.

Ancora oggi per quanto concerne la domanda di Banda Ultra Larga (condizione necessaria per accedere ai servizi su Internet) l’Italia non spicca nelle classifiche europee; la penetrazione si attesta su cifre che interessano ancora meno del 50% della popolazione, e l’assenza di copertura in Banda Larga e Ultralarga, sebbene siano stati compiuto passi importanti negli ultimi mesi, diviene un impedimento per la nascita e lo sviluppo dei nuovi servizi digitali.

Il recente assetto normativo, e i nuovi strumenti disponibili (aggiudicazione del bando SPC Cloud dopo quello per la connettività) lasciano tuttavia ben sperare per il futuro.

In particolare la spinta che viene data alle Amministrazioni per innovare, potrebbe attrarre sul nostro territorio i grandi investimenti dei privati; proprio in questa direzione ci si aspetta molto dalla recente nomina di Piacentini che, provenendo da un forte settore privato che ha fatto della digitalizzazione e dei Data Center il proprio successo, possa in qualche modo innescare una serie di processi virtuosi per il rilancio del comparto ICT.

L’adozione dei modelli Cloud da parte delle PP.AA., non punta solo ad incentivare la creazione di Data Center pubblici o alla riqualifica di quelli esistenti, ma anche a stimolare ed indirizzare il mercato verso le necessità di quelle Amministrazioni che non possono farsi carico degli adeguamenti, generando così un indotto nel settore privato dell’ICT.

La gara SPC ha infatti stanziato risorse importanti, che consentono investimenti da parte dei privati per la creazione di Data Center proprio al servizio delle PP.AA.; d’altro canto, le recenti disposizioni normative impongono alle Amministrazioni di fare riferimento al listino SPC Cloud (acquisendo i servizi al di fuori dei propri sistemi informativi) o di adeguare le proprie infrastrutture.

Le opportunità offerte dai servizi Cloud di SPC, di concerto alle regole imposte ad esempio per la conservazione dei documenti informatici, fanno immaginare un cambiamento importante, specialmente in relazione ai servizi SaaS per le Amministrazioni.

La necessità di conservare i dati, così come previsto dal DPCM del 3 dicembre 2013 nelle modalità descritte da AGID, porterà le Amministrazioni ad avvalersi dei nuovi sistemi centralizzati. Lo storage, per altro, è solo il primo passo verso la virtualizzazione che porterà ad incrementare l’efficienza dei processi con notevoli risparmi per la spesa pubblica.

Ma cosa prevedono le recenti normative? Come impatteranno sulle Amministrazioni e conseguentemente sul nostro rapporto con i servizi pubblici?

La risposta alle domande è contenuta nel piano triennale a cura di AGID ed in procinto di pubblicazione.

Nella ultima legge di stabilità del 28 dicembre dello scorso anno, sono indicati in maniera chiara gli obiettivi che, attraverso un processo di digitalizzazione, efficientamento e razionalizzazione, ciascuna P.A. dovrà perseguire: abbattimento del 50% la spesa annuale media destinato alla gestione corrente del settore informatico per il triennio 2016-2018.

Un obiettivo ambizioso che inevitabilmente dovrà innescare processi di ammodernamento in seno alla P.A. per tutto il comparto ICT. AGID ha il compito di indicare le modalità operative attraverso le quali le singole Amministrazioni dovranno conseguire i risparmi.

Ma quale è il percorso previsto dall’Agenzia?

Nella circolare n.2 emanata da AGID lo scorso 24 giugno 2016 vengono elencati i principi attraverso i quali sarà possibile razionalizzare i sistemi informativi pubblici e conseguentemente ottenere i risparmi previsti dalla legge. In particolare, si fa riferimento alla redazione di un modello strategico di evoluzione del sistema informativo pubblico da portare a compimento nei prossimi tre anni.

All’interno del Piano Triennale si parlerà esplicitamente di tre livelli di razionalizzazione distinti: Infrastrutture Materiali, Infrastrutture Immateriali ed Ecosistemi.

Diversamente dai piani precedenti, l’Agenzia sembra perseguire un modello bottom up, che prevede la razionalizzazione parallela delle infrastrutture fisiche e degli applicativi, introducendo i concetti di servizi trasversali alle Amministrazioni e di domini omogenei che coinvolgono i cittadini, le imprese ed i propri dipendenti.

Data center, servizi di connettività, sistemi di Disaster Recovery, sistemi di CyberSecurity, sistemi Cloud rientrano tutti nel livello di Infrastrutture Materiali; tali infrastrutture potranno essere di proprietà pubblica o di terze parti, ciò non toglie che i requisiti tecnici imposti dalle normative debbano essere rispettati in ogni caso. Dunque siamo in presenza di una strategia orientata agli obiettivi, che non spinge verso la natura pubblica o privata delle infrastrutture, ma che complessivamente tende ad aumentare la qualità dei Data Center presenti sul territorio.

Le Infrastrutture Immateriali sono invece tutte quelle piattaforme software che offrono servizi condivisi e trasversali alle Amministrazioni; in questo contesto rientrano ad esempio il Sistema Pubblico di Identità Digitale (SPID), il nodo Pago PA (gestione elettronica dei pagamenti), l’Anagrafe unica della Popolazione Residente (ANPR) ed altri.

Molte di queste piattaforme costituiscono il cuore della Strategia per la Crescita Digitale ed implicitamente daranno luogo a banche dati di interesse nazionale o territoriale. Anche in questo caso appare prioritario il raggiungimento degli obiettivi di risparmio ed efficienza tramite l’adozione di sistemi centralizzati e trasversali per i servizi citati.

Il livello degli Ecosistemi, in parte già individuato nella “Strategia” è di fatto un vero elemento di innovazione. Con questo livello si intendono tutti quei servizi che coinvolgono sia i soggetti pubblici che i privati cittadini, es. scuola, sanità, giustizia, turismo.

In sintesi, siamo agli inizi di una nuova fase per il nostro comparto ICT.

Le leggi individuano obiettivi molto chiari e gli strumenti a disposizione per le Amministrazioni (vedi i listini SPC) sembrano essere ormai disponibili. Cosa ci aspetta in questo Autunno? Che le Amministrazioni ne facciano buon uso e che diano finalmente inizio a questo ormai inevitabile processo di ammodernamento.

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