Il 17 novembre è stata data dimostrazione dei primi 176 servizi federati del consorzio Gaia-X, provenienti da 16 nazioni e 13 fornitori di servizi. Si tratta di una prima occasione per vedere qualche risultato del consorzio anche se per ora il catalogo non sembra ancora pubblico su Internet ed è quindi difficile valutarne i contenuti e altri aspetti di natura più tecnica.
Dal primo screenshot si vedono però gli elementi essenziali, sia in termini di potenzialità di filtro sui metadati che include una selezione a grana molto fine sulla localizzazione dei servizi, sia un filtro sugli aspetti di conformità e certificazione dei servizi erogati. Sicuramente fa piacere vedere Aruba tra i fornitori dei servizi federati, anche se le descrizioni di alcuni servizi, come ad esempio il servizio “Private Cloud” lascia perplessi sull’effettiva popolazione del catalogo.
La federazione dei servizi di Gaia-X: GXFS
L’annuncio è di per sé rilevante poiché uno dei punti salienti del cloud Gaia-X è appunto la capacità di federare i servizi offerti da cloud service provider diversi che condividono un insieme di metadati che consentono di realizzare il catalogo dei servizi, elemento essenziale nella definizione di un sistema Cloud.
La definizione del sistema federato è documentata sul sito dove si trovano i collegamenti al codice Open Source per la definizione dei servizi di federazione. Da una prima occhiata al repository si vedono molti progetti nella prima infanzia, con dati incompleti e file generati di default da GitLab.
Osservando i diagrammi di attività dei repository nel progetto si vede una certa attività, sia nelle issues documentate che nei bug individuati. Da questi dati è evidente che il progetto stia cominciando a crescere ora, e i 27 membri che risultano sul sito contribuiscono con numerose richieste di merge.
I cosiddetti work package in cui si suddividono i servizi di federazione rappresentano cinque aree critiche per la federazione, a partire da un concetto di identità condivisa necessaria per poter definire l’allocazione delle risorse per proseguire con la costituzione di un catalogo federato di servizi, per poi arrivare ad uno scambio dati mediato, ad elementi di conformità ed infine il portale e la loro integrazione.
La navigazione dei repository evidenzia ancora una certa immaturità e in molti casi ci sono progetti civetta che rischiano di distogliere l’attenzione dagli aspetti essenziali. Il livello di frammentazione del software rischia di minare il progetto alla base, con troppi nomi e troppe API che rischiano di rendere poco attraente chi si avvicina senza l’esperienza degli incontri precedenti.
Fediverso: un esempio di federazione in crescita
I sistemi di federazione sono sempre visti un po’ con sospetto perché potenzialmente farraginosi a causa dei passaggi da un elemento all’altro della federazione. In questi giorni di conflitto su Twitter, a seguito delle esternazioni del neo patron Elon Musk, molti cinguettatori (incluso il sottoscritto) hanno cominciato a cercare alternative alla popolare piattaforma e in molti hanno trovato rifugio in Mastodon, un social molto simile a Twitter ma caratterizzato da una federazione di oltre 8.000 server, ciascuno che ospita una parte degli utenti e che interagisce con gli altri server federati mediante un protocollo standard e open.
Cloud pubblico: la difficile rincorsa dell’Europa alle big tech Usa
Si osserva subito quando ci si unisce che al posto di un rassicurante “crea account” la piattaforma richiede di indicare un server su cui creare l’account. È uno dei prezzi da pagare per la federazione: in assenza di un’autorità centralizzata nelle interazioni con la federazione è necessaria una breve infarinatura sulla struttura della stessa. Una volta superato lo shock e l’ansia da selezione (nel mio caso col server mastodon.uno), anche grazie alla rassicurazione sulla possibilità di spostare il proprio profilo in futuro, si entra nella rete per avere accesso ad un servizio il cui comportamento non differisce troppo da una piattaforma centralizzata come Twitter.
I numeri della crescita sono decisamente impressionanti, ma siamo ancora all’1% del numero di utenti di Twitter e i server sono in corso di potenziamento per sopportare il carico. In ogni caso si tratta di un esempio virtuoso di servizio che mostra come sia possibile immaginare un servizio globale basato su approccio federato.
Una federazione più complessa
Se la crescita di Mastodon può essere incoraggiante per Gaia-X FS non dobbiamo scordarci che una cosa è federare un servizio di messaggistica, altra cosa è la federazione di un insieme di servizi complessi di un Cloud. Ad oggi è difficile capire il vero stato dell’arte e dagli screenshot e dai repository sembra che l’iniziativa sia più immatura di quanto l’annuncio stampa voglia far intendere con un rassicurante numero di servizi erogati dalla federazione.
Ma soprattutto sembra mancare la TwitterExit che ha portato ad un travaso di utenti verso altre piattaforme: i grandi cloud provider, oltre ad essere federati, non danno segni di comportamenti che possano mettere in allarme i propri utenti generando movimentazione di utenti verso nuove piattaforme. Credo che in questo momento si tratti di uno degli aspetti salienti che i vari decisori si troveranno ad affrontare per decidere se e quanti servizi acquisire da Gaia-X.
È in ogni caso una buona notizia che il consorzio muove i primi passi e da annunci di conferenze ed incontri si passi ad annunciare cataloghi di servizi. Restiamo in attesa di poter navigare il catalogo vero e proprio per capire che tipologia di servizi sono stati messi a disposizione e come sarà possibile fruirli mediante il cloud federato.