il rapporto

Cloud in Europa nel 2018, ecco le principali tendenze e i consigli

L’espansione delle piattaforme cinesi e il cloud pubblico per l’internet delle cose. Ecco che succede nel 2018 e i consigli per cavalcare al meglio i fenomeni, sulla scorta di un rapporto Forrester. Tra Gdpr e altre norme che intervengono in Europa

Pubblicato il 19 Mar 2018

Enrico Martini

ministero dello Sviluppo Economico

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Più della metà delle imprese europee utilizza una piattaforma cloud pubblica come Amazon Web Services (AWS) o Microsoft Azure. I responsabili aziendali ormai riconoscono il ruolo giocato dal cloud pubblico nel dare agilità, flessibilità e capacità di perseguire la trasformazione digitale. Per questo motivo, l’adozione del cloud continua a crescere e le capacità delle piattaforme continuano ad espandersi. Nel corso del 2018, secondo gli analisti di Forrester i CIO delle imprese europee dovrebbero prestare particolare attenzione ad alcune principali tendenze.

Le principali tendenza cloud 2018

Tutti i maggiori fornitori di servizi cloud si stanno espandendo in Europa, al di fuori dei loro primi data center nati in paesi come Irlanda e Olanda. A dicembre, sia Amazon che Microsoft hanno annunciato che apriranno nuovi data center in Francia. Con grandi mercati come Francia, Germania e Regno Unito serviti dai principali distributori di cloud pubblico, l’attenzione si rivolge ora ai paesi nordici e ci sono ragioni per credere che l’Italia potrebbe essere il prossimo paese target.

Le piattaforme cloud cinesi si affidano ai partner mentre si espandono in tutta Europa: negli ultimi anni le offerte cloud dalle compagnie cinesi Alibaba e Huawei hanno guadagnato un posto sui radar dei CIO europei, ma nel 2017 sono diventati ancora più visibili. Huawei ha offerto hardware e software basato su OpenStack attraverso le società di telecomunicazioni europee T-Systems e Telefonica nel 2016. Orange ha lanciato una soluzione simile nel 2017, da data center localizzati in Francia, Paesi Bassi e Singapore. Alibaba sta perseguendo una strategia diversa: eseguire internamente il servizio pubblico di cloud, che però è ospitato in un data center Vodafone in Germania.

Le aziende si rivolgono sempre più al cloud pubblico per acquisire, archiviare, analizzare e utilizzare volumi di dati che fino a poco tempo fa sarebbero stati al di fuori della loro portata. L’infrastruttura cloud deve quindi scalare per far fronte a questi volumi inediti, e i fornitori di servizi cloud offrono soluzioni che riducono la complessità di gestire la piattaforma sottostante.

Le piattaforme IoT industriali si rivolgono a cloud pubblici per chiedere scalabilità e maturità. Nella produzione manifatturiera, assistenza sanitaria, energia, trasporti e altri settori, ci sono state resistenze a far transitare i dati al cloud pubblico. Costruttori di piattaforme per l’Internet of Things industriale (IoT), come Bosch, GE, e Siemens, all’inizio hanno  ospitato le piattaforme nei propri data center. Tutti oggi riconoscono che integrare la propria piattaforma in un cloud pubblico sicuro, scalabile, potente e globale ha molto più senso. A novembre, Siemens ha annunciato che la sua piattaforma sarà eseguita su AWS a partire dal 2018.

Poche aziende sono ancora indecise sul fatto di utilizzare il cloud. La maggioranza di loro sta ragionando sul modo migliore di utilizzarlo, dando avvio alla migrazione delle proprie applicazioni. Ora, il dibattito riguarda il valore aziendale del cloud, e i fornitori di servizi cloud si sforzano di progettare, costruire e commercializzare servizi sempre più ricchi basati sui dati per l’apprendimento automatico, l’intelligenza artificiale e l’IoT.

Poiché la Commissione europea procede in modo troppo lento all’armonizzazione delle leggi sui dati dei diversi stati membri, i fornitori stanno quindi offrendo soluzioni pragmatiche alle richieste dei clienti, che però potrebbero finire per complicare le attività transfrontaliere. Nel 2015, Microsoft ha collaborato con T-Systems per fornire una versione di Microsoft Azure rispettosa della normativa sulla privacy tedesca. Altri fornitori di cloud non europei sostengono che, meccanismi come le clausole contrattuali modello della Commissione europea, forniscano adeguate salvaguardie legali. A novembre, IBM ha aggiunto uno strato di protezione aggiuntiva ai propri CED tedeschi, garantendo che soltanto i dipendenti con sede nell’UE saranno d’ora in poi in grado di accedere ai dati del cliente ivi memorizzati.

Il nuovo regime di protezione dei dati in Europa, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR), che entrerà in vigore a maggio presenta una combinazione di complessità e sanzioni, e questo preoccupa molto le aziende con dipendenti o clienti europei. Ma il GDPR rappresenta anche una enorme opportunità. Forrester crede che i consigli d’amministrazione e gli investitori aumenteranno la propria domanda di metriche affidabili sulle prestazioni, ponendo però lo stesso peso su un approccio responsabile dell’azienda al trattamento dei dati come su indicatori più tradizionali.

La spesa tecnologica in Europa rimane fiacca, frenata da un malessere economico generale e notizie come la Brexit. Secondo gli analisti di Forrester alcune tendenze macro agiranno nel mercato europeo del cloud nel 2018.

I fattori 2018 che impatteranno sul mercato cloud europeo

Il Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione Europea a giugno 2016. All’inizio del 2018 non sappiamo ancora molto di come ciò influirà sugli operatori e gli utenti del cloud. Nonostante questa continua incertezza, nel Regno Unito l’adozione di piattaforme di cloud pubblico continua a salire, come nel resto d’Europa. Ma va evidenziato anche che l’uso di piattaforme cloud private, che stava rallentando, è aumentato sensibilmente, passando dal 33% nel 2016 al 64%.

Volatilità e incertezza sono sempre presenti nel mercato del digitale. Conseguentemente, i clienti chiedono ai fornitori di servizi cloud internazionali di localizzare i servizi all’interno del proprio paese, anche se nessuna legge o regolamento lo richiede. E i fornitori di cloud, sempre più rispettano tale richiesta.

Le nuvole pubbliche inizialmente sono cresciute attraendo startup. I clienti aziendali sono arrivati in un secondo momento. Ma ora l’enfasi è sempre più sull’esistenza carichi di lavoro mission-critical, che migrano fuori dai data center aziendali verso un cloud o sono già costruiti per sfruttare al meglio il nuovo ambiente. Tutti i principali fornitori di cloud pubblico stanno rafforzando le vendite e le squadre di supporto per le imprese, collaborano con gli integratori di sistemi di cui i clienti aziendali già si fidano, e lanciano prodotti che tentano di sostituire i pilastri del mondo del software per l’impresa.

Siccome i CIO svolgono un ruolo sempre più strategico nel plasmare l’approccio delle loro organizzazioni al cloud, sono tre le considerazioni che dovrebbero prendere in considerazione, secondo Forrester.

Tre consigli per il cloud nel 2018

Per anni, il multicloud è stato in gran parte di natura accidentale, come conseguenza di un controllo centralizzato scarso (o inesistente) sull’adozione del cloud. Ora il multicloud è una decisione consapevole, poiché le organizzazioni cercano deliberatamente una gamma di fornitori di cloud che abbiano punti di forza complementari. Operare su più cloud può rendere sicuramente gestione, implementazione, sicurezza più difficili e – potenzialmente – più costosi, ma i benefici percepiti superano questi limiti.

La paura del lock-in può spingere i responsabili delle decisioni IT all’adozione del multicloud, ma sono relativamente pochi i casi in cui le scelte sul software legano un’organizzazione a un venditore e ai suoi prodotti, senza alcuna speranza di fuga.

Come parte di una strategia ibrida che include uno o più cloud pubblici, alcuni cloud privati in locale o capacità di virtualizzazione e una gamma di sistemi non-cloud, anche il cloud privato ospitato sta crescendo in popolarità. Forrester considera questo modello di implementazione particolarmente interessante per le imprese che cercano di spostare le applicazioni tradizionali fuori dai propri data center. Per alcuni soggetti, il cloud privato ospitato offre un passaggio relativamente indolore dal data center interno verso un eventuale approdo al cloud pubblico. Per altri, un cloud privato ospitato può costituire la soluzione ottimale per eseguire le applicazioni in un futuro prossimo.

Un numero maggiore di imprese europee utilizza una piattaforma cloud pubblica, ma c’è ancora molta strada da fare. La spesa per il cloud continua a crescere, ma rimane soltanto una piccola parte del budget tecnologico delle organizzazioni. Il compito del CIO è difficile, perché deve mantenere gli investimenti necessari per gli attuali sistemi e processi, liberando al contempo budget, sforzi e attenzione per cogliere le opportunità dei nuovi modi di lavorare ispirati al cloud. Man mano che le organizzazioni si trasformeranno per vincere la competizione globale, per servire e fidelizzare i propri clienti, ci saranno alcuni cambiamenti al mercato.

L’infrastruttura e le applicazioni non-cloud non sono scomparse, né dovrebbero scomparire nel futuro. Ma i modelli cloud per la costruzione, il mantenimento e la crescita di applicazioni e servizi stanno prendendo piede e stanno trasformando i team che progettano, creano, e gestiscono i servizi.

I clienti devono confidare nel fatto che i fornitori con cui interagiscono non abusino dei dati personali. Ma devono prima ancora aver fiducia che i dati siano al sicuro da attacchi e furti. Sempre più i CIO riconoscono che gli edifici e i servizi dei fornitori globali di cloud potrebbero essere un luogo più sicuro per costruire quella fiducia rispetto ai propri data center privati. Il motivo è semplice. Perché i venditori globali di cloud hanno il denaro per investire in talento, processi e infrastruttura che poche imprese a livello globale possono avere.

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