Digital transition

Cloud PA: come gestire al meglio i costi della transizione e gli investimenti IT

Il passaggio al cloud per la PA procede speditamente ma non sarà facile né immediato: la transizione rende più complessa sia la pianificazione degli investimenti IT che la gestione efficace degli attuali sistemi legacy. Ecco alcuni strumenti tecnologici di supporto alle decisioni

Pubblicato il 30 Set 2022

Claudio Sandri

Regional Vice President, Apptio Italy

cloud - Strategia Cloud Italia - Gaia-X

Nella delicata – e concitata – fase di allocazione delle risorse del PNRR, il settore pubblico del nostro Paese si prepara ad affrontare e a superare due grandi sfide: gestire la transizione dall’IT legacy al cloud e migliorare la pianificazione e la gestione degli investimenti futuri.

In questo contesto di profondo cambiamento, anche culturale, come è possibile gestire gli investimenti IT delle singole amministrazioni in maniera efficace?

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Transizione al cloud: cosa prevede la strategia italiana

La Strategia Cloud Italia definisce “la strategia per l’evoluzione tecnologica delle infrastrutture digitali della Pubblica Amministrazione”, promuovendo l’adozione del cloud nei sistemi del settore pubblico. La Presidenza del Consiglio dei ministri rimarca l’impegno con il paradigma del “cloud-first”, che identifica nel Polo Strategico Nazionale (PSN) l’infrastruttura nazionale d’eccellenza per le Pubbliche Amministrazioni, lasciando comunque la scelta alle stesse di utilizzare anche piattaforme di cloud pubblico già disponibili sul mercato.

Qui si procede a passo spedito, come dimostrano le recenti affermazioni del Ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao: “la grande infrastruttura del cloud nazionale […] porterà due vantaggi importanti: una significativa riduzione dei costi per la pubblica amministrazione ma anche la creazione di aggregazione, di un consorzio che può diventare qualcosa di competitivo a livello nazionale”.

Sappiamo tuttavia che il passaggio non sarà facile, né immediato: se da una parte il paradigma del cloud è certamente in grado di apportare maggiore efficienza e sicurezza ai nostri Enti Pubblici, dall’altra le nuove tecnologie rendono i costi IT più complessi, complicando la pianificazione degli investimenti IT e la semplice misurazione del loro valore. Questo non solo rende più difficile l’adozione di nuove tecnologie, ma mette a rischio la gestione efficace degli attuali sistemi IT legacy, che potrebbero dover essere sostituiti.

Il cloud è uno strumento incredibilmente potente e flessibile, che può aiutare a rivoluzionare l’IT del settore pubblico, ma comporta una complessità aggiuntiva. Per fare un esempio, le fatture del cloud pubblico possono essere lunghe centinaia di migliaia di righe, rendendo difficile identificare spese eccessive e inefficienze.

Technology Business Management: gli strumenti per misurare il valore dell’IT

L’accelerazione della trasformazione digitale avvenuta nei due anni della pandemia ha senza dubbio portato anche a una nuova configurazione dell’IT come servizio a valore aggiunto che, come tale, va quantificato e salvaguardato. L’errata – o la mancata – valutazione del valore derivante dalla configurazione dei propri sistemi IT, dei costi per il passaggio al cloud e di una eventuale eliminazione graduale dei sistemi legacy, rischiano di appesantire in maniera sensibile i budget delle Pubbliche Amministrazioni per gli investimenti futuri.

Proprio la consapevolezza di tale difficoltà ha portato oggi tante organizzazioni nel mondo, pubbliche e private, ad utilizzare strumenti di Technology Business Management (TBM), una vera e propria struttura per la gestione del valore capace di supportare i CIO, CTO, CFO e i rispettivi team nel processo decisionale. L’obiettivo è di colmare il divario con gli altri responsabili delle decisioni, trattando l’IT come una azienda all’interno della stessa organizzazione.

Di fatto, il TBM attua processi di governance che garantiscono che i costi IT siano adeguatamente “etichettati” e siano espressi in un linguaggio comune: questo può, per esempio, aiutare sia i responsabili IT che finanziari a capire quale valore viene generato dai vecchi sistemi IT, semplificando le decisioni sull’IT legacy.

La tendenza è già in atto anche presso le pubbliche amministrazioni in altri paesi del mondo: nel Regno Unito, il direttore del Central Digital and Data Office ha citato la gestione della tecnologia legacy come una delle maggiori sfide del settore pubblico; il governo federale degli Stati Uniti ha invece accettato la sfida del cloud imponendo l’uso della disciplina Technology Business Management (TBM) per gestire gli investimenti IT.

Il nodo del consolidamento dei data center

L’Italia è stata certamente tra i primi Paesi in Europa ad adottare un modello di classificazione di dati e servizi delle Pubbliche Amministrazioni per il cloud, passaggio fondamentale per attuare il processo di migrazione previsto dalla strategia nazionale. Tuttavia, il percorso è appena agli inizi.

I responsabili IT del settore pubblico del nostro Paese devono riuscire a gestire in maniera efficiente i crescenti costi del cloud, consentendo anche il consolidamento dei data center delle amministrazioni centrali. Nel Censimento del Patrimonio ICT della PA 2018-2019, L’Agenzia per l’Italia digitale (AGID) ha evidenziato infatti che il 95% dei 1252 data center analizzati nel nostro Paese non rispetta i “requisiti minimi di sicurezza, affidabilità, capacità elaborativa ed efficienza”.

Ciò significa che i servizi digitali della Pubblica Amministrazione sono a rischio di efficacia in caso di picchi di traffico e, ciò che è ancor più grave, presentano un elevato livello di vulnerabilità agli attacchi informatici.

Conclusioni

Come molte aziende del settore privato prima di loro, gli enti pubblici corrono il rischio di precipitarsi nel passaggio al cloud e di vedere i loro costi salire inesorabilmente, se non riusciranno ad individuarli e a gestirli in modo efficace. Fondamentali, per affrontare questa sfida, sono gli indirizzi strategici per la pubblica amministrazione presentati dal Governo.

Diverse organizzazioni hanno inoltre iniziato a valutare l’adozione di framework di settore FinOps, la gestione finanziaria del cloud basata su un insieme di standard e best practice culturali e finanziarie, per ottimizzare l’economia variabile del cloud facilitando allo stesso tempo la collaborazione e il processo decisionale informato e promuovendone il valore.

Programmi FinOps efficaci devono essere supportati da strumenti che aiutino ad automatizzare e ad accelerare i processi. Anche per le Pubbliche Amministrazioni avere una visione trasparente dei costi del cloud sarà la chiave per garantire il successo dei futuri investimenti.

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