l’analisi

Cloud pubblico: mappatura e impatto dei Data Centre in Italia



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La trasformazione del cloud pubblico in Italia mette in luce l’importanza crescente dei data centre gestiti da specialisti nazionali e internazionali, in risposta ai costi energetici in aumento e alla crescente domanda di digitalizzazione. Esaminiamo la distinzione tra grandi colocator e MSP per servizi personalizzati e il ruolo vitale di queste infrastrutture nell’ecosistema cloud

Pubblicato il 13 feb 2024



data center

A fine 2023 avevamo ricostruito con i contributi di decine di operatori del mercato perché le regioni nazionali del cloud pubblico sono essenziali oggi, quando il cloud affronta le sfide gemelle della sostenibilità e della sovranità nazionale. È la prima trasformazione del cloud pubblico dalla sua nascita nel 2006, scatenata dall’aumento dei costi dell’energia proprio quando IA generativa, e la digitalizzazione in generale, fanno crescere i consumi dei servizi digitali.

Questa trasformazione rende ancora più importanti le collaborazioni tra gli attori dell’ecosistema. Vediamo ora il ruolo nell’ecosistema del nuovo cloud dei gestori di data centre.

Data centre: perché chi li gestisce diventa sempre più importante

Come descrive bene nella sua pagina Ecosistema Data Center Italia la IDA – Italian Datacenter Association:

  • La crescita dei costi di gestione rafforza domanda e offerta di data centre fortemente industrializzati: progettati, realizzati e gestiti da specialisti nazionali e internazionali, i “colocator”, con livelli di efficienza inarrivabili anche per le più attrezzate aziende e pubbliche amministrazioni.
  • La crescita della domanda di data centre ovunque, combinata con la spinta alla sovranità territoriale e la ricerca di prestazioni migliori, accelera lo sviluppo dell’offerta in Italia in particolare, che era rimasta storicamente indietro rispetto a Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito (nel mestiere lo chiamano “FLAP” – Frankfurt, London, Amsterdam, Paris).

In Italia, questa offerta si sviluppa soprattutto nel nord, in particolare intorno a Milano (32 data centre), con poli complementari a Roma (10) e Torino (5), che insieme raccolgono 47 dei 97 centri censiti a inizio 2024 da datacentermap.com.

I gestori di data centre nel mercato italiano: due grandi segmenti per due esigenze complementari

In questa fase di forte crescita del mercato a partire da livelli di maturità limitati di tanti clienti pubblici e privati, i gestori di DC si strutturano in due segmenti principali, che rispondono a due esigenze complementari di questi clienti.

  • I grandi colocator nazionali (con alcuni data centre ciascuno, da uno a mezza dozzina oggi) e internazionali (altrettanti in Italia, fino a qualche centinaio nel mondo) servono i clienti pubblici e privati più grandi, che cercano in operatori così industrializzati soprattutto la massima efficienza per quella parte dei loro servizi digitali che non possono o non vogliono trasferire sui cloud pubblici. Questi clienti fino a qualche anno fa gestivano in totale autonomia data centre potenti. Se allora impegni e risultati erano assolutamente adeguati, oggi questi clienti trovano più conveniente affidarsi a specialisti per una parte crescente della loro capacità digitale.
    Tra questi clienti troviamo in particolare gli stessi hyperscaler, che ai grandi colocator si rivolgono per realizzare e gestire insieme in particolare le proprie regioni cloud nazionali.
    Oltre all’efficienza, questi colocator possono offrire anche servizi particolarmente evoluti e potenti, ad esempio di connettività o integrazione con i cloud pubblici, come vedremo più avanti nei casi concreti.
  • Per altri clienti, relativamente più piccoli, e per servizi particolari dei più grandi, il fattore qualificante in un servizio di data centre è il livello di personalizzazione.
    i fornitori attivi in questo ambito, sostanzialmente fornitori di servizi gestiti (MSP, dall’inglese Managed Service Provider) specializzati nella gestione di DC propri, sono nazionali o regionali, controllano ciascuno uno o pochi centri che sanno però gestire in maniera particolarmente flessibile per erogare servizi su misura, pur rinunciando a una parte dell’efficienza dei colocator.

Naturalmente tra questi due segmenti, di fornitori e di clienti, ci sono ampie sovrapposizioni. Un criterio semplice per distinguere tra colocator e MSP specializzati in data centre è che gli hyperscaler, che hanno le esigenze di potenza, efficienza e standardizzazione più elevate, quando cercano un partner per una regione cloud nazionale si rivolgono necessariamente ai primi.

Oggi il mercato italiano dei servizi di DC è relativamente giovane, sia per la forte crescita della domanda locale, sia perché tanti clienti finali partono da piattaforme relativamente piccole, meno efficienti e sicure, che spesso hanno bisogno di evolvere prima di accedere agli ambienti più standardizzati dei colocator e degli stessi hyperscaler.

Come esempio del livello di maturità dei clienti e del mercato, possiamo considerare il disaster recovery, la capacità di riattivare i sistemi informativi e tutte le attività di un’organizzazione che ne dipendono dopo danni gravi all’infrastruttura informatica e di telecomunicazioni. Oggi molte organizzazioni medie o piccole hanno procedure di disaster recovery funzionanti, che per essere economicamente sostenibili permettono la ripartenza in tempi dell’ordine dei giorni o delle settimane, o magari con limiti significativi a quanto effettivamente potrà ripartire. Al crescere dell’importanza del digitale nei loro processi, aumentano le conseguenze economiche e di reputazione di un fermo di giorni interi, e magari di una ripartenza con dati solo parzialmente aggiornati. Queste organizzazioni sono quindi sempre più esposte a rischi esistenziali. Per ridurre quei tempi di un ordine di grandezza dovrebbero aumentare di uno o più ordini di grandezza l’investimento nella propria infrastruttura, una scelta spesso insostenibile, o affidarsi a infrastrutture già del livello adeguato, quelle appunto di MSP e colocator.
In questo mercato c’è ampio spazio di crescita per entrambi i segmenti, e la spinta al consolidamento degli operatori in grandi poli si avverte molto meno che in altri settori, come quello dei system integrator, per esempio.

Le partnership per i gestori di data centre: gli hyperscaler fanno da spartiacque

La macro-segmentazione che abbiamo appena descritto tra colocator e MSP specializzati in data centre è forse ancora più evidente e significativa quando guardiamo al loro ruolo nell’ecosistema. Anche in questo caso è la posizione degli hyperscaler a fare da discriminante tra i due segmenti.

Per i grandissimi colocator internazionali e nazionali, gli hyperscaler sono soprattutto clienti: i più grandi clienti possibili, e i più esigenti e competenti. Conoscono perfettamente le necessità del cloud e come soddisfarle, spesso richiedono al loro fornitore un’architettura e un processo di gestione completamente esclusivo e specifico, sviluppati e raffinati negli anni su mercati decine di volte più grandi di quello italiano. Diverso è il caso dell’ecosistema a valle, con il quale i colocator propongono il proprio valore ai clienti finali. Si tratta di un canale di rivendita e implementazione molto simile a quello dei grandi fornitori di hardware e software internazionali: distributori e rivenditori a valore aggiunto, system integrator, erogatori di servizi gestiti.

Ben diversa è la situazione degli MSP specializzati in data centre. I loro clienti, oltre che relativamente più piccoli, sono spesso meno autonomi nella definizione delle soluzioni in cloud ibrido e dei progetti di migrazione, quindi più aperti all’aiuto degli MSP stessi. Per gli MSP il valore dei partner è quindi diverso da quello per i colocator, per due motivi principali:

  • Per un MSP gli hyperscaler sono soprattutto partner, e solo secondariamente clienti. Hyperscaler e MSP collaborano per aiutare i clienti finali ad adottare soluzioni cloud ibride, che comprendono sia una componente privata, dell’MSP, che spesso sarà l’MSP a gestire per conto del cliente finale.
  • I MSP assumono spesso un ruolo diretto nel definire l’architettura cloud obiettivo, per la quale i colocator si affidano volentieri ad altri partner del canale. 

In conclusione:

  • Nella nuova fase del cloud sostenibile e sovrano che si apre oggi, con tante organizzazioni che iniziano o rivedono il loro percorso verso il cloud, i data centre sono un fattore critico, e quindi lo sono gli operatori che li realizzano e li gestiscono.
  • In Italia il mercato dei servizi di data centre è giovane, in forte espansione, con molti clienti che devono ancora risolvere in maniera adeguata esigenze primarie come quella del disaster recovery. C’è spazio per due tipi di operatori diversi, uno più grande e standardizzato, uno più piccolo e agile.
  • Questi due tipi di operatori assumono ruoli diversi nell’ecosistema complessivo: i primi come fornitori universali ad altissima efficienza, con partner soprattutto di rivendita e realizzazione; i secondi come partner più artigianali capaci, quando il cliente o lo stesso partner lo richiede, di progettare e realizzare soluzioni più flessibili, preziose per un mercato dove molti ancora oggi partono da data centre e servizi digitali concepiti ben prima del cloud.

Qualche esempio di gestori di data centre in Italia

Veniamo ora a quelli chhe sono i principali gestori di data centre in Italia.

Aruba

Nata trent’anni fa come nascevano in quegli anni i servizi internet di diversi grandi paesi, a partire dall’offerta di un servizio di accesso gratuito ad internet via linea telefonica, la registrazione nomi a dominio e lo hosting di server, Aruba è presto diventato un operatore tra i primi in Italia. Oggi si presenta come il principale cloud provider italiano, prima azienda del paese per i servizi di data centre, cloud, hosting, servizi fiduciari, PEC e, come allora, email e registrazione domini. Oggi in Italia hanno cinque infrastrutture già attive: due ad Arezzo, la sede originale, e tre a Ponte San Pietro, all’interno del campus “Global Cloud Data Center”. A queste se ne aggiungeranno altre due, e un nuovo campus data center di prossima apertura a Roma, al Tecnopolo Tiburtino. A livello europeo, l’azienda dispone di un’ulteriore infrastruttura di proprietà in Repubblica Ceca, e ha una rete di data centre partner in Francia, Germania, Polonia e Regno Unito.

Come ci ha confermato anche lo Head of Data Center Offering di Aruba Enterprise, Giancarlo Giacomello, il livello di ingegnerizzazione delle infrastrutture e dei servizi – dalle ridondanze alle interconnessioni con le reti nazionali e internazionali – e insieme l’esperienza nella gestione di queste infrastrutture rispettando pienamente gli standard tecnologici ed ora ambientali più elevati, li qualificano per servire i clienti più grandi e complessi, compresi gli hyperscaler. Come quasi tutti gli operatori di questo livello, mantengono il riserbo sulle eventuali relazioni di questo tipo attive. Da questa base naturalmente possono fornire altre offerte di taglio più semplice, dai data centre dedicati, agli spazi ad accesso riservato (“cage”), fino alle singole macchine virtuali, eredi di quei server in hosting con cui cominciarono trent’anni fa.

Ai clienti con queste diverse esigenze offrono naturalmente anche servizi di aiuto alla progettazione di soluzioni fortemente personalizzate e poi, come ha indicato Fabrizio Garrone, Enterprise Solution Director, servizi di gestione: dalla colocation che lascia al cliente il massimo spazio di gestione dei servizi digitali che Aruba ospita, al servizio di esercizio chiavi in mano, grazie a competenze e capacità di servizio superiori a quelle che la grande maggioranza dei clienti possono o vogliono sviluppare in autonomia.

Come descritto nella sezione precedente, questo permette ad Aruba di ingaggiare clienti del taglio degli hyperscaler per i servizi di data centre del massimo livello e insieme partner, come system integrator, ISV e rivenditori e distributori a valore aggiunto, per l’erogazione di servizi enterprise ai clienti finali.

CDLAN

CDLAN è un gestore di data centre completamente italiano, proprietario di una infrastruttura di rete e due data centre conformi al livello Tier 4. Il data centre più noto, quello di Milano, è collocato presso il Caldera Park, sede dell’importante polo di connettività Milano Internet Exchange. Il secondo si trova a Roma. Entrambe le infrastrutture, oggetto di investimenti significativi, raggiungono livelli molto elevati di affidabilità e resilienza che li hanno fatti scegliere da grandi clienti in particolare proprio per business continuity e disaster recovery.

Offrono soluzioni di colocation, cloud – in particolare Infrastructure as a Service come parte di un cloud privato o ibrido, cybersecurity, connettività e fonia, integrate tra loro e fortemente personalizzabili sulle esigenze di clienti grandi e piccoli, dotate di supporto tecnico dedicato 24 x 7. L’attenzione specifica alla business continuity, e a diffonderne la cultura presso aziende di ogni dimensione, è un punto chiave della missione dell’impresa, che sviluppa così nel mercato la percezione dell’importanza dei data centre – di prestazioni adeguate – per permettere in ultima analisi la resilienza delle imprese.

Si sono certificati come 100% neutri nella produzione di carbonio dal 2023 e vantano consumi di energia per unità di elaborazione particolarmente ridotti – un fattore cruciale per rimanere competitivi nel nuovo cloud che oggi deve prosperare con costi dell’energia in crescita strutturale.

Li distingue anche il fatto di essere una società benefit, impegnata a perseguire finalità specifiche di beneficio comune, con particolare attenzione per:

  • le risorse naturali – per le profonde ragioni economiche appena ricordate, oltre che per motivi etici,
  • il benessere, lo sviluppo, l’inclusione e il coinvolgimento dei propri dipendenti, che ne favoriscono la crescita e la soddisfazione e, non da ultimo, assicurano un’eccellente qualità del lavoro.

Per CDLAN, gestore di data centre locale per certi versi intermedio tra le due categorie distinte nell’articolo, gli hyperscaler sono principalmente clienti, che ne acquistano servizi di hosting dell’infrastruttura.

L’azienda partecipa a IDA per favorire lo sviluppo di un mercato più maturo, spinta dalla convinzione che le infrastrutture dei data centre siano un pilastro fondamentale per il progresso digitale del paese.

Elmec Informatica

Abbiamo già descritto il ruolo di Elmec Informatica nell’articolo sui fornitori di servizi gestiti infrastrutturali: aiutano i propri clienti a progettare, realizzare e soprattutto gestire infrastrutture e soluzioni cloud ibrido. Il loro core business è proprio l’esercizio di soluzioni dei clienti nelle proprie infrastrutture di data centre fortemente ottimizzate.

Sul tema del rapporto con gli hyperscaler, Daniele Mangano, uno dei responsabili della definizione e proposta di soluzioni cybersecurity, ci ha confermato che per loro gli hyperscaler sono innanzitutto partner, con i quali collaborare per offrire ai clienti comuni la miglior combinazione possibile caso per caso di risorse cloud pubbliche e risorse cloud private di Elmec e del cliente stesso.
In questo contesto Elmec mira a proporre soluzioni molto specifiche e vicine al cliente, pensate e gestite da un’organizzazione imperniata sull’Italia. Molti clienti oggi cercano proprio questo livello di attenzione e vicinanza, con partner terzi rispetto ai grandissimi fornitori di servizi cloud, capaci di consigliarli nelle scelte infrastrutturali e farsi carico della complessità della gestione in cloud privato e pubblico.
Per Elmec gli hyperscaler sono clienti a tutti gli effetti quando è Elmec stessa ad ospitare per conto dei suoi clienti le soluzioni degli hyperscaler all’interno della propria infrastruttura di data centre. Ciascuno dei principali hyperscaler offre infatti la possibilità di installare in un data centre infrastrutture che poi si gestiscono “come se” fossero nel cloud pubblico.

Equinix

Equinix è uno tra i grandi gestori di data centre globali. Offre più di 250 centri nel mondo, e servizi a valore aggiunto.

Come ci ha descritto Emmanuel Becker, managing director di Equinix Italia: “Fin dall’inizio, la nostra missione è stata quella di fungere da custode di alcune delle più importanti infrastrutture digitali del mondo, creando un luogo dove connettersi e scambiare dati in modo sicuro, e consentendo così agli ecosistemi digitali di prosperare. Lo stesso nome Equinix vuole sottolineare il nostro impegno a offrire un Internet eXchange equo e neutrale.
Oggi i digital leader si rivolgono a ecosistemi di partner per accedere a infrastrutture e capacità IT as a service, confermando la tendenza dei servizi IT a vivere al di fuori dei tradizionali data center aziendali, che si tratti di cloud, di provider SaaS o di edge.
Pensando ad esempio a Equinix Fabric: lo avevamo lanciato come servizio di connettività cloud semplice e rapido, con chiunque e ovunque. Abbiamo scoperto che i clienti lo usano per molto di più: è diventato lo standard per connettere privatamente i leader digitali a tutto e tutti coloro che contano per la loro azienda, supportando la connettività multicloud ibrida, aiutando i clienti ad accedere ai servizi di rete in pochi minuti, a integrare i server bare metal di Equinix Metal™ e a collegare i dispositivi virtuali da Network Edge.”

Con queste soluzioni a valore aggiunto le imprese possono:

  • accedere velocemente a mercati nuovi con la stessa efficacia di un operatore locale.
  • Distribuire geograficamente la raccolta e l’analisi dei dati vicino a dove questi vengono prodotti, migliorando la tempestività di previsioni e decisioni e l’efficienza della condivisione delle informazioni.
  • Ottenere la massima resilienza a costi competitivi rispetto a quelli di una soluzione “fatta in casa”.

A noi ha colpito in particolare la scelta e la capacità di recuperare siti industriali storici, inevitabilmente degradati e inquinati, come la ex fabbrica di vetrocemento dove è sorto il polo di Genova, e in Lombardia la storica area già Italtel di Settimo Milanese, offrendo un valore importante alle comunità locali oltre che ad Equinix stessa e ai suoi clienti.

Ad Equinix si rivolgono anche i principali hyperscaler e fornitori di servizi cloud, sia come partner per offerte congiunte, come ad esempio quelle con AWS e Microsoft Azure, che integrano con Fabric rispettivamente AWS Outposts e Azure ExpressRoute, sia per realizzare le proprie regioni nazionali.

Equinix ha offerte congiunte anche con i principali ISV infrastrutturali internazionali, come Dell Technologies, HPE GreenLake e NetApp, e con società di servizi locali e globali che oltre ad aiutare i clienti nelle progettualità di migrazione e gestione delle infrastrutture possono rivendere le soluzioni Equinix. Si tratta quindi di un modello di canale sostanzialmente allineato a quelli dei grandi fornitori hardware e software mondiali, ai quali un grande colocator assomiglia molto per ruolo nella catena del valore.

IDA – Italian Datacenter Association

Con più di ottanta soci, 20 data centre provider e più di 60 partner, a un anno dal lancio ufficiale a inizio 2023, questa organizzazione raccoglie operatori da tutti gli ambiti della realizzazione e gestione delle infrastrutture digitali: dalla gestione di proprietà immobiliari commerciali (CBRE) alle telecomunicazioni (Rai Way, Retelit, TIM); dagli hyperscaler (AWS, Microsoft) agli operatori nazionali (da Acantho a WIIT) e internazionali (da Compass ad Equinix a Vantage), fino all’alimentazione elettrica, al raffreddamento, alla sicurezza e alla gestione dei locali fisici.

È il riferimento per il settore dei servizi di data centre nella comunicazione ai cittadini, alle imprese e alle istituzioni, innanzitutto, sempre più consapevoli anche in Italia dell’importanza e del ruolo di questo settore nello sviluppo digitale di un paese. Il suo obiettivo principale è naturalmente verso le istituzioni e i regolatori, per promuovere provvedimenti che semplifichino e accelerino le procedure di approvazione per la realizzazione di nuovi data centre anche tenendo conto delle specificità di questo settore. Noi ne apprezziamo in modo particolare gli impegni per:

  • Portare insieme operatori che sono sempre in qualche modo in sovrapposizione o addirittura in concorrenza sul mercato eppure, come abbiamo visto negli esempi precedenti, scelgono spesso di collaborare nell’interesse dei clienti comuni.
  • Evidenziare verso le comunità, l’opinione pubblica e i regolatori la forte attenzione del settore alla sostenibilità, per esempio sottoscrivendo il Climate Neutral Data Centre Pact. Certo, è una scelta necessaria per un settore che deve contenere quanto più possibile consumi di energia comunque elevatissimi, ma ci sembra anche un esempio utile per altri settori con esigenze di energia e di suolo simili.

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