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Cloud sovrano: come lo adottano le PA con i loro partner



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Da molti anni le pubbliche amministrazioni adottano il cloud, esortate da AgID nella successione dei Piani Triennali per l’Informatica nella PA e sospinte da iniziative come il PNRR. Come sta andando? Che strade scelgono, che benefici ottengono e che difficoltà incontrano? Lo abbiamo chiesto a numerosi operatori di questo mercato unico

Pubblicato il 30 ago 2024

Gianluca Marcellino

Demand Officer, Comune di Milano



cloud collaboration
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Le pubbliche amministrazioni italiane hanno con il cloud un rapporto complesso e in forte evoluzione. Dopo averlo ritenuto estraneo per anni, almeno dal 2020 seguono il principio “Cloud first”, che ne fa la scelta privilegiata. Tante hanno ormai adottato il cloud anche solo per alcuni strumenti molto diffusi (videoconferenze durante la pandemia COVID-19, collaborazione su documenti) e spesso molto di più.

In questo articolo precedente abbiamo descritto:

  • In quali quattro modi principali le PA usano il cloud: IaaS, SaaS, PaaS e cloud privato – come tutti!
  • Chi offre servizi cloud orientati specificamente alle PA: Polo Strategico Nazionale (PSN) e suoi analoghi, gli in-house di regioni e altri raggruppamenti, gli operatori applicativi qualificati nel catalogo ACN e le regioni “sovrane” dei grandi operatori cloud nazionali e internazionali.
  • Quali punti di attenzione, generali e specifici delle PA, ha oggi l’adozione del cloud:
    Oggi quasi tutti questi punti sono nuovi, ben diversi da quelli del mondo globalizzato e senza inflazione di prima del 2020
  • Alcune esperienze specifiche: una grande PA locale, tre in-house, quattro partner privati in vari ruoli.

Le esperienze concrete sul campo

In questa pagina proponiamo innanzitutto diverse altre esperienze di PA e loro partner, dalle quali emergono alcuni aggiornamenti importanti.

ARIA S.p.A.

Aria SpA, in-house e centrale di committenza della regione Lombardia, è l’ente strumentale che ha il ruolo di “generare valore tra la domanda della pubblica amministrazione, l’offerta del mercato e le esigenze di Cittadini e Imprese” della regione. Il principale dei suoi diversi ambiti di attività è l’acquisizione di soluzioni digitali. Ha più di 500 collaboratori ed un valore della produzione nel 2023 di 450 milioni di Euro, 300 dei quali proprio su soluzioni digitali.

Gestisce da tempo e ha fatto evolvere verso il cloud quattro data centre con circa 7000 macchine virtuali. Ora, grazie a un progetto con fondi PNRR da circa 50 milioni di Euro, sta conducendo un’evoluzione simile per i ben 40 data centre, più piccoli ma molto più eterogenei, che supportano gli enti sanitari della Lombardia. Si parla di 14 mila macchine virtuali complessive, oltre 9000 delle quali già migrate a metà 2024.

Il portafoglio complessivo oggetto dell’evoluzione è di circa 600 applicazioni, tra le quali quelle a maggior impatto per i cittadini sono soprattutto quelle sanitarie. L’ambiente di destinazione, come naturale per realtà di questa grandezza e complessità, è ibrido e multicloud con diversi cloud pubblici e un proprio cloud privato che rappresenterà circa un terzo del totale.

Per ottenere il massimo beneficio da questa trasformazione, ARIA ha scelto di lavorare con i fornitori delle applicazioni per farne sempre almeno un refactoring, una ristrutturazione che permetta di gestire ogni applicazione in maniera scalabile in funzione della domanda e la renda maggiormente resiliente, ottenendo le massime prestazioni possibili al minimo costo.

Oltre ai fornitori delle applicazioni, la collaborazione si è estesa ai principali fornitori di piattaforma, come Oracle per la sua piattaforma Oracle Cloud Infrastructure (OCI), che sta permettendo ad ARIA di modernizzare e potenziare installazioni Oracle a volte risalenti a molti anni fa, e AWS ad esempio per la migrazione e la gestione delle moltissime macchine virtuali VMware, società acquisita nel 2023 da Broadcom che ne sta modificando significativamente l’offerta. È naturale immaginare che ARIA, come tanti grandi operatori pubblici e privati che hanno fatto intenso uso di soluzioni VMware per la virtualizzazione, stia oggi valutando attentamente alternative, magari con il supporto di grandissimi operatori cloud mondiali capaci di confrontarsi con Broadcom su un terreno di parità.

Il passo qualificante di questa migrazione è stato però il primo, la pianificazione, che ha censito progressivamente tutte le applicazioni e le dipendenze tra di loro in modo da stabilire in che ordine e in quali raggruppamenti portarle sul cloud. In questa fase sono stati identificati anche alcuni elementi, in particolare alcuni servizi come i PACS – Picture Archiving and Communication Systems per la gestione delle immagini cliniche, che saranno gestiti on premise per un periodo significativo e saranno oggetto di una pianificazione successiva.

Diversamente da altre grandi organizzazioni della PA centrale e locale, ARIA con Regione Lombardia ha scelto di impostare il rapporto con PSN in termini di colocation, cioè di ospitare i propri data centre presso il PSN.

Obiettivo complessivo di questa complessa e articolata evoluzione verso il cloud è naturalmente quello di accelerare e abilitare il miglioramento dei servizi erogati in termini sia di gestione nel continuo, sia di evoluzione e adattamento alle esigenze in continua evoluzione dell’amministrazione e della sanità digitali.

Beta 80 Group

Questo system integrator nazionale, fondato nel 1986, conta più di 500 collaboratori su 6 sedi in Italia, e 300 clienti in Italia e nel mondo in tutti i settori di mercato. Opera attraverso tre Business Unit: ICT Services & Solutions, Supply Chain & Warehouse Management e Emergency & Crisis Management.

Nell’ambito della prima BU, il gruppo offre servizi di consulenza, progettazione, sviluppo e gestione per portare le applicazioni critiche per il business nel cloud, migliorando le performance, la scalabilità e la sicurezza. Tali servizi vanno dallo sviluppo cloud-native alla reingegnerizzazione delle applicazioni legacy fino al monitoraggio e alla gestione delle infrastrutture. Infine, supporta i clienti nella progettazione e nell’avvio di una gestione integrata delle risorse Cloud facendo riferimento alla FinOps Foundation ed al suo Framework.

L’offerta di Beta 80 dedicata alle pubbliche amministrazioni centrali, locali e al mondo della Sanità ricalca gli ambiti di intervento indicati del Piano Triennale dell’Informatica nella PA e finalizzati alla realizzazione dei progetti PNRR che rappresentano un riferimento essenziale nell’attuazione dei processi di trasformazione:

  • assessment dell’architettura esistente secondo i “Well-architected framework”, proposti da Amazon Web Services e Microsoft Azure, per identificare e mettere in priorità gli interventi migliorativi;
  • disegno della soluzione da adottare con focus sulle architetture a container che rendono la soluzione cloud indipendente dal fornitore prescelto;
  • individuazione di soluzioni ibride con una componente on premise spesso volta a tutelare la piena proprietà dei dati gestiti;
  • implementazione di soluzioni con “infrastructure as code” al fine di automatizzare il deploy delle infrastrutture, massimizzare la standardizzazione e prevenire errori umani.

Beta 80 partecipa sistematicamente alle gare indette da CONSIP e altre stazioni appaltanti che servono la PA in ambito cloud.

L’esperienza sviluppata negli anni assistendo varie pubbliche amministrazioni nell’adozione del cloud ha permesso a Beta 80 di identificare e gestire alcune tendenze evolutive rilevanti. Valerio Finazzo, Senior Software Engineer nel gruppo ha evidenziato in particolare:

  • l’attenzione crescente alla gestione a lungo termine, soprattutto finanziaria, delle soluzioni messe in opera. Nelle pubbliche amministrazioni, dove ogni spesa va pianificata prima dell’inizio dell’anno o inserita in una revisione dell’intero bilancio, la flessibilità di una infrastruttura cloud che si adatta al consumo effettivo e addebita a consuntivo i costi relativi può avere effetti dirompenti.
  • La crescita progressiva delle dimensioni e della complessità dei bandi di gara nel corso degli anni, da uno o pochissimi milioni a diverse decine di milioni di Euro, dovuta innanzitutto all’attenzione crescente a impegnare i fornitori nella gestione a lungo termine di quanto realizzato.
    Un’altra causa di questa crescita è la centralizzazione in CONSIP e altri aggregatori di servizi di gare che permettono poi ad amministrazioni indipendenti anche molto piccole di accedere a soluzioni e condizioni economiche che pochissime grandi amministrazioni potrebbero ottenere da sole.

Convergenze S.p.A

Convergenze S.p.A. Società Benefit è una multiutility italiana nata come operatore regionale di servizi di fonia e accesso a internet ed evolutasi in diversi settori. Su questa pagina risulta interessante in particolare il suo ruolo nel cloud computing e la focalizzazione regionale. Tra le pubbliche amministrazioni, Convergenze serve molte decine di piccoli comuni e comunità montane delle province di Salerno e Avellino. Un loro ruolo importante è aiutare queste organizzazioni con capacità tecnologiche limitate a interagire con i grandi fornitori nazionali, a partire dalla connettività e dalla fonia. Convergenze si trova quindi ad assistere o partecipare alla progressiva adozione del cloud da parte di queste organizzazioni che effettivamente, come descritto più estesamente nell’articolo precedente, avviene soprattutto grazie ad un fornitore di soluzioni applicative di riferimento che virtualizza la propria offerta in un cloud pubblico o privato, e aiuta i clienti ad adottarla, spesso facendo leva su risorse straordinarie come quelle del PNRR.

Dove Convergenze svolge un ruolo di guida per questi clienti è in particolare nella virtualizzazione e migrazione al cloud dei centralini e nell’adozione di servizi VoIP, una componente molto specifica ma significativa dell’adozione del cloud, anche perché permette di liberare risorse economiche ed umane da dedicare a servizi più qualificanti per i cittadini.

Deda Next

Deda Next è il creatore della piattaforma gestionale per la PA SaaS Civilia Next, che fu la prima in Italia ad ottenere la certificazione SaaS di AgID. Oggi continua ad accompagnare la trasformazione digitale di PA e aziende di pubblico servizio.

Per Deda Next una pubblica amministrazione puntuale ed efficace, alleata di cittadini e imprese, con un’offerta di servizi efficiente e facilmente accessibile, è un progetto che si sta realizzando anziché un’utopia. Il merito è soprattutto dei fondi messi in campo dal PNRR e del percorso disegnato per incanalare queste risorse straordinarie verso un nuovo modello di PA: capace di rispondere alle reali necessità del paese, con una governance agile e orientata al cittadino, abilitata da un’infrastruttura adeguata dal punto di vista tecnologico.

Questa visione, spinta dalla volontà di percorrere i tempi e innovare, è ancora al centro dell’impegno dell’azienda. Come sostiene il CEO Fabio Meloni: “La migrazione al cloud è davvero un tassello fondamentale, perché abilita una logica di ‘Government as a Platform’, che permette agli enti pubblici centrali e locali di dedicarsi alla qualità dei servizi e delle politiche pubbliche senza doversi preoccupare degli aspetti tecnologici. Il percorso deve essere accompagnato, però, anche da una vera trasformazione culturale. È necessario, infatti, ripensare i processi in chiave digitale e non semplicemente replicarli così come venivano svolti fisicamente: solo in questo modo è possibile sfruttare davvero i benefici del cambiamento in atto.”

In questo contesto si iscrivono la fatturazione elettronica, l’Anagrafe nazionale residenti e PagoPA, che hanno dimostrato di rappresentare modelli virtuosi, funzionando da volano per la digitalizzazione dell’intero Paese. Ora l’App IO come punto d’ingresso unificato a disposizione degli utenti per accedere ai servizi pubblici, e la piattaforma Servizio notifiche digitali (Send), già adottata da quasi 2mila Comuni per le notifiche degli atti amministrativi, promettono di proseguire lungo questo percorso di efficienza e semplificazione.

Per Deda Next l’evoluzione in atto è, dunque, decisamente incoraggiante e punta a perseguire una migliore fruibilità dei servizi offerti dagli enti locali. Un analogo processo è in corso anche per la PA centrale, anche se con livelli di complessità maggiore. In questo senso il Polo strategico nazionale (PSN) sta funzionando come volano di incentivazione e standardizzazione, guidando le Amministrazioni nel processo di innovazione digitale secondo modalità di efficienza, sicurezza e sostenibilità omogenee.

Fabio Meloni aggiunge: “L’elemento chiave per cambiare è l’approccio metodologico che deve accompagnare l’adozione tecnologica, per garantire una logica di interoperabilità che consenta l’accessibilità a dati e informazioni in modo uniforme, sulla base di fonti certificate e univoche”.

Deda Next lavora proprio in ottica di sistema digitale integrato, dove la gestione efficiente dei dati su base interoperabile è la chiave per abilitare l’efficacia della PA nella pianificazione di risorse e attività e nella risposta efficiente alle esigenze di cittadini e imprese.

Dynatrace

Dynatrace, ISV specializzato nell’osservabilità e nella sicurezza unificate descritto in questo articolo precedente, propone la sua piattaforma per semplificare e accelerare i percorsi di trasformazione digitale delle organizzazioni anche nei settori storicamente più prudenti.

In Italia, uno dei paesi europei in cui Dynatrace sta crescendo maggiormente, è proprio la pubblica amministrazione il settore che più contribuisce a questo risultato. Tra le numerose PA centrali e locali che hanno scelto le sue soluzioni troviamo realtà centrali e locali di primo piano come INAIL, INPS, Istat, la stessa ARIA descritta sopra, Sardegna IT, Lepida, Comune di Milano e molte altre. Tutte sono accomunate dall’esigenza di gestire la complessità dei moderni ambienti IT e incrementare l’efficienza, per offrire ai cittadini dei servizi digitali performanti e sicuri.

Ecco come hanno descritto i risultati di due di questi clienti:

INAIL, un’organizzazione centrale che spesso ha aperto strade nuove nell’evoluzione digitale della PA, scelse Dynatrace nel 2018 per ottenere un’osservabilità profonda dell’ambiente cloud ibrido e dell’intero stack applicativo. Oggi riesce a risolvere le anomalie entro un’ora dalla loro identificazione, mentre l’accesso condiviso a un’unica “fonte di verità” contribuisce a potenziare la collaborazione tra la Service Control Room e i team di sviluppo ed esercizio.

Sardegna IT, la società in-house della Regione Sardegna che gestisce il processo di digitalizzazione e innovazione dei servizi regionali, ha adottato la piattaforma per assicurare efficienza e disponibilità di oltre 1,6 milioni di fascicoli sanitari elettronici. Oltre a risolvere il 90% dei problemi entro 10 minuti dalla loro identificazione, il team di Sardegna IT riesce a valutare in tempo reale la qualità dell’esperienza digitale degli utenti che fruiscono giornalmente dei servizi sanitari regionali. Anche nel loro caso, è stato rilevato un notevole miglioramento della collaborazione tra tutti gli stakeholder, e ciò ha portato a una sensibile riduzione dei cosiddetti “tavoli di crisi”.

Al successo di Dynatrace tra le pubbliche amministrazioni ha contribuito la sua attenzione a integrarsi nei processi e canali di acquisto che contraddistinguono questo settore: può essere acquistata sia mediante le classiche gare MePA e SDAPA, veicolate anche dai partner, sia sui marketplace di hyperscaler come AWS, Azure e Google Cloud. Ciò consente alle pubbliche amministrazioni di sottoscrivere la piattaforma SaaS mediante i canali commerciali che già utilizzano, e usufruire dell’impegno di spesa già concordato, semplificando così la gestione contrattuale. La sottoscrizione intermediata da un marketplace non preclude il coinvolgimento di un partner: sono numerosi i casi di successo in cui Dynatrace, l’hyperscaler e il system integrator collaborano per offrire la migliore soluzione tecnologica e tutto il supporto “di prossimità” erogato da un attore di fiducia della PA acquirente.

Equinix

Equinix è presenei in Italia come “colocator”: operatori specializzati nel gestire data centre su grande scala, analizzati in questo articolo precedente. Le pubbliche amministrazioni, che hanno sempre più bisogno di servizi simili, si rivolgono innanzitutto a operatori specializzati loro dedicati.

Tra i casi d’uso nei quali una PA, soprattutto le più grandi che hanno bisogno di infrastrutture particolarmente complesse, può voler completare i servizi degli operatori dedicati con quelli di un colocator, i colleghi di Equinix hanno voluto evidenziare in particolare:

  • Sostituire infrastrutture on-premise che devono rimanere tali per qualche vincolo specifico, o espanderle per periodi transitori, magari sfruttando gli accessi privilegiati ai grandi operatori cloud pubblici che un grande colocator può offrire dalle proprie sedi. Si ottengono così architetture “cloud-adjacent”, vicine al cloud pubblico ma pienamente controllate localmente. Uno dei vantaggi principali è ridurre i costi di riesportazione fuori dal cloud pubblico dei dati ivi raccolti o sviluppati.
  • Spostare dati tra on premise e cloud a seconda delle necessità, e farne copie di sicurezza in un repository centralizzato, autorevole e gestito da un operatore autonomo rispetto a ciascuno dei grandi hyperscaler globali, tramite il servizio di interconnessione software-defined Equinix Fabric® e il portafoglio di dispositivi di rete virtuali dei migliori provider Equinix Network Edge.
  • Accedere nella maniera più veloce ed immediata ai servizi SaaS dei fornitori globali, in modo da poterli attivare e disattivare al bisogno, ottenendo il massimo beneficio dalla flessibilità del cloud.
  • Migliorare la propria sostenibilità usando infrastrutture che operano quasi interamente con energia rinnovabile (96% a livello globale; 100% in Italia).
  • L’adozione dei servizi di Equinix può essere più rapida di quella di servizi equivalenti di altri fornitori, facilitando il raggiungimento di obiettivi temporali oggetto di finanziamenti come quelli del PNRR.

Ai fornitori di software applicativi SaaS, che offrono alle PA servizi digitali nativamente in cloud, Equinix offre una infrastruttura competitiva anche in Italia e un marketplace globale nel quale rendere disponibili proprie soluzioni ad operatori di altri paesi, come è prassi in mercati altrettanto regolati ma più omogenei a livello internazionale, come quello dei servizi finanziari.

Equinix sceglie quindi di proporre alle pubbliche amministrazioni un’offerta equivalente a quella che propone alle imprese private, diversamente da altri operatori dell’ecosistema qui descritti.

Lutech

Questo system integrator che si propone come digital transformation partner dei propri clienti, oggi è uno dei più grandi del mercato italiano e sviluppa una crescente presenza internazionale. Il gruppo è il risultato di una serie di investimenti che hanno portato ad acquisire specializzazione in ambiti complessi ed innovativi come la trasformazione digitale, la cybersecurity, la data intelligence, il cloud e la ormai imprescindibile intelligenza artificiale.

La sua collaborazione con le pubbliche amministrazioni italiane si nutre di tutte queste radici, ad esempio proprio in Regione Lombardia, dove negli anni ha contribuito prima a gestire l’infrastruttura dei data centre, poi a progettare e realizzare la migrazione al cloud descritta nella scheda precedente relativa ad ARIA.

L’esperienza di Lutech con le PA si è sviluppata interagendo con diverse stazioni appaltanti: ministeri, grandi enti centrali, regioni e comuni, assistendoli nell’innovazione di e-gov, sanità e gestione sistemistica.

Con queste organizzazioni Lutech ha svolto progetti di molti tipi. Sulle infrastrutture, per esempio: la realizzazione di un nuovo “data centre regionale”, o l’introduzione di sistemi RIS PACS per la gestione delle immagini diagnostiche; l’adozione del cloud per migrare portafogli applicativi, magari dopo averli riarchitettati, o per mantenere l’operatività anche a fronte di gravi incidenti con strumenti di disaster recovery più potenti di quelli realizzabili su infrastrutture di proprietà.
Dal punto di vista applicativo, invece, alcuni dei progetti principali hanno riguardato la gestione dell’esperienza dei cittadini, con applicazioni di CRM o le centinaia di portali che un grande ministero ha ristrutturato per aree tematiche, la proposizione di use case basati sull’intelligenza artificiale che consentano di efficientare i processi di gestione documentale o la definizione di una nuova strategia per tutta l’interazione tra amministrazione e cittadini. Altri servizi ancora riguardano la gestione della sicurezza, con un SOC come quelli descritti in questo articolo, o ambiti ancora più innovativi come l’addestramento dei Vigili del Fuoco agli interventi sul campo in situazioni di rischio tramite simulazioni basate sulla realtà aumentata, o la realizzazione e l’impiego di Leonardo, il supercomputer di CINECA per la ricerca accademica e industriale.

Secondo Emilio Vandelli, responsabile del mercato Pubblica Amministrazione e Sanità, e Giovanni Grosso Ciponte, Account Manager nello stesso mercato, le principali peculiarità del settore che emergono dall’esperienza Lutech sono:

  • Forti differenze di maturità nell’evoluzione tecnologica a partire dall’adozione del cloud, dovute in parte a una eterogenea distribuzione di competenze e disponibilità di risorse, che hanno aiutato alcuni operatori a partire prima e progredire più di altri, e in parte a una cultura di ciascuna organizzazione più o meno motivata a cercare nell’innovazione e nella digitalizzazione opportunità per servire meglio i cittadini.
  • Anche nell’ambito specifico della sicurezza, che con il cloud cambia profondamente, le diverse organizzazioni mostrano livelli di consapevolezza e urgenza diversi. Qui, come è facile immaginare, è più attento chi ha già subito concretamente attacchi significativi.
  • Difficoltà a sviluppare e mantenere i talenti necessari per navigare con lucidità le scelte possibili e condurre in porto con successo i progetti. Se questo vale in tutti i mercati, nella PA solo alcuni grandi operatori centrali e locali possono considerarsi autonomi, mentre la stragrande maggioranza si appoggia a un soggetto aggregatore o un partner di riferimento.
  • A compensare almeno in parte la carenza di talenti interni, molte organizzazioni stanno imparando a valorizzare sempre meglio i propri fornitori di servizi ICT, ingaggiandoli in ruoli più consulenziali, per ascoltare e proporre azioni in ambiti come la governance o l’innovazione, persino nella navigazione delle regole e degli strumenti contrattuali specifici del proprio stesso settore.
  • Specificamente per l’adozione del cloud, Polo Strategico Nazionale sta svolgendo naturalmente un ruolo fondamentale nell’abilitare tante PA grandi e piccole. La possibilità di accedere a competenze e infrastrutture attentamente progettate sfruttando una convenzione pluriennale esistente senza dover formulare, bandire e aggiudicare gare ad hoc è sicuramente un fattore abilitante per la maggior parte delle organizzazioni. Secondo Vandelli è ragionevole aspettarsi che nei prossimi anni molte organizzazioni affidino a PSN almeno una parte delle proprie risorse digitali, magari per sviluppare l’esperienza necessaria a valutare passi ulteriori.

MongoDB

Questo fornitore globale di una piattaforma di database post-relazionale, dove si combinano naturalmente dati e metadati strutturati con documenti, contenuti multimediali e artefatti complessi, ha saputo guadagnarsi un ruolo di rilievo nel mercato della pubblica amministrazione italiana. Una scelta tutt’altro che scontata, dal momento che tanti altri operatori scelgono di lasciare da parte la pubblica amministrazione per come è diversa rispetto ai mercati delle imprese private, e per le sue procedure di scelta e acquisizione delle soluzioni oggettivamente complesse e lente. MongoDB nel 2018 scelse proprio l’Italia per avviare il suo primo team specializzato sulla PA al mondo, grazie a Salvatore D’Auria, oggi Area Vice President per l’Italia, la Penisola Iberica, il Medio Oriente, la Turchia e L’Africa.

Sei anni dopo, questa piattaforma dati è alla base di alcuni elementi chiave della architettura e della strategia di evoluzione verso il cloud dell’intera pubblica amministrazione, componenti che stanno contribuendo a realizzare una sinergia tra unità organizzative autonome vitale per l’interoperabilità tra i servizi e in prospettiva per permettere al cittadino di soddisfare una propria esigenza presso un unico interlocutore. Parliamo ad esempio del Nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico, e di altri servizi dello stesso Polo Strategico Nazionale.

Questo avviene grazie alla capacità di soddisfare vari casi d’uso particolarmente rilevanti in questo settore, per esempio:

  • Ottenere con facilità la vista unica di un oggetto cardine come un cittadino, un evento, una pratica, integrando dati strutturati e non da fonti diverse che faticano altrimenti a comunicare tra loro.
  • Abilitare applicazioni di gestione documentale anche peculiari del settore, come il protocollo della corrispondenza, integrando strumenti e tecnologie eterogenei, permettendo analisi e ricerche con centinaia di filtri diversi a seconda delle esigenze di processi complessi.
  • Raccogliere in tempo reale grandi quantità di dati provenienti dalla sensoristica sul territorio, e organizzarli in modo da poterli analizzare e manipolare, anche in questo caso in base a numerosi criteri e attributi eterogenei (“Smart City”, gemelli digitali di sistemi complessi)

Anche per MongoDB è stato molto utile integrarsi con i meccanismi di decisione e acquisto specifici della pubblica amministrazione, ad esempio le Convenzioni CONSIP, e collaborare con fornitori di servizi specializzati in questo mercato, come le in-house regionali e i system integrator di tutte le dimensioni – migliaia di specialisti in Italia sono oggi certificati su questa piattaforma, molti di loro dedicati alla PA.

È interessante osservare come siano stati gli stessi Consip e PSN ad invitare MongoDB ad entrare nella loro offerta, sotto la spinta della domanda di vari clienti, pubbliche amministrazioni di tipo diverso, che avevano cominciato ad adottare la piattaforma, inizialmente per trasferire applicazioni tali e quali da data centre propri a PSN o a un cloud pubblico o ibrido, poi via via per reingegnerizzare e trasformare i servizi digitali in modo da cogliere pienamente i benefici dei nuovi ambienti. Preziosi per questo sono i servizi di governance dei dati che la piattaforma offre per scomporre sistemi nati per gestire ciascuno le informazioni “proprie”, spesso duplicate e incoerenti tra sistemi diversi, e ricomporli in un portafoglio di servizi digitali distinti e complementari.

Per il futuro, MongoDB ha appena annunciato la disponibilità generale di MongoDB AI Applications Program, un framework multipiattaforma e multifornitore che coinvolge anche partner di servizi per aiutare i propri clienti a tradurre in pratica le sperimentazioni su AI mantenendo un certo grado di libertà dagli strumenti proprietari di ciascun fornitore. Se l’ecosistema lo adotterà, potrebbe essere uno strumento particolarmente utile proprio per le pubbliche amministrazioni.

SAP

Presente in Italia da oltre 30 anni, SAP è tra i primi fornitori mondiali di soluzioni applicative per le organizzazioni. La strategia di SAP per il settore pubblico è incentrata sull’utilizzo della tecnologia, con al centro cloud e AI, per promuovere la trasformazione digitale, migliorare i servizi ai cittadini e operare in modo più efficiente ed efficace. Oggi SAP descrive questa strategia articolandola in sei aree:

  • Trasformazione digitale: SAP aiuta le organizzazioni pubbliche a trasformare digitalmente le proprie attività per fornire servizi incentrati sui cittadini e migliorare trasparenza e governance.
  • Approccio Cloud first: SAP promuove l’adozione di soluzioni basate su cloud per consentire una maggiore scalabilità, flessibilità ed efficacia in termini di costi.
  • Building Artificial Intelligence Capability: per accelerare l’adozione dell’AI, e sfruttare il grande potenziale di questa tecnologia per migliorare produttività ed efficienza.
  • Citizen Engagement: SAP aiuta gli enti pubblici a coinvolgere il cittadino grazie a servizi personalizzati e di semplice accesso.
  • Conformità e sicurezza: data la natura critica delle operazioni del settore pubblico, le soluzioni SAP soddisfano i più elevati standard di sicurezza, conformità e privacy dei dati.
  • Soluzioni specifiche: le soluzioni personalizzate di SAP incontrano le esigenze uniche del settore pubblico, comprese funzionalità quali la gestione finanziaria, l’approvvigionamento, la gestione delle risorse umane e delle relazioni con i cittadini.

Questa strategia si concretizza in un’offerta molto ampia che comprende ad esempio l’ERP SAP S/4HANA Cloud, SAP SuccessFactors per la gestione del capitale umano, SAP Customer Experience per i servizi ai cittadini, SAP Business Technology Platform per servizi data-driven che abilitano l’evoluzione digitale verso il cloud e ambiti come pianificazione, previsione, collaborazione nella gestione delle prestazioni e rendicontazione, e infine SAP Business AI.

SAP offre tutte queste soluzioni in stretta collaborazione con tutti i principali hyperscaler e con numerosi operatori cloud italiani, europei e mondiali per lasciare ai clienti la massima libertà di scelta.

Secondo SAP, in Italia le pubbliche amministrazioni sono molto propense al cloud e progredite nella sua adozione, forse più di quanto non si pensi. Enzo Pagliaroli, Services and Public Sector Sales Director di SAP Italia, sottolinea esempi importanti di amministrazioni che grazie a SAP stanno superando i vincoli di sistemi gestionali obsoleti e isolati, come Comune di Milano e Cotral, la in-house di regione Lazio responsabile del trasporto interurbano.
Per diffondere queste buone pratiche, secondo Pagliaroli, occorre superare tre difficoltà:

  • La mancanza di accordi quadro specifici e la lentezza dei complessi processi d’acquisto, che a volte portano a scegliere tecnologie nel frattempo divenute obsolete. “Si parte sempre da intenti buoni”, osserva Pagliaroli, “come ad esempio favorire la competizione, ma ci si perde nell’esecuzione del processo di acquisto che spesso genera frammentazione e inefficienze con conseguenti costi aggiuntivi e allungamento dei tempi decisionali.”
  • Il trattamento finanziario dei servizi cloud (spese correnti anziché in conto capitale) e la conseguente difficoltà nella corretta assegnazione degli investimenti.
  • La sicurezza del cloud, dove i requisiti delle PA sono stringenti ma in molti casi difficili da interpretare.

Cosa impariamo dalle esperienze di questi operatori

Nel complesso, le esperienze di questi operatori dell’ecosistema: una in-house, tre system integrator, un colocator e quattro fornitori di software indipendenti, confermano le osservazioni dell’articolo precedente. Ne emergono alcune nuove, o rafforzate.

Il rapporto tra PA e tecnologia è cambiato per sempre

Con tutte le difficoltà e le perplessità per il futuro che i diversi attori segnalano, la svolta degli ultimi anni è ormai consolidata: la pubblica amministrazione italiana ha cominciato a erogare servizi via via nuovi e migliori grazie a una digitalizzazione della sua macchina e del rapporto con cittadini e imprese. ed esterna. Certo, la sua organizzazione, le sue culture, i processi di decisione e controllo si evolvono lentamente frenando questo cambiamento e i suoi benefici almeno quanto lo fanno le tecnologie e le soluzioni tecnologiche superate con le quali dovremo continuare a fare i conti. Eppure, il cloud è entrato tra i fattori abilitanti del servizio anche nella PA, anche in Italia: chi ventilava che proprio lei, in questo paese, fosse irriformabile e impermeabile alla tecnologia si è rassegnato e si è scelto altri temi. La tecnologia, il suo ecosistema e insieme la lucidità del regolatore potranno aiutarci ad affrontare le difficoltà che restano, per quanto significative.

Il cloud è un’architettura, più che un luogo

Se molti viaggi verso il cloud, soprattutto nella PA, sono ancora traslochi, come da uno scantinato al più bel condominio che un’organizzazione si possa permettere, sempre più amministrazioni e il loro ecosistema sono consapevoli dei limiti del lift-and-shift. A ricordarli a tutti penseranno le dinamiche dei prezzi del nuovo cloud, quello dei tempi dell’inflazione persistente. Tutti gli operatori dell’ecosistema che hanno contribuito a questi due articoli propongono architetture a container, molti offrono ormai servizi per aiutare i propri clienti a tenersi liberi di cambiare e combinare fornitori e piattaforme, o almeno di ignorare gli strati profondi e affidarsi a un proprio partner di riferimento per gestirli.

È stato il cloud ad adattarsi alla PA, almeno quanto la PA si sta adattando al cloud

Proprio la diversità profonda dei meccanismi di controllo e gestione della pubblica amministrazione rispetto a quelli privati porta queste organizzazioni a rivolgersi soprattutto a partner che si specializzino nel conoscerne e gestirne al meglio la cultura, e ancor più i processi di decisione e acquisto e gli strumenti relativi. Sono pochi gli operatori che scelgono di trattare le PA in maniera omogenea ai settori privati. La maggior parte dedica a questo settore competenze specifiche, e investe tempo e denaro per inserirsi nei canali che la PA sceglie, dalle convenzioni CONSIP, ai marketplace degli hyperscaler, alle grandi gare europee.

Per quanto riguarda l’infrastruttura del cloud e dei data centre, in particolare, le moltissime PA che hanno adottato e stanno sviluppando l’uso del cloud si rivolgono in prima istanza agli operatori di servizi di data centre specializzati per questo settore, come SOGEI, Polo Strategico Nazionale, Leonardo e su una scala più ridotta gli “in-house” di regioni e consorzi, come qui ARIA e altri esemplificati in questo articolo precedente. Un ruolo simile per le amministrazioni più numerose e assimilabili, come i comuni, lo svolgono i grandi fornitori applicativi SaaS specializzati, come qui Deda Next.

La tensione tra spese in conto capitale e spese correnti

La flessibilità del cloud e quindi dei suoi costi impone a chi lo usa la massima attenzione a identificare e disattivare le risorse appena diventano superflue, applicando processi di capacity management e gestione finanziaria (FinOps), anche con gli strumenti automatizzabili che tanti operatori dell’ecosistema a partire dagli stessi hyperscaler offrono.

Nella pubblica amministrazione due fattori specifici rendono questa attenzione ancora più importante:

  • La programmazione economica della pubblica amministrazione avviene per bilanci annuali, con forti limitazioni all’evoluzione in corso d’anno. È complesso gestire in corso d’opera deviazioni dal piano, anche quando potrebbero compensarsi. Applicare tecniche FinOps può essere essenziale.
  • La maggior parte dei budget IT prevedeva storicamente l’acquisizione di cespiti in conto capitale, da ammortare poi in un certo numero di anni. Nel cloud, la forma contrattuale di riferimento è l’abbonamento (subscription), nel quale l’amministrazione usa la soluzione ma non ne acquisisce la piena titolarità: quando si smette di pagare, a “magazzino” non resta nulla. La relativa abbondanza di fondi per spese in conto capitale (“capex”) e minor abbondanza di quelli per spese correnti (“opex”) è ancora oggi un retaggio di quei tempi, e incentiva molte PA grandi e piccole ad acquisire soluzioni “di proprietà”, per averne il pieno controllo, anche quando con la soluzione si acquisisce un debito tecnologico a lungo termine: la necessità di farsi carico di aggiornamenti tecnologici, di normativa e di processo.

Il cloud sta facendo dell’ICT il laboratorio organizzativo della PA del futuro

Se l’organizzazione delle pubbliche amministrazioni è in generale più gerarchica di quella delle imprese private, per vincoli legislativi e per una cultura di controllo tradizionale, oggi l’ICT è uno degli ambiti dove la complessità delle sfide da affrontare spinge più che altrove ad organizzarsi in team situazionali che combinano da unità organizzative diverse le competenze necessarie per raggiungere i propri obiettivi.

  • Da una parte, la digitalizzazione porta i cittadini stessi e chi li serve a toccare con mano direttamente le difficoltà tecniche di uno “sportello” che è sempre più uno strumento informatico, rendendo sempre più visibili crisi e difficoltà dell’ICT.
  • Dall’altra, l’ICT così in primo piano adotta strumenti come quelli di project management o service management, e magari al coinvolgimento attivo di specialisti esterni all’ICT stessa, e comincia a collaborare con organizzazioni come Risorse Umane, Legale, Acquisti, Privacy in questi stessi team situazionali. Ecco che l’ICT può diventare un laboratorio di innovazione organizzativa oltre che tecnologica.

La prossima grande sfida: i dati

Ora che il cloud è già un abilitatore di innovazione digitale per numerosi servizi delle pubbliche amministrazioni, l’opportunità di combinare informazioni da sistemi diversi per agire prima e decidere meglio è evidente.

Le informazioni necessarie sono state finora gestite da organizzazioni separate, nate per specializzarsi ciascuna su un proprio insieme di dati gestiti in esclusiva che pure sono spesso usati, modificati, o peggio duplicati e fatti divergere, altrove. Le nuove architetture dei sistemi informativi per adattarli al cloud costituiscono un’opportunità per migliorare la collaborazione su questi dati che accomunano processi un tempo separati, ora destinati a coordinarsi se non ad integrarsi. Molti operatori dell’ecosistema, anche tra quelli descritti in questa pagina, stanno aiutando le pubbliche amministrazioni a cogliere questa opportunità insieme alle altre del cloud.

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