Il Piano Triennale per l’informatica nella PA 2017-2019, rappresenta indubbiamente uno strumento utile e direi anche completo che, a disposizione dei decisori e dei tecnici inseriti a vario titolo nei progetti di innovazione e digitalizzazione del paese, può davvero diventare il faro da seguire per portare velocemente la rivoluzione digitale già in atto, a compimento.
A mio parere, il lavoro fatto raccoglie e sistematizza per bene i vari piani già operativi dotati di risorse, le varie normative di settore già esecutive, i riferimenti ai vari ecosistemi a cui riferirsi per sviluppare progettualità e, soprattutto, fa finalmente chiarezza sui vincoli e sugli adempimenti.
Leggerlo solo come un atto teso a richiamare l’attenzione sul contenimento della spesa sarebbe sbagliato e riduttivo. Il piano triennale è un documento di scenario che offre tutti gli attrezzi utili per rimboccarsi le maniche e agire in fretta.
Detto questo però, esso ha due enormi difetti che in parte sono conseguenza della scarsa lungimiranza politica:
- Il primo è relativo alla governance del settore che rappresenta il vero tallone d’Achille e spesso è causa della infinita latenza con cui si producono poi risultati tangibili per la società tutta. Troppi attori, troppi mediatori, troppi ruoli, troppa concertazione, troppi organi di indirizzo, di parere e di consultazione, nonché di controllo e di eventuale contrasto che causeranno conflitti e perdite di tempo.
Credo che se un manager d’azienda privata si vedesse recapitare un piano del genere, sul modello di governance proposto potrebbe esprimere un parere estremamente negativo, indicandolo come principale ostacolo per il successo dell’iniziativa. - Il secondo è relativo alla mancanza di modelli attuativi. Il piano rappresenta davvero per bene tutte le opportunità, ma offre pochissimi spunti per un’attuazione rapida. Come si organizzeranno le regioni per il compito di monitoraggio e controllo nei confronti dei 5000 comuni? E con che risorse? Come si organizzeranno tutti gli enti per il paniere dei dati o per l’accesso generalizzato previsto dal FOIA? Come verranno scelti e coordinati i responsabili alla transizione? Cosa succederà laddove ci saranno (nei territori a più alta concentrazione demografica, istituzionale e industriale) proliferazione di centrali di committenza su base locale, con sovrapposizione e ridondanza di gare per le forniture IT?
Agid fa da sempre un grande lavoro regolatorio. Mancano purtroppo i modelli attuativi, o comunque sono scarsamente individuabili in un documento di così grande impatto.
Resta inoltre da capire come tanta regolazione e tanti adempimenti potranno essere supportati senza quadro economico di riferimento, specialmente per i comuni medio piccoli.