Qualche giorno fa la Commissione europea ha avviato una procedura antidumping su cavi e fibra ottica importati dalla Cina. L’inchiesta potrebbe portare a nuovi dazi e può durare fino a tutto il 2021. L’accusa – che parte da un esposto dell’associazione europea cavi – è appunto che la Cina e i suoi produttori fanno dumping: il costo per l’energia per la produzione è sovvenzionato dallo Stato; la manodopera è sotto pagata; così i prezzi dei prodotti cinesi sono molto inferiori a quelli tipici persino di un Paese in via di sviluppo. Conseguenza: la Cina sta facendo man bassa del mercato, soppiantando i produttori europei (come l’italiana Prysmian).
La Cina ha perseguito queste pratiche anche in altri settori negli anni scorsi (come i pannelli solari), ma la vicenda ora si inserisce in un più ampio quadro geopolitico.
I tasselli del quadro geopolitico Europa-Cina
- Da una parte gli Stati Uniti che – anche a fronte di queste pratiche protezionistiche e di dumping, ma anche con l’accusa di sfruttare le reti 5G e le piattaforme social per spiare l’Occidente – sta combattendo una guerra commerciale con la Cina. Con dazi e ban di società leader come Huawei, TikTok, WeChat, Zte per rendere gli Usa (e potenzialmente gli alleati europei) più indipendenti da apparati e piattaforme cinesi. Al tempo stesso, le misure – colpendo la supply chain americana dei chip – mirano a indebolire la capacità cinesi di raggiungere una autarchia tecnologica.
- Dall’altra, anche il clima europeo è cambiato (a prescindere dalle pressioni americane) perché sempre più l’UE vede la sovranità digitale come unico orizzonte possibile per restare competitiva. I fondi del recovery fund serviranno anche a questo.
- Terzo tassello: l’Europa purtroppo non agisce all’unisono su questi fronti, seguendo diversi interessi nella misura in cui conviene a ciascun Paese anche mantenere rapporti commerciali con la Cina, nella “via della seta”.
- L’Italia in particolare sta tentando in questi giorni una difficile sintesi tra opposti interessi. Il Governo – con incontri tra ministri in merito ai temi della sicurezza e il 5G – sta valutando o un bando delle tecnologie cinesi o un golden power applicato con più rigidità rispetto a quanto fatto finora, sui singoli contratti di fornitura, in modo da garantire più da vicino la sicurezza delle reti. Il 30 settembre è previsto l’incontro con Mike Pompeo, segretario di Stato degli Usa, proprio sul tema. L’orientamento italiano sembra quello di coordinarsi con l’Europa e al tempo stesso rendere più stringente il golden power, con “nuove iniziative che rafforzino il livello di protezione”, si legge in una nota di Palazzo Chigi.
In conclusione
Il quadro è insomma mutevole. Si può dire questo per ora: se la vediamo a lungo termine, è un enorme fallimento politico, strategico e tecnologico dell’Europa. Aziende europee come Nokia ed Ericsson erano leader mondiali e adesso rincorrono affannosamente. Tutti i provider europei, già col 4G, si sono “sposati” con ZTE e Huawei e avevano stretto accordi per il 5G. Secondo un rapporto Oxford Economics, Huawei è leader del 4G in Europa con il 29% di quota (seguono Nokia ed Ericsson), mentre Huawei e Zte dominano in modo netto in Italia sulla fibra.
Poi è bastato un tweet di Trump per cambiare direzione. E il tema da tecnologico è diventato politico. Perché nessun politico europeo prima di quel tweet aveva capito che da tempo che, parafrasando McLuhan, la tecnologia è politica?
L’Europa si trova in una posizione difficile. Rompere, anche parzialmente, con la Cina nel breve periodo sicuramente rallenterà l’adozione e lo sviluppo del 5G, come stimato da diversi analisi e dal governo UK.
Ma potrebbe essere passo necessario. Auspicabilmente, darà nuovi stimoli alla ricerca e all’industria europea. Se compri e non sviluppi, fra 10 anni non sarai più neanche in grado di comprare.
Data la difficoltà della sfida e il livello dei rischi, ma anche la posta in gioco, l’auspicio immediato è però un altro: che l’Europa cominci ad agire come una voce sola, sul piano geo-politico internazionale. La questione Cina e banda ultra larga è il grande campo di prova per riuscirci, per la prima volta finalmente.