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Come il semestre italiano può curare i mali dell’Agenda

Con aree rurali poco connesse, PMI analogiche e servizi di eGovernment inutilizzati, il nostro Paese ha un punto di vista privilegiato per suggerire a tutta l’Europa come continuare l’attuazione dell’Agenda digitale. Il semestre europeo dell’Italia è un’occasione unica non solo per provare a smettere di essere il “fanalino di coda” d’Europa, ma anche per dare contributi alla digitalizzazione degli altri Paesi europei

Pubblicato il 03 Giu 2014

Luca Gastaldi

Direttore dell'Osservatorio Agenda Digitale e dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano

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La Commissione europea ha recentemente emesso nuovi dati sullo stato di digitalizzazione dei Paesi membri. Ci sono buone e cattive notizie. Le buone notizie riguardano per lo più l’accesso a internet da parte dei cittadini:

· Il numero di persone che usa internet almeno una volta la settimana è aumentato dal 60% del 2010 al 72% del 2013.

· Le persone che non hanno mai usato internet sono calate di un terzo rispetto al 2010 e scenderanno probabilmente sotto il 15% entro il prossimo anno.

· La disponibilità di banda larga mobile è aumentata dal 26% di quattro anni fa al 59% di oggi.

· Le linee fisse con almeno 50 Mbps sono accessibili nel 62% delle abitazioni di cittadini Europei.

· Il 47% dei cittadini Europei fa shopping online (4 anni fa erano il 10% della popolazione Europea).

A me interessa tuttavia focalizzarmi sulle cattive notizie. Ci sono tre problemi che la commissione ha indicato come particolarmente critici:

· Aree rurali senza internet: solo il 18% delle abitazioni nelle aree rurali ha accesso alla banda larga ad alta velocità.

· PMI poco digitalizzate: solo il 14% delle imprese Europee con meno di 250 dipendenti vende online i propri prodotti o servizi e in tutta Europa non c’è un Paese che si avvicini all’obiettivo del 33% fissato per la fine del 2015.

· Servizi di eGovernment inutilizzati: nel 2013 solo il 42% della popolazione Europea ha usato servizi di eGovernment e se i tassi di utilizzo rimanessero quelli attuali sarà molto difficile raggiungere l’obiettivo del 50% fissato per la fine del 2015.

Qui entra in gioco l’Italia. Il nostro, infatti, è un paese rurale, fatto quasi esclusivamente da PMI e con molti margini di miglioramento in tema di eGovernment. Insomma: incarniamo alla perfezione i problemi che tutta l’Europa dovrà affrontare nel prossimo futuro. Dopo la pubblicazione dei dati della Commissione Europea si è alzato un coro unanime che ha denunciato per l’ennesima volta il ritardo nell’attuazione dell’agenda digitale italiana. Mi piacerebbe che ci fosse altrettanta lucidità, chiarezza e consenso nel comprendere la straordinaria occasione che non solo l’Italia ma l’intera Europa non deve lasciarsi scappare con il semestre Europeo che il nostro Paese si appresta a guidare.

Sarebbe opportuno che si parlasse (anche) di digitalizzazione delle PMI, connessione delle aree rurali e accelerazione dell’eGovernment nell’incontro che si terrà a Venezia il prossimo 8 luglio. La commissaria Kroes è ovviamente sensibile su questi temi e si aspetta dal nostro governo indicazioni su come colmare gap che sono percepiti in tutta Europa. A questo proposito è importante ricordare che:

· L’accesso a internet delle aree rurali deve essere promosso con opportuni finanziamenti ma è molto difficile per imprese e PA orientarsi nella giungla di fondi comunitari, nazionali e regionali con cui sostenere questa e altre iniziative; spesso manca infatti la massa critica e le competenze necessarie a individuare, vincere e usare adeguatamente tali fondi.

· Le PMI rimangono analogiche perché non conoscono a pieno il valore dell’economia digitale; non sono chiari i cambiamenti necessari a digitalizzare i loro modelli di business e si fatica a trovare professionalità adeguate a gestire efficacemente tali cambiamenti.

· I servizi di eGovernment rimangono inutilizzati perché farraginosi e difficili da usare; come evidenziato in un recente rapporto della Commissione Europea, spesso sono il risultato di iniziative di sviluppo scoordinate, che non sfruttano a pieno le ultime soluzioni disponibili sul mercato.

Con aree rurali poco connesse, PMI analogiche e servizi di eGovernment inutilizzati, il nostro Paese ha un punto di vista privilegiato per suggerire a tutta l’Europa come continuare l’attuazione dell’agenda digitale. Il semestre Europeo dell’Italia è un’occasione unica non solo per provare a smettere di essere il “fanalino di coda” d’Europa, ma anche per dare contributi alla digitalizzazione degli altri Paesi Europei.

Cerchiamo di non sprecare anche questa occasione.

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