Da anni si cerca di realizzare un coordinamento “forte” tra le varie strutture ICT della Pubblica Amministrazione Centrale. All’uopo furono istituite prima l’ AIPA, poi il CNIPA divenuto successivamente DigitPa e, oggi, l’ AGID.
I risultati finora conseguiti non sono stati obiettivamente incisivi, in quanto l’autonomia dei singoli Ministeri in termini di scelte e realizzazioni ICT resta notevole e i vari organismi di coordinamento non hanno mai avuto la forza “giuridica” per poter perseguire una politica ICT effettivamente comune.
Il progetto che ha portato i maggiori risultati è stato comunque quello del Sistema Pubblico di Connettività (SPC), in quanto ben definito dal Codice dell’ Amministrazione Digitale.
Tale progetto ha avuto successo in quanto ha e che ha permesso la creazione di una rete comune delle pubbliche Amministrazioni Centrali; ma già il passo successivo, ovvero SPCcoop (la cooperazione applicativa), che dava le regole di interscambio dei dati all’ interno delle PA, non è riuscito a coordinare ed unificare in qualche modo le banche dati della PA.
Col Decreto del Fare (Articolo 16DL 69/2013), l’anno scorso si è tornati sul progetto di razionalizzare e coordinare al meglio le risorse ICT (i cosiddetti CED, Centri Elaborazione Dati) della PA italiana.
AGID sostiene infatti che In Italia sono attivi oltre 5.000 CED (tra amministrazioni centrali ed enti locali), ciascuno dei quali necessita di rilevanti costi fissi di gestione, sia in termini puramente economici, sia di utilizzo delle (poche) risorse umane specializzate.
Si propone pertanto la drastica razionalizzazione dei CED come obiettivo non procrastinabile, e che porta molteplici benefici. In primis, come già evidenziato, il conseguimento di economie di scala.
Ancora più rilevante sarebbe però l’impatto in termini di efficacia: la realizzazione di un’architettura cloud ( logica conseguenza del consolidamento) indurrebbe, infatti, un processo di standardizzazione dei servizi offerti all’utenza interna ed esterna alla PA.
Infatti è illogico ed antieconomico che ogni Amministrazione svolga più o meno gli stessi servizi delle altre, e che abbia il suo servizio di posta elettronica, di protocollo, di gestione del personale etc.; in una logica di consolidamento e di cloud , i singoli CED potrebbero “specializzarsi” e fornire ciascuno i propri servizi a tutte le PA.
Altri vantaggi sarebbero:
· Utilizzare i CED più attrezzati, ovvero più sicuri e affidabili;
· Agevolare l’adozione di soluzioni SOA (Service Oriented Architecture);
· Standardizzare l’hardware, i software di base e le applicazioni , nonchè le modalità stesse di gestione dell’ICT;
· Facilitare la cooperazione applicativa tra Amministrazioni. Anche il coordinamento delle banche dati dei singoli Ministeri infatti sarebbe oltremodo facilitato permettendo da un lato una maggiore integrazione e standardizzazione, dall’ altro un più facile accesso da parte dell’ utenza.
Questo piano è stato dettagliato nel documento “linee guida per la razionalizzazione della infrastruttura digitale della PA” dell’ AGID.
Dalle linee guida si deve passare però, e non è facile, alla realizzazione di tale processo di unificazione e standardizzazione.
La soluzione che viene suggerita agli organi competenti è quella di unificare tutte le Direzioni Sistemi Informativi dei Ministeri in un unico organismo.
Oggi ogni Direzione è incardinata in un Dipartimento, o è un ufficio alle dipendenze di una Direzione Generale; se fosse possibile “estrarre” tali Direzioni dai Ministeri e metterle alle dipendenze dirette di una entità separata (la Presidenza del Consiglio?) il coordinamento avverrebbe in maniera quasi automatica, in quanto i vari Direttori Generali dipenderebbero da un unico Capo Dipartimento che provvederebbe, coordinandosi con l’ AGID, ad emanare le linee guida operative, le politiche di sviluppo ICT e le funzionalità stesse di tutte le Direzioni S.I. e, quindi, di tutte le Amministrazioni.
Altro beneficio sarebbe quello di poter realizzare una unica stazione appaltante che, coordinandosi con CONSIP, potrebbe realizzare economie di scala acquisendo centralmente tutti i beni e servizi necessari ai vari CED.
La stessa soluzione è stata realizzata con gli UCB (Uffici centrali di Bilancio), che, pur dislocate fisicamente e svolgendo compiti di ragioneria nelle varie Amministrazioni, sono composti da personale del MEF ed afferiscono allo stesso Ente.
Ultimo beneficio sarebbe anche quello di poter razionalizzare anche l’ impiego del personale, spostando a secondo delle necessità contingenti e dello skill professionale le risorse all’ interno dei vari CED.