La banda ultralarga consiste nella capacità delle reti di inviare dati ad altissima velocità, equivalente ad almeno 100 Mbps (definita “ultra fast broadband” nell’Agenda Digitale Europea) o ad almeno 30 Mbps (“fast broadband”). L’Italia porta avanti un piano strategico per la banda ultra larga, lanciato a marzo 2015. Attraverso siti dedicati, è possibile verificare la copertura della banda ultralarga al proprio indirizzo di casa, in tutte le regioni e province. Qui facciamo chiarezza su come funziona la banda ultra larga, le implicazioni per Infratel Italia, Telecom, Open Fiber e per gli altri operatori.
Ad un anno dalla sottoscrizione della convenzione anche del terzo bando Infratel per la banda ultra larga, con l’apertura di oltre 2600 cantieri ed il completamento di quasi 600 interventi, il Piano Banda Ultra Larga sta entrando nel vivo, e con esso la diffusione della fibra nelle case degli italiani. L’emergenza covid-19 ha mostrato tutta l’importanza di una copertura di rete performante e capillare, e riacceso i riflettori sulla possibile creazione di una società delle reti, sul lancio dei bandi per le aree grigie e sui voucher per gli abbonamenti per scuole e famiglie.
Cos’è il piano banda ultralarga nazionale
All’interno del Piano sono coordinate le politiche in materia di sviluppo della fibra ottica, elaborate dal governo secondo gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. In particolare, il piano definisce le linee guida delle iniziative pubbliche finalizzate alla realizzazione delle infrastrutture a banda ultra larga nel periodo che va dal 2014 al 2020, stabilendo di coprire l’85% della popolazione a 100 Mbps e tutti cittadini con connettività di almeno 30 Mbps.
Le risorse disponibili sono 3,6 miliardi di euro.
Così come il precedente Piano Banda Larga del 2009, il Piano Banda Ultra Larga viene attuato da Infratel, società in-house del ministero dello Sviluppo economico, il cui principale obiettivo è promuovere la realizzazione e l’integrazione di infrastrutture che offrono servizi internet a banda larga nelle aree a fallimento di mercato, dette aree bianche in sede europea e declinate nei cluster C e D in Italia.
Gli interventi finanziati da Infratel per la banda ultra larga in Italia (tabella regioni italiane)
Dall’inizio della propria azione ad oggi, Infratel ha finanziato quasi 4000 interventi: tra questi, oltre 3.500 risultano già realizzati, 326 pianificati e 166 in via di realizzazione. La maggior parte di essi è stata realizzata in Veneto (400), Toscana (332) e Campania (290). La Sardegna risulta la regione con il maggior numero di interventi in via di realizzazione (44) e quella con il maggior numero di interventi pianificati (50), insieme a Sicilia (47) e Puglia (45).
Tab. 1: Interventi finanziati tramite Infratel per regione
Regione | Status | Totale | ||
---|---|---|---|---|
In realizzazione | Pianificato | Realizzato | ||
Abruzzo | 14 | 26 | 189 | 229 |
Basilicata | 17 | 30 | 47 | |
Calabria | 19 | 14 | 276 | 309 |
Campania | 7 | 35 | 290 | 332 |
Emilia-Romagna | 3 | 33 | 159 | 195 |
Friuli-Venezia Giulia | 1 | 21 | 22 | |
Lazio | 4 | 8 | 247 | 259 |
Liguria | 1 | 14 | 15 | |
Lombardia | 3 | 6 | 264 | 273 |
Marche | 2 | 12 | 189 | 203 |
Molise | 8 | 99 | 107 | |
Piemonte | 11 | 211 | 222 | |
Puglia | 17 | 45 | 180 | 242 |
Sardegna | 44 | 50 | 287 | 381 |
Sicilia | 4 | 47 | 254 | 305 |
Toscana | 25 | 5 | 332 | 362 |
Umbria | 1 | 22 | 60 | 83 |
Veneto | 4 | 4 | 400 | 408 |
Totale complessivo | 166 | 326 | 3502 | 3994 |
Fonte: elaborazione I-Com su dati Infratel
Verificare la copertura di banda ultra larga e fibra ottica nazionale nelle diverse regioni
La copertura in banda a 30 Mbps, secondo il sito del ministero dello Sviluppo economico bandaultralarga.italia.it, raggiunge il 66% della popolazione (ultimi dati disponibili riguardano il 31 dicembre 2019). La velocità ad almeno 100 Mbps è disponibile per il 20,3% degli abitanti.
Il sito Agcom maps.agcom.it, con dati di giugno 2019, aggiungono che appena il 38,2% è coperto da una rete con capacità uguale o superiore ai 100 Mbps, mentre la copertura da 1 Gbps in su raggiunge circa il 15,5% della popolazione. L’Adsl il 95,1%. Sono dati “hi-resh”, quindi molto puntuali a livello di indirizzo civico.
Dati statistici “Desi” a livello censuario sono invece più generosi, con una copertura 30 Mbps del 77,5%, 100 Mbps 61%, 1 Gigabit 30%.
Per verificare la propria copertura banda ultralarga, il modo più semplice è inserire il proprio numero di telefono o indirizzo sul sito dell’operatore scelto e vedere la risposta. Se non è soddisfacente, occorre cambiare operatore. Il sito ufficiale per verificarlo è http://bandaultralarga.italia.it/verifica-indirizzo. Tuttavia, i singoli operatori potrebbero avere dati più aggiornati circa la propria rete.
Le gare BUL e il ruolo di Open Fiber sul piano banda ultralarga
Come noto, Open Fiber si è aggiudicata tutti i lotti di tutti e tre i bandi. La prima gara, che prevedeva 5 lotti per la progettazione, costruzione e gestione della rete di accesso in 3.043 Comuni di Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, richiedeva la copertura di 4,6 milioni di unità immobiliari, di cui almeno 1,4 milioni in banda a 100 Mbps. Open Fiber si è impegnato a connetterne 4,2 milioni in FTTH, con potenzialità fino ad 1 Gbps, e le restanti in banda ≥ 30 Mbps (in tecnologia FWA, una modalità che consente di connettere i clienti finali in wireless con prestazione simili a quelle via cavo).
Il secondo bando prevedeva 6 lotti comprendenti 3.710 Comuni, distribuiti in 10 regioni (Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta) e nella Provincia Autonoma di Trento. Si richiedeva complessivamente la copertura di 4,7 milioni di unità immobiliari, di cui almeno 1,1 milioni in banda a 100 Mbps. Anche in questo caso, Open Fiber ha alzato l’asticella, impegnandosi a connetterne 3,5 milioni in FTTH e la restante quota tramite FWA.
Il terzo bando, indirizzato a Sardegna, Puglia e Calabria, è stato assegnato a dicembre 2018 a fronte di un’offerta di circa € 103 milioni totali. La concessione tra Infratel e Open Fiber è stata firmata ad aprile 2019. L’intervento prevede il collegamento di oltre 317 mila unità immobiliari in 959 comuni, con completamento lavori previsto entro tre anni dalla firma del contratto.
L’infrastruttura realizzata tramite i 3 bandi, che insiste sui cluster C e D (le aree che figurano a diverso titolo come a fallimento di mercato), rimarrà per 20 anni in capo a Open Fiber, il quale opererà esclusivamente in modalità wholesale, affittando la propria rete in fibra agli altri operatori. Questi ultimi porteranno la connessione fino dentro casa dell’utente, e sono quelli con cui famiglie e imprese sottoscriveranno il proprio contratto di abbonamento.
I cantieri già aperti e in corso di apertura
A febbraio è stato presentato l’aggiornamento del Piano di Sviluppo della Banda Ultra Larga per l’anno 2020 da parte di Infratel, che prevede il cablaggio di 6.322 comuni nelle 20 regioni italiane. L’ad Bellezza ha sottolineato il ritardo rispetto ai progetti iniziali ed ha posto come obiettivo dell’anno solare il collaudo di almeno 800 comuni.
Per quanto concerne la fibra, al 15 aprile risultano in progettazione o in attesa di permessi circa 3700 comuni, mentre sono giunti a quota 2630 quelli in cui i cantieri sono stati avviati. Il dettaglio di questo secondo insieme mostra oltre 2000 comuni con lavori in esecuzione, 408 comuni con lavori terminati e 188 comuni con infrastrutture collaudabili (ovvero che, oltre ad essere terminati, hanno reso disponibile il Punto di Consegna Neutro, PCN). I comuni con servizi di connettività disponibili per la vendita (che hanno passato il collaudo e che quindi sono pronti) ammontano a 116 (sono indicati in tabella come sottoinsieme dei comuni collaudabili).
Le regioni con il maggior numero di comuni con linee vendibili sono Sicilia (24) Abruzzo 16) e Lombardia (16).
Quelle con più cantieri in esecuzione sono la stessa Lombardia (309 comuni in lavorazione, cui si aggiungono 43 comuni con lavori terminati ed altri 26 collaudabili), Piemonte (295 in lavorazione, oltre a 70 cantieri completati e 5 collaudabili) e Veneto (190 in lavorazione, 48 completati e 10 già collaudati e disponibili alla commercializzazione).
Tab 2. Status progetti in fibra
Per quanto concerne la connessione in FWA (Fixed Wireless Access, una commistione tra fibra e connettività senza fili), il Piemonte risulta in testa per numero di interventi completati (107 comuni), seguito dal duo Lombardia (99) e Sicilia (94). Quelle con il numero minore di interventi previsti e cantieri autorizzati sono Calabria, Puglia e Sardegna, sia per l’FWA e che per la fibra, poiché incluse nel terzo bando, la cui convenzione è stata approvata ad aprile 2019. I comuni con cantieri in esecuzione sono 173, mentre gli altri interventi (oltre 6700) sono in progettazione o in attesa di autorizzazioni.
Poiché gli interventi sono organizzati per n. civico coperto, i due elenchi risultano sovrapponibili, pertanto gran parte dei comuni sono interessati sia da infrastrutturazione in fibra sia da interventi di copertura in modalità FWA.
Tab 3. Status progetti in FWA
Lavori Completati | In Esecuzione | In progettazione o in attesa di autorizzazioni | Totale complessivo | |
---|---|---|---|---|
Piemonte | 107 | 26 | 1073 | 1206 |
Lombardia | 99 | 2 | 1413 | 1514 |
Sicilia | 94 | 3 | 293 | 390 |
Emilia-Romagna | 65 | 38 | 237 | 340 |
Lazio | 60 | 3 | 307 | 370 |
Campania | 59 | 16 | 471 | 546 |
Veneto | 56 | 20 | 503 | 579 |
Toscana | 54 | 6 | 208 | 268 |
Friuli-Venezia Giulia | 29 | 13 | 174 | 216 |
Basilicata | 22 | 3 | 106 | 131 |
Liguria | 17 | 9 | 209 | 235 |
Marche | 12 | 13 | 210 | 235 |
Abruzzo | 11 | 1 | 180 | 192 |
Umbria | 9 | 15 | 68 | 92 |
Valle d’Aosta | 8 | 1 | 65 | 74 |
Molise | 7 | 129 | 136 | |
Trentino-Alto Adige | 4 | 4 | 209 | 217 |
Calabria | 373 | 373 | ||
Puglia | 253 | 253 | ||
Sardegna | 303 | 303 | ||
Totale complessivo | 713 | 173 | 6784 | 7670 |
I piani di cablatura di OF e la possibile integrazione con la rete Tim
Parallelamente, Open Fiber sta portato avanti anche la copertura in fibra anche delle unità immobiliari comprese nei cluster A e B – ovvero quelli dove sono o saranno presenti altri operatori – e che quindi vengono finanziati da risorse private. In queste aree si dovrebbe arrivare alla complessiva cablatura di 271 città, raggiungendo oltre 9,5 milioni di unità abitative.
I piani di copertura di OF e della stessa Tim dipenderanno in larga parte anche dall’annosa questione della rete unica, tornata alla ribalta con l’emergenza covid-19. Proviamo a fare un “breve” recap delle puntate precedenti.
La proposta per la creazione di una società della rete separata da Tim, ma di fatto controllata al 100% (sostenuta da Vivendi e presentata dal precedente ad, Amos Genish) non è stata valutata positivamente da Agcom. Al contempo, il precedente Governo ha mostrato in più occasioni il proprio interesse per una società unica della rete, quindi comprendente l’eventuale rete separata di Tim insieme a quella di OF e quella di altri operatori. L’idea era sostenuta anche dagli americani di Elliott, tuttavia i sindacati (e lo stesso Franco Bernabè) ritenevano che la completa separazione della rete fosse un danno per Tim (e ciò appare verosimile per operatività, costi e futura integrazione tra fisso e mobile col 5G).
Tra le altre opzioni in campo si annoverano la fusione (ovvero l’acquisto di OF da parte di Tim) o la sottoscrizione di altro tipo di accordi societari (che accrescano i ricavi di OF e diminuiscano la necessità per Tim di investire in fibra).
A giugno 2019, circa 6 mesi dopo l’ingresso di Gubitosi alla guida di Tim, l’ex incumbent ha sottoscritto con Cdp ed Enel un accordo di confidenzialità finalizzato a valutare possibili forme di integrazione delle reti in fibra ottica di Tim e Open Fiber, anche attraverso “operazioni societarie”. Sul fronte Open Fiber, però, l’ad di Enel Starace aveva espresso il proprio dissenso su eventuali “accrocchi societari”. Lo stesso Starace, a febbraio 2020, ha dichiarato al giornale tedesco Börsen Zeitung di non sentirsi pressato dalla politica a vendere, mentre solo pochi giorni dopo il Ministro Gualtieri ha apertamente espresso il proprio favore, e quello del Governo, verso una “infrastruttura integrata, aperta a tutti gli operatori e non discriminatoria”.
Solo qualche settimana prima, Tim aveva ricevuto l’offerta non vincolante dal fondo di private equity Kkr per la propria rete secondaria (dai cabinet fino a casa dei clienti). Il piano intendeva valorizzare questa parte di rete per finanziare la sostituzione del rame con la fibra, prevedendo la costituzione di una newco (denominata FiberCop). A ciò si è aggiunta la prospettiva di integrare, in un secondo momento, la rete di Tim con quella di Open Fiber. Ma qui i nodi sono “tornati” al pettine, in particolare rispetto al valore della rete di OF, che aumenterebbe molto una volta terminato il piano di cablatura, e soprattutto sulla governance.
Gubitosi, forte anche degli ottimi risultati conseguiti nel 2019 (riduzione del debito di 1,4 miliardi, ritorno dell’utile a quota 1,3 miliardi e distribuzione di un dividendo dopo oltre 6 anni), ritiene che Tim debba rimanere al timone dell’infrastruttura, anche dopo l’eventuale integrazione. “Forse potremmo considerare qualche eccezione per le aree bianche” ha chiosato l’ad di Tim.
Starace, al contrario, ha dichiarato che qualsiasi proposta di integrazione dovrebbe necessariamente vedere Telecom Italia rinunciare al controllo dell’asset, perché́ altrimenti non potrebbe superare il vaglio dell’antitrust europeo. In ogni caso, secondo l’ad di Enel, la discussione non dovrebbe entrare nel vivo prima di 12 mesi. Stay tuned.
I frutti dell’intervento pubblico nella banda ultra larga (tabella 2018 – 2021)
A giugno 2019, in seguito al monitoraggio delle consultazioni per le Aree Grigie e Nere, funzionali alla pubblicazione dei relativi bandi per l’infrastrutturazione ultra broadband, Infratel e il Mise hanno pubblicato i propri dati di copertura aggiornati. A tal proposito, è importante notare come gli indici di copertura risultino più bassi rispetto a quelli presentati in altre sedi (ad esempio l’Indice DESI della Commissione Europea, che indica il tasso di copertura in % sul n. di famiglie). Questo di Mise e Infratel, in particolare, è calcolato sulla base del numero di unità immobiliari (UI) raggiunte rispetto ad un totale di 36,5 milioni UI identificate.
I dati Infratel – Mise mostrano inoltre i progressi che dovrebbero essere raggiunti, anno dopo anno, secondo quanto dichiarato dagli operatori privati. La consultazione di marzo 2017, su cui erano basate le proiezioni precedenti, è stata quindi aggiornata, verificando da un lato la copertura effettiva rispetto a quella precedentemente dichiarata, e dall’altra raccogliendo le previsioni di investimento per i prossimi anni, fino al 2021. Per quanto concerne la copertura effettiva, avevamo già analizzato i dati qui (era il 78% di quanto atteso).
Rispetto alla nuova copertura, sia attuale sia stimata per i prossimi anni, i dati sono riportati nelle tabelle 4 e 5.
In questa classificazione, in accordo alla nomenclatura utilizzata dalla Comunità Europea–DG Competition, il Mise ha suddiviso i collegamenti in NGA (Next Generation Access), che indicano una velocità di connessione in download di almeno 30 Mbps, e NGA-VHCN (Very High Capacity Networks), cioè dotati di una velocità di connessione notevolmente maggiore di 100 Mbps in download, che può raggiungere 1 Gbps. Si osserva inoltre come, a tal proposito, il Berec abbia recentemente lanciato una consultazione volta ad aggiornare tali parametri, portandoli ad una velocità di download di almeno 1 Gbps, e di upload di almeno 200 Mbps.
Tornando ai risultati, i dati aggiornati mostrano come la copertura a 30 Mbps (NGA) di tutta la popolazione italiana sia stata rimandata al 2021, attestandosi a quota 74,3% a fine 2019 e al 96% a fine 2020 (covid permettendo).
Tab. 4. Copertura NGAN (2018 – 2021)
2018 | 2019 | 2020 | 2021 | |
---|---|---|---|---|
Puglia | 81,5% | 87,4% | 93,2% | 100,0% |
Liguria | 74,9% | 77,8% | 99,9% | 100,0% |
Calabria | 72,5% | 79,0% | 86,9% | 100,0% |
Sicilia | 69,3% | 86,5% | 98,0% | 100,0% |
Campania | 64,7% | 80,5% | 97,1% | 100,0% |
Basilicata | 63,1% | 93,7% | 97,4% | 100,0% |
Umbria | 62,2% | 85,0% | 99,9% | 100,0% |
Sardegna | 60,3% | 79,3% | 87,7% | 100,0% |
Lombardia | 59,5% | 69,9% | 95,4% | 100,0% |
Italia | 58,0% | 74,3% | 96,0% | 100,0% |
Piemonte | 56,7% | 68,0% | 99,7% | 100,0% |
Lazio | 50,6% | 78,0% | 96,7% | 100,0% |
Toscana | 50,5% | 74,3% | 97,1% | 100,0% |
Emilia Romagna | 48,9% | 69,4% | 96,3% | 100,0% |
Veneto | 48,6% | 62,4% | 97,5% | 100,0% |
Friuli Venezia Giulia | 45,6% | 64,1% | 97,7% | 100,0% |
Marche | 45,2% | 73,8% | 99,7% | 100,0% |
Abruzzo | 43,9% | 73,9% | 98,3% | 100,0% |
Bolzano | 35,2% | 38,4% | 39,6% | 41,3% |
Valle d’Aosta | 31,8% | 47,8% | 98,6% | 100,0% |
Trento | 28,2% | 46,2% | 99,3% | 100,0% |
Molise | 25,7% | 65,4% | 98,0% | 100,0% |
A livello regionale, nel 2018 la Puglia risultava quella maggiormente coperta in termini unità immobiliari (81,5%), seguita da Liguria (74,9%), Calabria (72,5%) e Sicilia (69,3%). Nel complesso, le UI coperte sul territorio italiano ammontavano al 58%. Ben 8 regioni si trovavano sotto la soglia del 50%, tra cui sorprendentemente anche l’Emilia Romagna (48,9%) e il Veneto (48,6%).
Rispetto alle previsioni, fatte salve Calabria, Sardegna e la Provincia autonoma di Bolzano, gran parte delle regioni dovrebbe presentare, già nel 2020, oltre il 90% di UI coperte ad almeno 30 Mbps, per raggiungere quasi uniformemente il 100% delle UI nel 2021 (a parte la citata provincia bolzanina, che comprende 116 comuni).
Tab. 5. Copertura VHCN (2018 – 2021)
2018 VHCN | 2019 VHCN | 2020 VHCN | 2021 VHCN | |
---|---|---|---|---|
Friuli Venezia Giulia | 5,2% | 21,9% | 50,3% | 90,9% |
Veneto | 11,1% | 24,6% | 55,6% | 84,4% |
Trento | 29,7% | 31,8% | 76,4% | 78,0% |
Molise | 0,0% | 38,6% | 64,5% | 68,5% |
Lazio | 11,9% | 40,4% | 57,3% | 65,2% |
Marche | 4,5% | 28,8% | 52,8% | 61,7% |
Valle d’Aosta | 29,7% | 15,6% | 57,1% | 60,6% |
Piemonte | 9,6% | 32,8% | 58,7% | 60,5% |
Umbria | 22,3% | 44,7% | 58,1% | 60,3% |
Lombardia | 16,1% | 29,3% | 53,5% | 58,5% |
Liguria | 22,3% | 32,3% | 53,6% | 57,8% |
Emilia Romagna | 14,5% | 33,5% | 53,2% | 57,7% |
Toscana | 11,3% | 30,7% | 47,7% | 53,2% |
Italia | 12,1% | 28,0% | 45,4% | 53,2% |
Abruzzo | 6,9% | 29,7% | 45,4% | 49,6% |
Campania | 17,1% | 28,6% | 37,7% | 41,0% |
Sicilia | 14,2% | 27,8% | 35,2% | 38,7% |
Basilicata | 2,0% | 26,8% | 30,0% | 33,0% |
Puglia | 6,4% | 12,7% | 15,5% | 23,3% |
Sardegna | 5,8% | 8,4% | 10,1% | 20,1% |
Bolzano | 17,9% | 18,0% | 18,1% | 18,8% |
Calabria | 3,9% | 7,3% | 8,9% | 15,0% |
Relativamente alla copertura VHCN (maggiore di 100 Mbps fino a 1 Gbps), nel 2018 le UI coperte in Italia erano il 12,1% del totale. La regione più cablata risultava la Val d’Aosta (insieme alla Provincia di Trento, entrambe attestate a quota 29,7% di UI raggiunte), seguita da Liguria e Umbria (22,3%). Le regioni meno coperte risultavano il Molise (nessuna UI collegata), la Basilicata (2%) la Calabria (3,9%) e le Marche (4,5%).
Le proiezioni degli operatori indicano il raggiungimento del 53,2% delle UI entro il 2021, che configurerebbe un ottimo risultano in particolare per le regioni del Nord e Centro Italia, con il Friuli a quota 90,9%, il Veneto all’84,4%, il Lazio al 65,2% e le Marche al 61,7%. Meno rosea la situazione per le regioni del sud che, Molise (68,5%) a parte, presenterebbero tutte valori al di sotto de 50% delle UI. Inoltre, poiché queste proiezioni comprendono una somma degli interventi pubblici e privati, sembrerebbe opportuno un aggiornamento delle stime alla luce dei ritardi accumulati prima e durante la fase delle restrizioni per covid-19.
Connessioni a 1 Gbps nelle aree strategiche
Le proiezioni relative alla diffusione delle connessioni fino a 1 Gbps sono fondamentali anche in considerazione della Comunicazione della Commissione Toward a Gigabit Society, che ha posto l’obiettivo di alzare i livelli di connettività previsti nel 2010 dall’Agenda Digitale (allora si parlò di 30 Mbps per tutti e di 100 Mbps per almeno il 50% della popolazione entro il 2020): il nuovo orizzonte temporale è il 2025, il nuovo traguardo è coprire tutta la popolazione a 100 Mbps, arrivando fino ad 1 Gbps in aree strategiche come scuole, stazioni, aeroporti, ospedali e lungo le grandi vie di comunicazioni.
Se gli obiettivi di connettività somigliano sempre più all’utopia di Galeano, che si allontana di un passo per ogni passo compiuto, è anche importante continuare a muoversi verso questi orizzonti, capaci di trasformare continuamente e profondamente le attività economiche e sociali.
Piano banda ultra larga fase due in tempo di covid
L’obiettivo del Gigabit simmetrico è stato approcciato dalla fase due del piano banda ultralarga, messo in consultazione lo scorso anno (aprile 2018). Il documento riguardava l’intervento pubblico nelle aree grigie, particolarmente cogente poiché in queste aree risiedono la maggior parte delle imprese (ne abbiamo già parlato qui).
Sul fronte dei nuovi bandi, in attesa di quelli per le aree grigie (obiettivo dichiarato: lanciare le gare entro l’estate), Infratel ne ha pubblicato uno per la sottoscrizione di un accordo quadro finalizzato alla copertura in fibra ottica di 66 comuni in 5 regioni (Abruzzo, Toscana, Calabria, Puglia, Sardegna). L’ammontare è di 13 milioni per un unico lotto, da completare in 36 mesi.
Per quanto concerne i voucher per la sottoscrizione di abbonamenti in banda ultralarga, approvato a luglio 2019 quello per l’Innovation Manager nelle Pmi (75 milioni di euro per gli anni 2019, 2020 e 2021), a marzo 2020 il Cobul ha previsto lo sblocco di 200 milioni di euro per la connessione di oltre 40.000 plessi scolastici con collegamenti in fibra ottica. La palla ora dovrebbe passare ad Infratel e al consorzio Garr per coordinare le regioni nello sviluppo del Piano di Intervento. L’obiettivo dichiarato è fornire gratuitamente alle scuole la connettività in banda ultra larga per 5 anni.
(Ecco un aggiornamento di agosto 2020 sui voucher o bonus internet e pc).
Sul fronte imprese, Open Fiber ha autonomamente deciso di abbassare il prezzo di accesso di 60 euro per l’attivazione della linea Ftth, e di portare il costo dell’allaccio da 260 a 110 euro: sconti che gli operatori di Tlc potranno a loro volta trasferire sui clienti finali.
Infine, per fare fronte all’emergenza covid-19, Tim e Infratel Italia hanno intensificato l’intervento previsto per le aree bianche oggetto di intervento diretto da parte di Infratel (quindi non in concessione). Ad oggi sono stati già realizzati collegamenti in 241 comuni, che diventeranno 310 entro maggio grazie all’attivazione di oltre 1.600 cabinet da parte dell’ex-incumbent. La nuova road map velocizza i lavori per la consegna delle dorsali in fibra ottica da parte di Infratel Italia e la successiva realizzazione dei rilegamenti fino agli armadi stradali e l’installazione delle componenti di elettronica da parte di Tim.
L’elenco completo dei comuni interessati dall’intervento è disponibile qui