Portare Spid alla maturità, rendendolo davvero centrale per l’accesso ai servizi digitali pubblici (e privati) e ottimizzandone le potenzialità, anche in termini di veicolo e certificatore di dati.
E poi comprendere quali requisiti debba soddisfare la Casa Digitale del Cittadino, l’ambiente personalizzato per il cittadino che può rendere concreta l’idea per cui è finalmente l’amministrazione pubblica ad andare verso il cittadino e non viceversa, dagli sportelli digitali (virtualmente nello spazio della PA) alla casa digitale (ambiente virtuale proprio di ciascuno).
Questi i due temi su cui si sono focalizzate le riflessioni della tappa romana di “#Comuninnovano”, un percorso di confronto e di scambio di esperienze tra gli assessori all’innovazione dei comuni italiani(1), che ha visto la partecipazione, oltre che dei comuni, anche del Capo Dipartimento della Funzione Pubblica, del direttore generale di AgID, del team digitale del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale Diego Piacentini, di rappresentanti dell’Anci, della responsabile per l’agenda digitale della Regione Lazio.
Ecco qualche dettaglio sulle riflessioni della giornata.
Spingere Spid verso la maturità
Le valutazioni si sono sviluppate intorno a tre temi:
- Come migliorare e velocizzare l’adozione di SPID da parte dei Comuni?
Qui la ricetta principale sembra quella di partire dalle esperienze dei Comuni di più grandi dimensioni (tendenzialmente, i capoluoghi delle città metropolitane) per trasferirle e riutilizzarle nel contesto dei Comuni di minore dimensione.
- Come aumentare la diffusione di SPID?
Il raggiungimento rapido di una diffusione elevata sembra una delle condizioni critiche per il successo di Spid. In assenza di iniziative che forzano verso l’adozione di Spid (come sono state la Carta del docente e l’app per i diciottenni) la media mensile di acquisizione delle credenziali Spid è di circa 100mila. Una media non sufficiente per rendere irreversibile questo cambiamento. E certamente il salto di dimensione nella diffusione risiede nella capacità di coinvolgimento dei cittadini e dei service provider privati. Per questo sono state individuate tre principali linee di azione:
- affrontare il problema grave del basso livello di competenze digitali (in Italia soltanto il 44% della popolazione, secondo l’indicatore DESI della Commissione UE, ha un livello di competenza almeno basico) avviando iniziative di formazione sulla cultura digitale e di facilitazione digitale (vedi i Punti Roma Facile di recente costituzione nel comune di Roma);
- spingere sulla logica del switch-off, del passaggio forzato a Spid rendendolo unico sistema di accesso per i servizi digitali pubblici, magari partendo da quelli di nuova introduzione ma esplicitando chiaramente l’attuale compresenza di Spid e vecchi sistemi di autenticazione come “transizione breve” verso l’accesso unico con Spid e smartcard;
- definire nuove regole e nuovi meccanismi che favoriscano il passaggio verso Spid degli attuali autenticati ai servizi delle PA, primi fra tutti i dipendenti pubblici, salvaguardando naturalmente i livelli di sicurezza necessari;
- favorire l’ingresso di service provider privati, anche con l’utilizzo di ecosistemi di API e dati aperti.
- Dai Comuni all’amministrazione centrale: qual è la chiave per il successo di SPID?
La richiesta forte che viene dai Comuni verso la PA centrale è di individuare modelli di governance “distribuita”, a rete, per la realizzazione delle iniziative strategiche nazionali, a partire dalle piattaforme nazionali abilitanti (come ANPR)
La Casa digitale
Quando si parla di “casa digitale del cittadino”, e quindi di un ambiente personalizzato che realizza la centralità del cittadino perché si configura secondo le sue esigenze, si devono affrontare alcuni temi, che sono stati affrontati durante l’incontro di Comuninnovano che si è svolto a Roma, al Campidoglio:
- quale disegno e quali requisiti deve soddisfare?
Siamo chiaramente ancora ad uno stadio preliminare di progettazione della Casa, e certamente sarà una costruzione incrementale, lunga, in “beta permanente”, che si svilupperà partendo da fascicoli verticali che già sono in fase avanzata (come il fascicolo del contribuente).
- Quale relazione tra livelli territoriali e nazionali?
Il livello nazionale curato dal team digitale e da AgID predisporrà i sistemi di abilitazione (il sistema di avvisatura, gli standard implementativi, la catalogazione delle API) mentre la costruzione della Casa digitale, intesa come luogo virtuale personalizzato basato sull’accesso tramite Spid, sarà a cura delle amministrazioni (soprattutto locali e soprattutto grandi);
- Quale scenario costruire: una casa nazionale, più case digitali comunali?
La prospettiva è quella di più case di impulso territoriale pubblico (case digitali con la stessa aggregazione che si sta registrando su Spid, a livello di area vasta, di area metropolitana e in alcuni casi anche di area regionale) dove si dispongono servizi, dati e informazioni soprattutto a livello comunale, e di case digitali proposte dai privati, con servizi aggiuntivi e forse anche “verticali” per tipologia di esigenza.
Riflessioni da cui parte un gruppo di lavoro che punta a migliorare le sinergie e la collaborazione tra i comuni in questo ambizioso e fondamentale percorso di trasformazione digitale delle amministrazioni pubbliche locali.
(1) L’iniziativa, giunta al suo secondo appuntamento romano, è stata avviata dall’Assessorato Roma Semplice lo scorso ottobre in Campidoglio e nel corso dei mesi successivi è diventata periodica e itinerante facendo tappa su temi diversi a Bologna, Reggio Calabria e Milano.