In questa fase acuta di emergenza che stiamo vivendo, l’ICT gioca un ruolo determinante per il superamento delle enormi criticità legate alla pandemia, sia per quanto concerne la vita degli individui, sia per le attività delle aziende e della Pubblica amministrazione.
Droni sorveglianti, robot in corsia, analisi video real-time, wearable-IoT e teleconsulti da remoto, da semplici sperimentazioni per le reti di nuova generazione sono diventati strumenti per contrastare oggi una minaccia globale.
Tutto questo rappresenta una solida conferma della strategicità delle reti per il sistema Paese, in cui aziende, start up ma anche i singoli cittadini rivestono un ruolo centrale per portare ancora più valore al Paese attraverso le nuove tecnologie.
Il digitale per la ripartenza
Oggi sono numerosissime le aree nelle quali il digitale interviene a sostegno anche della ripartenza e dello sviluppo futuro: dallo smart working alle applicazioni di eGovernment, dalla telemedicina all’eLearning, ma anche eCommerce, remote banking, digitalizzazione della supply chain e della logistica, collaborazione a distanza, sino al video streaming nel consumer.
Di fatto nessuna di queste applicazioni è una novità. La novità è la necessità di farvi ricorso e quindi l’estensione prevedibile della loro adozione che, a fronte di un utilizzo non omogeneo, come è stato finora, dovrebbe diventare massiva generando una significativa accelerazione del processo di digital transformation del nostro Paese.
Ovviamente tutto ciò non è già disponibile, né immediato, per cui dobbiamo attendere una gradualità nell’adozione di queste soluzioni ICT, che a loro volta richiedono un forte impegno di system integration e cybersecurity, generando, inoltre, ritorni anche in tema di adozione di Cloud computing, IoT, big data, AI e in prospettiva 5G ecc.
L’accelerazione della digital transformation
Che si tratti di un processo che si sviluppa nel tempo, e non di una “fiammata” una tantum, lo dimostrano anche alcune stime distribuite di recente da uno dei più accreditati analisti internazionali, secondo cui a livello europeo nel 2020 assisteremo a una contrazione della spesa ICT del 4% (dopo una crescita del 3% nel 2019), a cui seguirà una sostanziale stabilità nella spesa nel 2021 e una nuova crescita dal 2022 in poi. A essere maggiormente penalizzata nel 2020 dovrebbe essere la spesa in hardware mentre il comparto software dovrebbe registrate una pur lieve crescita, a dimostrazione che l’attenzione alle applicazioni ICT a valore aggiunto è cruciale in questo periodo. Secondo quanto emerge dal comportamento degli utenti, collaborazione, cybersecurity e Cloud dovrebbero essere le aree nelle quali si concentra il maggior sviluppo della domanda.
Ciò che invece sta accadendo qui e ora è l’incremento nell’utilizzo della connettività sia essa di rete fissa o mobile, le cui prestazioni sono molto più “sollecitate” rispetto a qualche settimana fa, sia per l’aumento degli utenti in rete sia per le applicazioni utilizzate online.
Lo stress test delle nostre reti Tlc
Lo potremmo definire come un vero e proprio stress test quello che le nostre reti di telecomunicazione stanno affrontando in questo periodo. Smart working, gaming on line, streaming video, video conference, eLearning, telemedicina sono solo alcuni delle principali attività che stanno mettendo a dura prova le reti fisse e mobili del nostro Paese.
Dall’inizio della crisi dli operatori italiani hanno registrato in media un incremento superiore al 55% sulla rete fissa, e sulla rete mobile un incremento superiore al 30%. Questi numeri sono da imputare non solo all’aumento dell’utilizzo della rete, ma anche a nuovi abbonati che, prima di due/tre settimane fa, non avevano un collegamento broadband a casa o non avevano mai utilizzato servizi “bandivori” come il video streaming. Alcune delle principali piattaforme pay-OTT, infatti, nelle ultime due settimane hanno registrato incrementi pari a quelli registrati in un intero anno. Da analisi EY emerge che, a gennaio 2020, gli utenti che utilizzavano i servizi video streaming pay erano 13,8 milioni, quasi il 10% in più rispetto al trimestre precedente. Ad aprile 2020 ci aspettiamo dei tassi completamente stravolti e un’esplosione anche del numero di nuovi abbonati grazie all’ingresso di nuove piattaforme sul mercato.
Le reti ultraveloci
La tenuta delle nostre reti è frutto degli investimenti continui che gli operatori hanno realizzato nel corso degli ultimi anni. Durante il 2019, infatti, è continuata a crescere la copertura delle reti miste rame+fibra, raggiungendo oltre l’80% della popolazione, e in parallelo gli operatori infrastrutturali hanno intensificato le attività di scavo e deployment delle reti FTTH.
Infatti, secondo l’Osservatorio EY, a fine 2019 le Unità immobiliari che potevano attivare un servizio FTTH erano circa 6,8 milioni in oltre 200 comuni, oltre 2 milioni di unità immobiliari in più rispetto al 2018. Le attività di copertura FTTH non si sono concentrate solamente nei capoluoghi di provincia, ma si sono estese anche in tutti quei comuni non capoluogo (65% sul totale dei comuni FTTH) e di medie dimensioni (peso dei comuni con popolazione compresa tra 10.000 e 50.000 è del 45% sul totale dei comuni FTTH). Tali valori non comprendono le aree in concessione nelle quali la rete è in corso di realizzazione per conto dell’ente pubblico appaltatore.
Durante il 2019, la rete FTTH non è stato l’unica di nuova generazione a crescere in estensione e in numero di UI, anche le reti 5G hanno incominciato il loro percorso di copertura. A febbraio 2020, infatti, dall’analisi EY risultano raggiunte dai servizi 5G dieci grandi città e 28 piccoli comuni per un totale di popolazione coperta di poco inferiore al 10%.
È il 2020, però, l’anno delle reti ultra-performanti, dove si vedrà crescere in modo esponenziale la curva del numero di comuni coperti dalle reti FTTH, si prevede una cifra compresa tra gli 800 e i 1000 comuni FTTH, e un 5G che incomincerà ad essere fruibile per 10-12 milioni di persone (emergenza permettendo).