infrastrutture digitali

Reti veloci, così l’Italia vuole battere l’Ue sul tempo: missione 2026

Il Governo si è posto obiettivi ambiziosi in termini di connettività, ossia anticipare il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla Ue al 2026. Per farcela, sarà essenziale il PNRR. Dalla capacità di progettazione e gestione degli ingenti fondi emergerà la reale possibilità di ripresa del nostro Paese

Pubblicato il 19 Apr 2021

Silvia Compagnucci

vicepresidente di I-Com

tlc

È grazie alle reti di telecomunicazione che, durante la pandemia, abbiamo potuto continuare a lavorare, studiare, accedere alla formazione scolastica, mantenere vive le relazioni socio-economiche.

Proprio nella consapevolezza dell’importanza di queste infrastrutture, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao, nell’audizione del 18 marzo 2021, partendo dalla constatazione che le diseguaglianze e i divari territoriali sono risultati più evidenti durante la pandemia, che ammodernare le infrastrutture è un dovere dello Stato e che la connettività rappresenta un diritto, ha indicato obiettivi ancor più ambiziosi di quelli tracciati a livello di Unione europea per il 2030: ovvero assicurarne il raggiungimento fin dal 2026.

Gli obiettivi fissati per l’Italia nel contesto europeo

Consapevoli dell’assoluta rilevanza dello sviluppo del digitale quale volano di crescita per l’Unione, le istituzioni europee hanno fissato obiettivi di connettività molto ambiziosi. E infatti, se nella Comunicazione Gigabit Society del 2016 si prevedeva, per il 2025, per tutte le famiglie europee, nelle aree rurali e urbane, l’accesso a una connettività a Internet con un downlink almeno a 100 Mbps, potenziabile a velocità Gigabit, i nuovi obiettivi strategici annunciati il 9 marzo 2021 nella comunicazione “Bussola digitale 2030: la via europea per il decennio digitale” (COM(2021)118) hanno alzato la posta, prevedendo, per il 2030, che tutte le famiglie europee siano raggiunte da connessioni Gigabit.

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Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi fissati a livello europeo, nel 2015 è stata varata la Strategia nazionale che, per le connessioni a banda ultra larga si era prefissata l’obiettivo di avere entro il 2020 la sottoscrizione da parte di almeno il 50% della popolazione di servizi a più di 100 Mbps, attraverso un obiettivo di copertura per le reti ultraveloci ad oltre 100 Mbps per l’85% della popolazione e di portare il 100% della popolazione ad almeno 30 Mbps. A tal fine il territorio nazionale è stato diviso in 4 cluster di intervento a seconda del livello di intervento pubblico necessario per il conseguimento dell’obiettivo e in tre tipologie di aree (nere, bianche e grigie) a seconda delle scelte di investimento delle società di comunicazione elettronica.

Le linee di azione previste erano molteplici e si componevano di interventi sull’infrastruttura di rete, strumenti di sostegno allo sviluppo della banda ultra-larga dal lato dell’offerta e misure di sostegno allo sviluppo della banda ultra-larga dal lato della domanda.

I nuovi obiettivi italiani possono essere considerati molto sfidanti: lo stesso ministro Colao ha sottolineato come oggi la copertura Ftth raggiunga poco meno del 34% delle famiglie, con criticità che non riguardano soltanto l’infrastrutturazione, ma anche il grado di adozione. E infatti, i dati riportati dal ministro raccontano un Paese in cui nel 2020 il 39% del totale delle famiglie non ha attivato offerte di accesso a Internet su rete fissa e oltre 5,5 milioni di famiglie, il 21% del totale, usufruiscono di servizi Internet su rete fissa con velocità inferiore ai 30 Mbps.

In considerazione del ritardo accumulato rispetto alla tabella di marcia tracciata, frutto non solo degli ostacoli notoriamente frapposti da una burocrazia lenta e farraginosa, ma anche dell’emergenza sanitaria che ancora ci troviamo a fronteggiare, al fine di imprimere un’accelerazione al processo di infrastrutturazione, con il decreto-legge numero 76 del 2020 (convertito con legge numero 120/2020) sono stati introdotti diversi interventi di semplificazione per la realizzazione delle reti in fibra ottica per la banda ultra-larga e per l’installazione degli impianti di rete per le connessioni mobili, con particolare riferimento alle necessità di riconfigurazione delle reti mobili per il 5G. Una ulteriore semplificazione è stata introdotta con riferimento al dispiegamento delle reti in fibra verso scuole ed ospedali dal decreto-legge numero 183 del 2020.

Sempre nella logica di trainare lo sviluppo del digitale, lato domanda è stato avviato il Piano Voucher, gestito da Infratel, che, nel suo totale, ha un valore di circa 1.146.171.265 euro e i cui beneficiari sono, sia le famiglie con Isee sotto 20.000 euro per le quali è previsto un contributo 500 euro (200 euro per la connettività e 300 euro per Tablet o PC in comodato d’uso), sia quelle con un massimo di ISEE pari a 50.000, euro per cui si prevede un contributo di 200 euro per la connettività ad almeno 30 Mbps. Lato imprese, invece, il Piano stabilisce che quelle che richiedono una connettività banda ultra larga ad almeno 30 Mbps, beneficeranno di un contributo di 500 euro per tutte le tecnologie mentre, per le imprese che chiederanno connettività di almeno 1 Gbps, il contributo previsto è di 2.000 euro.

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Il digitale nel PNRR, il parere della Camera

In questo contesto generale, il piano Next Generation Eu, poderoso strumento finanziario messo in campo dall’Ue per far fronte alle gravissime conseguenze della pandemia e favorire la ripresa economica degli Stati membri, prevede che almeno il 20% degli investimenti sia destinato alla transizione digitale.

Il PNRR è in fase di redazione e sul punto, il 24 marzo scorso, la Commissione Trasporti della Camera ha approvato un parere – relatori Enza Bruno Bossio (PD) e Paolo Ficara (M5s) – nel quale, seppur nel generale apprezzamento della scelta di considerare la digitalizzazione come obiettivo trasversale a tutte le missioni del PNRR, sono stati operati una serie di rilievi tesi a sottolineare l’importanza di garantire un approccio unitario che consideri infrastrutture materiali e patrimonio immateriale (guardando in primis alla formazione delle competenze) e un sistema di governance chiaro ed efficace che garantisca una puntuale elaborazione dei progetti e ne monitori la realizzazione valutando i risultati sulla base di parametri collegati agli indicatori DESI che consentano, dunque, di misurare, nel tempo, i progressi registrati rispetto ai singoli indicatori.

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Reti di telecomunicazione

Al fine di accelerare il processo di copertura del Paese, il parere evidenzia l’importanza di adottare una soluzione basata su un mix di tecnologie in grado di garantire velocità Gigabit che privilegi l’impiego di connessioni FttH nelle aree più densamente popolate e che si avvalga di soluzioni FWA 5G o 5G nelle aree più remote dove è più oneroso e meno efficiente ricorrere a soluzioni fisse.

Quanto al dispiegamento della fibra ottica, il parere sollecita un’attenta mappatura, entro la prima metà del 2021, di tutti gli interventi pubblici e privati già in essere che consenta di individuare le zone rimaste scoperte da adeguata copertura e indirizzare le risorse del PNRR verso tali aree di priorità e l’adozione di ulteriori misure di semplificazione delle procedure autorizzatorie. Lo stesso parere invita inoltre a valutare l’opportunità di prevedere, eventualmente in associazione con Sistema pubblico di connettività, lo sviluppo di una rete “Edge-cloud” nazionale, la previsione di ulteriori misure di sostegno alla domanda di connettività e interventi specifici per le aree remote in una logica di superamento del digital divide.

Ampio spazio è riservato alle iniziative tese ad accelerare lo sviluppo del 5G e in particolare l’utilizzo di risorse del PNRR per sostenere la copertura di aree ad elevato interesse culturale come musei, siti archeologici, parchi e borghi storici (oltre che delle strutture sportive già indicate nel Piano) nonché per le reti ferroviarie ad alta velocità e autostrade e strade, la realizzazione di nuove torri FWA, 4G e 5G e di una rete di trasporto in fibra per il collegamento delle torri esistenti e di nuova realizzazione unitamente ai ponti radio di ultima generazione e l’adeguamento degli attuali limiti italiani sulle emissioni elettromagnetiche a quelli europei.

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La digitalizzazione della pubblica amministrazione

Rispetto all’annosa questione della digitalizzazione della PA il parere evidenzia l’importanza di sviluppare un sistema di piattaforme abilitanti che consentano una comunicazione once only nei rapporti tra imprese e cittadini e di accrescere gli investimenti per raggiungere la piena interoperabilità tra le banche dati delle pubbliche amministrazioni, anche in una logica di miglioramento della “qualità” dei dati detenuti dal settore pubblico.

Competenze digitali

In considerazione del fatto che l’ecosistema digitale, per affermarsi, necessita di specifiche competenze, il parere, partendo dalla constatazione del grave ritardo italiano, sottolinea la necessità di favorire la creazione di lauree triennali professionalizzanti, rafforzare i processi di aggiornamento professionale in una logica di re-skilling ed up-skilling nonché di acquisizione delle necessarie conoscenze in materia di cybersecurity.

Le iniziative da mettere in campo secondo l’Antitrust

Le reti hanno catalizzato anche l’attenzione dell’AGCM che, nella segnalazione inviata al Governo ai fini della redazione del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza, nella prima sezione, dedicata ai provvedimenti tesi a favorire gli investimenti in infrastrutture strategiche tra cui quelle digitali, ha sollecitato il recepimento del codice europeo delle comunicazioni elettroniche ed evidenziato l’importanza della concorrenza infrastrutturale per migliorare la qualità del servizio e della velocità e ridurre i prezzi.

L’azione del Governo, secondo l’AGCM, dovrebbe ricorrere a politiche pubbliche di sostegno alle reti di altissima capacità (Gigabit) per colmare il gap nelle aree grigie mediante l’individuazione di procedure competitive per l’assegnazione degli aiuti pubblici che privilegino modelli di investimento ispirati a una logica di competitività (valutando la possibilità di ricorrere all’utilizzo della leva fiscale o l’erogazione di incentivi economici con procedure competitive trasparenti e non discriminatorie che privilegino soluzioni che garantiscano a più co-investitori diritti strutturali di lungo periodo e l’erogazione di servizi wholesale-only) mentre nelle aree nere viene sottolineata l’importanza di preservare la concorrenza infrastrutturale e la pluralità delle reti di comunicazione e delle tecnologie disponibili.

Nella logica di accelerare il processo di infrastrutturazione l’AGCM ha posto l’accento sulla necessità di rimuovere gli ostacoli amministrativi ancora esistenti mediante semplificazione delle procedure di posa delle reti di TLC in aree pubbliche e demaniali gestite in concessione, introduzione di poteri sostitutivi nei casi in cui non sia previsto il silenzio assenso, previsione di sistemi di deflazione del processo amministrativo (meccanismi di risoluzione con fast track che garantisca la celere definizione dei contenziosi aventi ad oggetto i dinieghi ingiustificati da parte delle PP.AA.) e di meccanismi di conciliazione per la risoluzione delle controversie relative all’accesso presso i condomini per la posa delle reti in fibra ottica nonché la previsione di sanzioni amministrative nei casi in cui siano frapposti ostacoli ingiustificati.

Considerazioni specifiche sono state formulate rispetto alla gestione delle risorse frequenziali rispetto alle quali, da un lato è stata sottolineata la necessità di definire un quadro di regole certe e chiare, definite ex ante al fine di superare le attuali difformità tra operatori e blocchi di frequenze e, dall’altro, l’importanza di procedere alla tempestiva definizione dei canoni di rinnovo delle frequenze.

Rispetto ai limiti elettromagnetici, in considerazione del fatto che i nostri limiti nazionali, molto più stringenti di quelli europei, rischiano di ostacolare l’ingresso di nuovi operatori e favoriscono la proliferazione di nuove torri, essendo le possibilità di condivisione di tali asset molto ridotte, anche l’AGCM ha posto la questione della loro revisione, unitamente al ripensamento degli standard di misurazione alla luce delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti in via di adozione e all’adozione di una disciplina che assicuri l’effettività dell’azione delle ARPA regionali per la risoluzione di situazioni di inquinamento elettromagnetico dovuto al contributo di impianti esistenti e di impianti di nuova trasmissione.

Lato domanda, invece, l’AGCM propone di ridurre a 12 mesi il periodo di 24 mesi per il recesso e prevedere che il costo per il consumatore sia proporzionato al valore del contratto, con esclusione della possibilità di recuperare gli sconti promozionali già fruiti dal consumatore stesso, nonché di aggiornare i principi che governano la portabilità delle numerazioni sulle reti di TLC fissa, assicurando la mobilità tra fornitori, tecnologie e reti differenti e la gestione terza rispetto agli operatori. Rispetto al Piano Voucher, in considerazione delle criticità gestionali ad oggi esistenti, l’AGCM suggerisce la previsione di un sistema semplice e trasparente che limiti il beneficio a reti in grado di raggiungere una velocità di almeno 100 Mbps e privilegi il sostegno alla domanda per connessioni con tecnologia Gigabit.

Una sfida che non possiamo non vincere

Ci troviamo, dunque, in un momento cruciale per il futuro del Paese. Il processo di infrastrutturazione fatica a concludersi così come arranca ancora la definizione del quadro normativo – in particolare l’implementazione del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica – all’interno del quale il 5G e le nuove tecnologie devono svilupparsi ed essere implementate. Gli sforzi messi in campo sono ingenti ma la strada è ancora lunga soprattutto con riguardo al processo di maturazione della domanda, tassello indispensabile per garantire la piena affermazione dell’ecosistema digitale ed il ritorno degli enormi investimenti richiesti agli operatori per centrare gli obiettivi di connettività fissati a livello europeo e nazionale. In un contesto di generale difficoltà, esasperata dal difficile momento storico che stiamo attraversando, il PNRR, che ci consentirà di accedere alle ingenti risorse finanziarie messe in campo dall’UE, rappresenta un’occasione irripetibile.

La definizione di tale piano si trova ormai nelle fasi finali prima di essere sottoposto al vaglio della Commissione e da qui, dalla capacità di saper progettare, gestire e monitorare in maniera efficace ed efficiente l’impiego delle ingenti risorse finanziarie cui avremo accesso, emergerà la capacità del nostro Paese di avviare un percorso di ripresa e crescita resiliente e sostenibile.

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