vigili del fuoco

Covid, sale operative di soccorso interoperabili grazie alla ricerca europea

L’Ue, attraverso il finanziamento di progetti volti a migliorare l’interoperabilità nelle attività di salvataggio e di protezione civile, ha consentito alle autorità competenti di migliorare i loro sistemi di risposta in caso di emergenze complesse o su vasta scala, anche nel caso della pandemia covid-19

Pubblicato il 01 Giu 2020

Stefano Marsella

Ministero dell'Interno Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco*

Marcello Marzoli

Ministero dell'Interno Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Davide Pozzi

Ministero dell'Interno Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco

Roberto Setola

direttore Master Homeland Security, Università CAMPUS Bio-Medico di Roma

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Un effetto collaterale dell’impegno che l’Unione Europea ha profuso nella ricerca è l’aver creato le basi per rendere resilienti al Covid19 le sale operative coinvolte nelle emergenze complesse o in quelle di protezione civile. Nello specifico, tale adozione ha consentito di ridurre significativamente il numero di soggetti da dover fisicamente raccogliere all’interno delle sale crisi, pur conservando la capacità di gestione sinergica fra una pluralità di operatori che è fondamentale per la corretta gestione di ogni crisi.

L’adozione di uno standard di scambio dati può significare un grande passo avanti anche in termini di protezione degli operatori e continuità dei servizi di soccorso in situazioni di emergenza complesse.

Il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco (CNVVF) partecipa dal 2006 ai progetti di ricerca finanziati dall’Unione Europea per migliorare i servizi di soccorso attraverso le tecnologie dell’informazione.

Il risultato più importante di tali progetti è, appunto, la possibilità di gestire emergenze complesse e su larga scala utilizzando piattaforme interoperabili tra sale operative. Tale soluzione si basa principalmente sullo standard CAP (Common Alertig Protocol), adottato dal CNVVF nel 2008 con un decreto dipartimentale.

Vediamone i principali usi.

Come opera il corpo nazionale dei vigili del fuoco

Il CNVVF è un’organizzazione che opera sul territorio nazionale[1] con circa 42.000 unità (36.000 professionisti e 8.000 volontari). Esso effettua interventi di soccorso tecnico urgente ed è riconosciuto come componente fondamentale del servizio nazionale di protezione civile. In tale prospettiva, il Corpo gestisce un flusso costante di informazioni in tempo reale tra tutti gli Enti coinvolti nella gestione delle emergenze. A partire dalle operazioni di soccorso tecnico quotidiane fino alle emergenze più complesse, infatti, solo raramente i Vigili del fuoco operano da soli. Molto più spesso, diversi Enti devono lavorare all’unisono, in modo da raggiungere il prima possibile lo scenario operativo con le risorse necessarie ed operarvi in stretta cooperazione.

In caso di interventi congiunti, più veloce e preciso è il flusso di informazioni, migliore è il dispiegamento delle risorse di soccorso. A tale scopo, il modo più efficiente per raggiungere l’obiettivo di un flusso rapido di informazioni, è consentire a ciascun Ente di gestire i propri dati con il proprio sistema informativo. Allo stesso tempo, il sistema deve consentire di inviare e acquisire dati senza soluzione di continuità da e verso le altre organizzazioni coinvolte.

Fig. 1 – Sinistra: la DICOMAC nelle prime fasi del terremoto dell’Italia centrale 2009 (nei giorni seguenti il numero di persone è quasi raddoppiato). A destra: una riunione dopo gli attentati del 7 luglio 2005 a Londra

Il processo di adozione dello standard CAP dal CNVVF

Quando si tratta di gestire le situazioni più complesse, il numero degli Enti coinvolti è talmente elevato da rendere complesso il processo decisionale. La Fig. 1 mostra come è stata organizzata la sala di comando e controllo (DICOMAC) del terremoto del 2009, per consentire a tutti i diversi attori di scambiare l’enorme quantità di dati necessari. In quell’occasione la DICOMAC occupava quasi totalmente il palazzetto dello sport dell’Aquila essendovi la necessità di ospitare centinaia di operatori

La gestione di tale evento, giustamente lodata per la sua efficienza, si è basata su un processo gestito mediante contatti personali diretti, che consentivano di inter-scambiare dati ed informazioni fra le diverse organizzazioni e quindi coordinare le attività dei diversi enti sul territorio. Tale aspetto, mutatis mutandis, è rimasto invariato nei successivi eventi a larga scala in Italia (terremoti del 2012 e 2016 dell’Italia Settentrionale e Centrale) e costituisce la struttura di tutte le emergenze, che prevedono la costituzione di Centri operativi a diverso livello (COC – Centro operativo comunale, CCS – Centro di coordinamento dei soccorsi ecc.).

Questo approccio mostra immediatamente la sua criticità in presenza di eventi pandemici come il Covid19. Infatti, sorge immediata la domanda su come consentire a chi deve gestire l’emergenza e al relativo personale di lavorare e scambiare le informazioni e i dati necessari, limitando situazioni di assembramento e mantenendo la distanza sociale (o fisica).

Una risposta può essere trovata nell’attività di ricerca e innovazione svolta negli ultimi anni dal CNVVF. In particolare, il Corpo è stato partner di numerosi progetti co-finanziati dall’Unione Europea in diversi programmi quadro, inclusi FP6, FP7, H2020, e CIPS., tra cui: PETRA.net (2005-2007), REACT (2007-2009) [1], SAVEME (2009-2012) [2], HELI4RESCUE (2011-2013) [3], REFIRE (2012-13) [4], IDIRA (2013-2015) [5], STORM (2016-2019) [6], IN PREP (2018- 2020) [7], FIRE IN (2018-2023) [8] e il progetto STRATEGY, con inizio nel settembre 2020.

Tali progetti sono stati tutti incentrati sull’uso delle tecnologie dell’informazione per migliorare lo scambio di dati necessari nella gestione delle emergenze. In termini tecnici, quindi, si è trattato di migliorare l’interoperabilità dei diversi sistemi informativi. A tale scopo, è stata elevata l’attenzione agli aspetti metodologici e tecnologici volti a consentire ai soccorritori di scambiarsi dati indipendentemente dalla posizione geografica, lingua e tecnologia impiegata dalle singole parti, per favorire e consentire una gestione multi-agenzia delle emergenze. Questo è un aspetto fondamentale per la gestione delle emergenze a larga scala, ma diviene cruciale anche in presenza di situazioni di emergenza trans-frontaliere ed ancora di più quando occorre attivare una cooperazione internazionale per la gestione di eventi emergenziali su ampia scala.

Le ricerche hanno gradualmente portato alla consapevolezza che la soluzione più efficiente è l’uso di uno standard condiviso per l’interscambio dei dati, che consenta la condivisione immediata di informazioni tra Enti, lasciando a ciascuno di essi la possibilità di continuare ad operare mediante il proprio sistema operativo. Lo standard scelto a questo scopo è il CAP (Common Alerting Protocol) [9] in quanto già diffuso e nato proprio per l’uso in emergenza. Un esempio di messaggio formattato secondo il CAP è indicato nella figura 2.

Alcuni esempi possono aiutare a comprendere l’applicazione del CAP da parte del CNVVF realizzata a seguito di tali progetti:

  • i principali usi italiani del CAP sono:
    • (a) l’invio di dati sugli incendi di vegetazione dal CNVVF all’Arma dei Carabinieri, per consentire indagini tempestive,
    • (b) le collaborazioni locali, ad esempio, quello tra alcuni Enti coinvolti nelle attività di protezione civile nella regione Veneto (tra cui le Autorità di gestione del bacino idrico che, avendo la possibilità di essere informati in tempo reale delle chiamate in arrivo al CNVVF e delle conseguenti attività in caso di alluvioni, possono decidere su come regolare i flussi d’acqua per limitare maggiori rischi);
  • il progetto STORM, che ha mostrato come le tecniche di scansione laser possano essere utilizzate dalla prima fase di valutazione dei danni subiti dagli edifici fino alla progettazione delle opere provvisionali [10]. Il sistema, a cui si accede da remoto, consente alle diverse autorità e commissioni di prendere le proprie decisioni e consente agli operatori sul campo di lavorare in maggior sicurezza e senza ritardi;
  • il progetto IN_PREP, che ha testato nelle esercitazioni per posti di comando tenutesi nel 2018 a Spoleto e nel 2019 a Savona (l’esercitazione sul campo finale prevista a Savona nel marzo 2020 è stata rinviata a causa della pandemia di Covid19), la possibilità di gestire emergenze complesse locali con una squadra che lavora da remoto. Nelle esercitazioni, le problematiche presentate mediante attivazioni sono stati affrontati, risolti e registrati, all’interno di un processo che non prevede la presenza fisica in una sala controllo per gestire le crisi.

Le applicazioni del CAP, però, sono più ampie di quelle citate. Per esempio, è stato usato nel progetto REFIRE per migliorare la sicurezza degli operatori di soccorso negli interventi in ambienti chiusi, con un utilizzo sperimentale in ambiente ospedaliero [11]. Ovviamente, il soccorso è un servizio che si presta di persona e che molto difficilmente potrà mai essere sostituito da macchine. Ma le complesse attività di scambio di informazioni e dati, necessarie per dispiegare efficacemente i soccorritori, mostrano ancora ampi margini di miglioramento. A questo riguardo, l’aspetto tecnologico del problema è stato sostanzialmente risolto grazie alla UE, che ha costantemente pubblicato bandi di ricerca nel corso degli anni, sottolineando l’importanza dell’interoperabilità tra organi di soccorso.

Tecnicamente, questo sviluppo è stato implementato attraverso l’adozione di uno standard per il formato dei messaggi da scambiare. Il processo è stato di tipo consensuale e si è sviluppato nell’ambito di progetti di ricerca per facilitare lo scambio di dati su allerte e avvisi pubblici [12].

Negli anni il CAP è stato progressivamente adottato da un numero crescente di Enti di gestione delle emergenze (ad esempio, il Dipartimento della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, l’Agenzia cinese per la protezione civile, il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze dell’UE – ERCC).

Il CNVVF, dopo i decreti del 2008 e del 2011 [13], che hanno stabilito la possibilità di scambiare automaticamente i dati utili per la gestione delle emergenze con tutti gli organismi coinvolti, ha adattato il sistema di gestione dei dati di emergenza, che è ora pienamente interoperabile, avendo implementato tutte le funzionalità per una condivisione dei dati basata su standard bidirezionale in tempo reale.

Standard CAP, interoperabilità e resilienza al Covid19

La prima applicazione del CAP in Italia è stata registrata durante il terremoto dell’Italia centrale del 2009: quattro mesi dopo l’inizio della sequenza sismica il CNVVF aveva realizzato un sistema in grado di gestire il processo di sicurezza degli edifici del patrimonio culturale. Tale test, insieme a un’applicazione volta a migliorare le operazioni antincendio nella regione Calabria nello stesso anno, è stato finanziato con fondi di ricerca dell’UE del progetto REACT e ha dimostrato immediatamente i vantaggi di lavorare su una piattaforma tecnologica [14].

Il test ha mostrato un aumento dell’efficienza dei processi (la comunicazione digitale non può sostituire il contatto personale, ma in molte situazioni la sua accuratezza può aiutare a migliorare il processo nel complesso), che non era solo dovuta alla riduzione dei passaggi amministrativi e dei tempi di movimento dovuti alle riunioni, ma anche all’accuratezza dei dati prodotti.

Questo aspetto ha assunto ora una nuova prospettiva: nel rendere più efficienti le operazioni di soccorso, l’UE ha anche raggiunto l’effetto inatteso di aver gettato le basi per aggiungere resilienza ai servizi di gestione delle emergenze in caso di pandemia.

Nel caso del Covid19, il CNVFF ha riscontrato che il sistema di gestione delle emergenze basato sul CAP ha assicurato la continuità della gestione, proteggendo gli operatori attraverso un numero ridotto di presenze. Anche lavorando con una riduzione di circa il 30% delle unità di back office (comprese le sale operative), i servizi di soccorso tecnico urgente non sono stati ridotti, così come la possibilità di cooperare con altri Enti, grazie alla possibilità di ottenere i dati necessari da remoto, in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.

I dati degli interventi di soccorso dei vigili del fuoco, acquisiti presso le sale operative territoriali, in tempo reale e senza soluzione di continuità 24 ore su 24, alimentano in standard CAP, anche i sistemi di business intelligence del CNVVF che restituiscono situazione operativa sempre aggiornata sull’intero territorio nazionale. Il CAP e il suo sistema di distribuzione costituiscono, quindi, elemento essenziale per la tempestività del flusso informativo del sistema di comando e controllo, per gli aspetti strategici di pianificazione operativa, finanziaria e logistica della risposta ad una emergenza pandemica.

Il numero di emergenza europeo NUE112

La sola applicazione dell’art. 26 della direttiva UE sul servizio universale [15], relativa all’adozione del numero di emergenza europeo NUE112, non è sufficiente a garantire il flusso di informazioni di cui le autorità di soccorso hanno bisogno per coordinare e cooperare prima e durante le operazioni. Infatti, il 112 è nato per consentire ai cittadini di rivolgersi ai soccorritori e non per consentire ai soccorritori di aggiornare le informazioni in tempo reale su quanto accade. Pertanto, è necessario adottare uno strumento diverso per migliorare lo scambio di dati tra i soccorritori durante le fasi di emergenza.

L’adozione di un protocollo comune implica l’adeguamento dei sistemi che gestiscono i dati delle operazioni di soccorso e necessita risorse non molto diverse dai normali costi di manutenzione. Un problema che pare riguardare molte organizzazioni risiede nell’approccio culturale. La resistenza ad aprire il flusso automatico di informazioni piuttosto che mantenere un controllo diretto, può essere considerata il principale ostacolo alla creazione di reti interoperabili di supporto al soccorso.

La consapevolezza che la pandemia Covid19 potrebbe durare mesi o anni e, anche se non si spera, che potrebbe essere seguita da altre pandemie, è un punto di svolta nell’adozione di reti realmente interoperabili finalizzate alla gestione delle emergenze.

L’alternativa è il rischio di scoprire, durante un’emergenza, infezioni di Covid19 nei nodi più critici dei sistemi di comando e controllo.

Conclusioni

L’UE, attraverso il finanziamento di progetti volti a migliorare l’interoperabilità nelle attività di salvataggio e di protezione civile, ha consentito alle autorità competenti di migliorare i loro sistemi di risposta in caso di emergenze complesse o su vasta scala.

Un risultato inatteso dell’approccio finanziato dai programmi di ricerca dell’UE è la possibilità per le diverse autorità di soccorso di lavorare in modalità resiliente al Covid-19. Il lato tecnologico della sfida può essere considerato sostanzialmente superato. La natura degli ostacoli che le organizzazioni coinvolte devono affrontare è l’adattamento dei loro sistemi. Se, in precedenza, l’adozione di sistemi interoperabili poteva essere considerata solo un miglioramento dei servizi, ora è il modo più efficiente per rispondere alle calamità in cui più Enti devono operare contemporaneamente.

_______________________________________________________________________

Bibliografia

[1] Cristaldi, M., Delprato, U., & Marzoli, M. (n.d.). CAP in the IST project REACT. Retrieved from http://www.wmo.int/pages/prog/www/ISS/Meetings/WIS-CAP_Geneva2008/DocPlan.html

[2] https://cordis.europa.eu/project/id/234027/reporting

[3] https://cordis.europa.eu/project/id/284658/es

[4] https://ies.solutions/en/projects/eu-project-security/projects-refire/

[5] https://cordis.europa.eu/project/id/261726

[6] http://www.storm-project.eu/

[7] https://www.in-prep.eu/

[8] https://cordis.europa.eu/project/id/740575

[9] http://docs.oasis-open.org/emergency/cap/v1.2/CAP-v1.2-os.html

[10] Resta, V., Utkin, A. B., Neto, F. M., & Patrikakis, C. Z. (2019). Cultural Heritage Resilience Against Climate Change and Natural Hazards. Pisa University Press.

[11]  Pascucci, F., Panzieri, S., Marsella, S., Marzoli, M., Borelli, G., Carpanelli, M., … & Delprato, U. (2012, November). A REference implementation of interoperable indoor location & communication systems for First REsponders: The REFIRE project. In 2012 IEEE International Symposium on Safety, Security, and Rescue Robotics (SSRR) (pp. 1-5). IEEE.

[12] http://www.vigilfuoco.it/aspx/Page.aspx?IdPage=4554

[13] Public Warning Design Guidelines for FIA Messaging. (2015). https:/www.internetalerts.org ultimo accesso: 16/05/20

[14] Marsella, S., & Marzoli, M. (2017). Improving emergency management DSS through the CAP protocol: The case study of the Italian national fire service. In Application of Information and Communication Technologies, AICT 2016 – Conference Proceedings. https://doi.org/10.1109/ICAICT.2016.7991738

[15]  https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=LEGISSUM%3Al24108h ultimo accesso: 16/05/20

Fi.2 – Esemplare di messaggio CAP generato in modo automatico dal sistema di Sala operativa SO115 e distribuito in tempo reale dal sistema di interoperabilità CAP-ITEM del CNVVF

  1. Fatta eccezione per la regione Valle d’Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano

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