Sul tema delle reti di nuova generazione, anch’esso inserito nell’Agenda Digitale, siamo alle solite. Per prima cosa non si può realizzare un ecosistema digitale senza parlare anche di frequenze. Oggi per reti si deve intendere una infrastruttura convergente e flessibile in cui i concetti di fisso e mobile sono declinati in base alle circostanze. Quello delle frequenze, nonostante la poderosa crescita dell’accesso mobile ad internet, resta però un tabù anche per l’Agenda Digitale.
Si è in ritardo con la gara ex beauty contest e con l’implementazione dell’LTE e non si dice nulla sulla revisione complessiva del Piano di ripartizione delle frequenze e, soprattutto, sul loro uso (sprechi, burocratizzazione e rendite di posizione compresi). Quanto alla fibra ottica permane evanescente lo sviluppo dei relativi investimenti. Si parla di F2i, Cassa depositi e prestiti, fondi UE. Non ci si illuda: la vera questione dell’NGN italiano passa attraverso una scelta sul futuro della rete Telecom e dell’indotto nazionale, Sirti, Italtel, Sielte (in questi ultimi casi interessi cinesi permettendo). Rimane tuttavia opaco il quadro in cui dovrebbe avvenire lo scorporo della rete.