infrastrutture

Datacenter PA, l’Emilia ci crede (e riparte da Modena)

La Regione realizzerà un data center territoriale, investendo oltre 300 mila euro, con l’obiettivo razionalizzare i data center già esistenti sul territorio, coinvolgendo nel progetto altri enti pubblici e soggetti privati, con vantaggi evidenti sotto il profilo economico e di ottimizzazione della gestione

Pubblicato il 10 Mar 2016

Enrico Martini

ministero dello Sviluppo Economico

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Il Comune di Modena ha annunciato a fine febbraio che realizzerà un data center territoriale, investendo oltre 300 mila euro, con l’obiettivo razionalizzare i data center già esistenti sul territorio, coinvolgendo nel progetto altri enti pubblici e soggetti privati, con vantaggi evidenti sotto il profilo economico e di ottimizzazione della gestione.

Il progetto si inserisce in un quadro normativo, dal Codice dell’amministrazione digitale alle linee guida dell’Agenzia per l’Italia digitale all’Agenda digitale dell’Emilia Romagna, che prevede piani di continuità operativa e di “disaster recovery” per le situazioni d’emergenza sollecitando le pubbliche amministrazioni a razionalizzare e adeguare le proprie strutture.

Il progetto è ancora in fase di elaborazione e coinvolge Provincia, Università di Modena e Reggio Emilia, Fondazione Democenter e Lepida spa, che faranno propri investimenti. Inoltre, è aperto ai privati, perché si vuole creare a Modena un’infrastruttura che costituisca un asset strategico per il futuro del territorio.

Sono sei attualmente i data center della Pubblica amministrazione presenti nel territorio: due del Comune, uno della Provincia, uno dell’Università e due della Sanità (Policlinico e Ausl). In questo progetto ne saranno coinvolti quattro. Rimarranno fuori i data center della Sanità, che presentano vincoli di accesso e utilizzo specifici del settore. Inoltre, le esigenze computazionali delle altre amministrazioni sono rilevanti e difficilmente potrebbero essere prese in carico da questi ultimi.

L’iniziativa del Comune di Modena è sicuramente lodevole, perché bisogna superare l’attuale frammentazione per progettare data center evoluti partendo dai servizi che questi devono assicurare a cittadini e imprese.

Una volta funzionante, questo sistema sarà a disposizione delle pubbliche amministrazioni per gestire in maniera sicura ed efficace i propri dati informatici.

Una drastica riduzione dei CED pubblici a livello nazionale appare essere un passo non più rimandabile. La razionalizzazione delle infrastrutture IT della PA è sicuramente un piano di medio-lungo periodo, che necessita di importanti investimenti e di un coordinamento che tenga conto delle realtà presenti sul territorio, ma grazie al conseguimento di economie di scala, è in grado di recare enormi benefici in termini di minori costi di esercizio.

L’Emilia-Romagna sta velocemente migrando a una struttura che prevede soltanto 4 data center regionali di nuova generazione, il primo dei quali è quello pilota sviluppato dal Comune di Parma.

Tutti i data center regionali saranno realizzati con architettura Tier III (secondo la classificazione dell’Uptime Institute) e gestiti da Lepida spa. Costituiranno i “punti di presenza” (POP) della Rete Lepida, la rete regionale a banda ultralarga.

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