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Anci: “Sostenere i Comuni in difficoltà sul Piano triennale”

Condivisibile il modello strategico del Piano, ma occorre tener conto sia delle difficoltà degli enti più piccoli – personale non adeguato, resistenza culturale, risorse economiche esigue, impossibilità a rivolgersi a competenze esterne – sia di vincoli e regole di bilancio che tracciano percorsi stretti per la spesa

Pubblicato il 01 Giu 2017

Luca Della Bitta

presidente Commissione Innovazione Tecnologica ANCI, Sindaco di Chiavenna e presidente Provincia di Sondrio

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Se da un lato, il Piano Triennale per l’informatica nella PA definisce le linee della strategia di sviluppo e realizzazione dei servizi digitali pubblici, dall’altro, classifica servizi e infrastrutture al fine di razionalizzare la spesa delle amministrazioni in coerenza con l’obiettivo di risparmio del 50% della spesa in informatica fissato dalla Legge di Stabilità per il 2016, fatte salve le eccezioni previste.

E’ lo strumento con cui si definisce il futuro digitale e si indirizza la spesa in informatica della PA. Il modello strategico descritto nel piano è condivisibile, ma al contempo ambizioso e complesso. Apprezziamo il fatto che sia chiaramente indicata una programmazione delle attività e dei relativi tempi di realizzazione, ma occorre un po’ di tempo per capire come si ripercuoterà sui Comuni e quali misure di sostegno siano previste. In questo momento sono molti gli interventi nazionali che gravitano intorno all’attuazione dell’Agenda Digitale, alcuni dei quali sono già partiti. Penso all’implementazione delle piattaforme nazionali abilitanti come l’ANPR, SPID, PagoPA, ai progetti presentati dalle Città Metropolitane nell’ambito della Programmazione 2014-2020, che in alcuni casi hanno già avviato le gare, per non parlare della declinazione a livello regionale dei progetti presentati a valere sui fondi FESR in ambito di Agenda Digitale.

L’impegno di tutti deve essere quello di rendere coerente la programmazione nazionale non solo con quella legata ai  finanziamenti europei, ma anche con vincoli e regole di bilancio che tracciano percorsi stretti per la spesa, affinché si possa attingere dalle risorse finanziarie disponibili per accompagnare il processo di trasformazione digitale ormai incontrovertibile.

L’auspicio, dunque, è che il Piano contribuisca a definire linee di indirizzo chiare sulle quali tutti gli attori possano convergere, diminuendo il rischio di “navigazione a vista” che, almeno come Enti locali, abbiamo avvertito negli ultimi anni di politiche sull’innovazione digitale. E’ una prospettiva che salutiamo davvero con favore, anche perché può garantire una migliore focalizzazione dell’offerta proposta dalle aziende IT, contribuendo ad avvicinare le soluzioni proposte con i bisogni degli enti.

Al contempo, è assolutamente necessario che, relativamente alle misure per il taglio della spesa, il Piano garantisca alle amministrazioni locali – che, è bene sempre ricordarlo, sono quelle che hanno la responsabilità dell’erogazione della maggior parte dei servizi rivolti ai cittadini e alle imprese – margini di intervento che possano continuare a garantire gli interventi di digitalizzazione delle proprie funzioni. Su questo abbiamo avuto rassicurazioni dal’Agid in diverse occasioni, che confidiamo siano confermate. Mi riferisco in particolare agli investimenti necessari per adeguare i sistemi informativi di ogni Ente ai nuovi obblighi normativi e alle piattaforme nazionali. Dal nostro punto di vista, deve essere chiaro che lo Stato non può prima indicarci di seguire la strada della centralizzazione dei sistemi e poi non permetterci di adeguare i nostri software per agganciarci ad essi. E’ una questione di tenuta organizzativa: non posiamo mettere i Comuni nelle condizioni di dover scegliere fra il mantenimento dei servizi in essere e il rispetto degli obblighi e delle tempistiche imposte dalla legge. A livello teorico e nel lungo periodo la scelta di una centralizzazione dei sistemi è probabilmente vantaggiosa e logica, vista anche l’attuale evoluzione tecnologica, ma la sensazione è che si stia minimizzando, o meglio non  considerando con la dovuta rilevanza, la fase di passaggio, dato lo stato reale delle cose, specie dei piccoli e medi Comuni, ma anche delle ASL o di altre entità del panorama pubblico.

Infine, un aspetto che, come ANCI, ci preoccupa molto è quello di come i piccoli Comuni potranno assolvere a tutti gli impegni previsti. Su questo, abbiamo già chiesto al Governo un incontro per condividere quali misure di accompagnamento mettere in campo. Io sono anche Sindaco di un piccolo Comune di una zona montana, Chiavenna, in Provincia di Sondrio, e Presidente della Provincia stessa, e posso testimoniare le difficoltà che un ente come il mio si trova ad affrontare: personale professionalmente non adeguato, resistenza culturale, risorse economiche esigue, impossibilità a rivolgersi a competenze esterne. Ci aspettiamo che il Piano possa essere accompagnato da un programma di misure di sostegno agli enti più piccoli o comunque in condizioni di svantaggio, affinché tutte le Pubbliche Amministrazioni possano essere parte attiva e, via via, garantire a tutti i cittadini, ovunque residenti, lo stesso livello di servizio. Come ANCI ci siamo già dichiarati disponibili a collaborare con il Governo e i soggetti preposti per supportare i Comuni in questa fase chiave di digitalizzazione della relazione tra Pubblica Amministrazione e cittadini, in cui siamo tutti co-autori di un unico progetto.

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