sanità

Dentisti, “l’innovazione imposta dall’alto rischia di far perdere il contatto umano”

I neducu sono in grado di affrontare il futuro e le nuove sfide dell’informatica; quello che chiedono è però di essere ascoltati perché dal dialogo e dal reciproco confronto delle esperienze si giunge alle soluzioni migliori che sono quelle condivise

Pubblicato il 06 Feb 2017

Sandro Sanvenero

segretario Cao Nazionale

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I medici odontoiatri si trovano di fronte ad una rivoluzione tecnologica che, se non ben compresa e indirizzata, fa correre loro il rischio di perdere quel contatto umano con il paziente che da sempre costituisce il vero punto centrale della loro attività di cura della persona.

Concetti come quello di “alleanza terapeutica” costituiscono l’esempio tipico di un rapporto fra medico e paziente che non può e non deve limitarsi ad un rapporto tecnico tipo quello imprenditore – cliente. Tutti sappiamo che l’empatia che deve intercorrere fra il medico e la persona che gli si affida costituisce un elemento essenziale per la migliore riuscita del percorso terapeutico che si basa su una reciproca fiducia fra gli entrambi gli attori del rapporto di cura stessa.

Ecco perché occorre ascoltare il medico quando le innovazioni tecnologiche rischiano di porre in contrasto la relazione fra le persone e quando questa viene mediata esclusivamente attraverso la tecnologia.

Possiamo, d’altro canto affermare, che i medici, chirurghi e odontoiatri, hanno dimostrato la capacità di utilizzare le nuove tecnologie non come elemento sostitutivo del rapporto diretto, ma come ulteriore occasione di incrementare questa relazione e di renderla sempre più facile e continua.

Un esempio può essere più chiaro di tanti discorsi: è evidente che il medico non potrà mai fare una visita utilizzando soltanto un contatto streaming, ma altrettanto visibile che questo mezzo potrà costituire, una volta effettuata la visita ed instaurato il rapporto, un elemento di ulteriore contatto e di comunicazione fra i due soggetti.

L’utilizzo ormai accettato di strumenti come la PEC come l’invio delle fatture per permettere la dichiarazione dei redditi pre-compilata è ormai prassi consolidata e dimostra che le innovazioni quando anche vengono a modificare abitudini ormai consolidate sono accettate dai medici che però pretendono di essere ascoltati per far presente l’unicità e la peculiarità di una professione che non potrà (né dovrà) mai essere disumanizzata.

Ecco credo che questo sia il punto saliente: i medici, siano essi liberi professionisti, dipendenti o convenzionati, sono in grado di affrontare il futuro e le nuove sfide dell’informatica; quello che chiedono è però di essere ascoltati perché dal dialogo e dal reciproco confronto delle esperienze si giunge alle soluzioni migliori che sono quelle condivise.

In questo ambito tutto quello che riguarda la sanità digitale può costituire uno strumento per migliorare l’assistenza sanitaria nel nostro Paese. Le innovazioni però devono essere comprese dai professionisti e non devono essere calate dall’alto sulla base di uno tecnicismo “lunare” che allontana invece di riavvicinare.

In questo contesto i professionisti ritengono di essere ancora una volta promotori di una visione del futuro e di progresso che rispetti valori, tradizioni e culture che costituiscono una ricchezza e non certamente un retaggio nel passato.

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