Secondo il DESI 2022, su dati relativi al 2021, l’Italia è diciottesima in Europa per livello di digitalizzazione dell’economia e della società. Guadagniamo due posizioni dallo scorso anno, ma potremo dare seguito a questo recupero solo se lavoreremo sui nostri limiti storici.
Un primo verso salto avanti con il Desi 2022
Una buona notizia, comunque, se consideriamo che lo scorso anno, con il DESI 2021, il salto in avanti era stato solo apparente: le 5 posizioni guadagnate rispetto al DESI 2020 erano tutte dovute a cambiamenti nella metodologia. A parità di indicatori, il bilancio diceva che avevamo in realtà perso una posizione rispetto all’anno precedente.
Desi 2022, primi segnali di svolta: piccole rose nel deserto, da proteggere
Un piccolo atleta sfortunato che sta cominciando a mostrare un po’ di stoffa per stare in gara con le altre grandi potenze industriali. Questa è l’Italia digitale, ossia dell’innovazione e che guarda al futuro, secondo la pagella del Desi 2022.
- Un primo vero salto avanti nella classifica.
- Uno sblocco dei servizi pubblici digitali, saliti in utilizzo del 10 per cento in un anno grazie alla pandemia (10 per cento della pubblicazione).
- Un primo aumento delle competenze digitali della popolazione.
- Una prima azione del Governo – con i nuovi Its e altre misure del Mise – per aumentare le skill digitali tra le professionalità, richieste dalle aziende.
- Una prima vera attenzione della politica al digitale, con i tanti fondi del PNRR.
Tante prime cose. Piccole rose nel deserto, che significano molto.
Abbiamo fatto grossi passi avanti.
Ma restiamo un paziente fragile e la Commissione ue lo dice chiaramente. Dobbiamo lavorare molto per rendere sistematici questi recuperi e correre davvero al passo delle altre grandi economie e così assicurare un futuro di benessere e maturità economica a questo Paese e ai suoi cittadini. Siamo sotto la media ue per capitale umano, competenze digitali, uso e qualità dei servizi pubblici della PA.
Preoccupa meno il perdurante ritardo sulle connessioni banda ultra larga più veloci (gigabit), che toccano solo il 45% degli italiani: ci sono piani per colmare il ritardo al 2026 o pochi anni dopo.
Le aziende sembrano aver capito che il digitale – che vedono attraverso le lenti del cloud – è necessario. Pian piano anche la popolazione tutta lo farà; comincia già a farlo.
Molto dovrà farlo però la politica. E lo spartiacque del prossimo cambio di Governo può fare paura. Tutto sommato sembra impossibile che chiunque vinca le elezioni possa ignorare l’auto-evidenza della necessità di continuare la transizione digitale a ritmo spedito.
Questo Paese e la sua politica ci hanno abituato però a grandi stranezze. In particolare siamo fragili finché tanta popolazione – circa il 50% – ignora il digitale e vota di conseguenza, trainando una politica di retroguardia.
Vogliamo essere ottimisti. Il cambio di guardia, nella politica, è ormai avvenuto. E soprattutto sull’orlo di una crisi economica (stag-flazione) ora bisogna tutelare queste rose, perché crescano. E diventino giardino diffuso, per il bene di tutti noi.
Alessandro Longo
Stavolta invece è tutto vero: 18esimi su 27 Paesi nel DESI 2022, +2 posizioni guadagnate rispetto al 20esimo posto dell’edizione 2021. Rimaniamo dietro a Spagna (7a), Francia (12a), e Germania (13a), ma ci avviciniamo alla media europea (Figura 1).
Figura 1. Punteggi, ranking e progresso dei maggiori Paesi europei nel DESI 2022 (su dati 2021)
Il confronto è presto fatto anche perché, per la prima volta, la metodologia è rimasta stabile: solo un indicatore 2021 è stato rimosso, nella dimensione Connettività – la copertura della rete mobile 4G –, sostituito sempre nella stessa dimensione da un indicatore che misura la percentuale di famiglie coperte dalla connessione a banda larga FTTP (Fibre to the Premises).
Dove andiamo bene e dove andiamo male
L’analisi per dimensione conferma tuttavia uno scenario simile a quello degli scorsi anni: accumuliamo i maggiori ritardi sul Capitale Umano e gli altri Paesi stanno accelerando più di noi sui Servizi Pubblici Digitali; la penetrazione del digitale nelle imprese, però, è superiore alla media e ai Paesi più simili a noi, mentre sulla Connettività sembra chiuso il gap con la media continentale.
Gli analisti della Commissione Europea, poi, quest’anno hanno prodotto un’analisi interessante sul periodo 2017-2022, confrontando come ciascun Paese ha progredito rispetto alla crescita media stimata. Questo permette di individuare quali Paesi hanno sovraperformato e quali sono cresciuti meno di quanto possibile (Figura 2).
Figura 2. Performance dei Paesi europei nel periodo 2017-2022 rispetto alla loro crescita attesa
Le notizie positive
Ne emergono due notizie positive, per l’Unione Europea e per l’Italia:
- La prima è che si osserva una convergenza durante il periodo 2017-2022 tra i Paesi dell’Unione: i Paesi con i tassi di crescita annuali più elevati sono quelli che nel 2017 erano più indietro nella classifica;
è un risultato in linea con le attese (e con la teoria economica di base), visto che i Paesi già vicini a livelli elevati di digitalizzazione si scontrano con dei plateau naturali, ma è un dato sempre importante da verificare; - La seconda è che, tra i Paesi al di sotto della media nel 2017, l’Italia è quella per cui si osservano i tassi di crescita relativi più elevati.
Nel 2017 eravamo 23esimi, secondo la metodologia 2022, ma da quel momento siamo cresciuti in media, anno su anno, di quasi il 12%. La crescita media di ciascun Paese è stata, nei 5 anni, vicina al 9%; questo significa che l’Italia ha sovraperformato la media degli altri Paesi e, anzi, come mostra la Figura 2, è stato il Paese che ha fatto meglio rispetto al trend complessivo.
Lo scorso anno scrivevamo: “essere in moto, e perfino accelerare, non basta più. Bisogna accelerare più dei nostri pari, più dei nostri competitor. Affinché il 2022 sia l’anno dei primi frutti raccolti, e non solo della semina speranzosa.”
I dati 2021 alla base del DESI 2022 dicono che, almeno per quest’anno, ciò è accaduto. Il punteggio medio dell’Italia è cresciuto di più del 20% rispetto alla scorsa edizione (fa meglio solo Cipro), trainato principalmente dai risultati sul lato della Connettività (siamo primi in EU per copertura del 5G, ad esempio) – segno del fatto che gli investimenti infrastrutturali stanno avendo effetto.
Il quadro complessivo, però, continua ad avere luci ed ombre. Le competenze digitali della popolazione crescono ancora troppo poco e i servizi pubblici digitali sono ancora poco pervasivi. Serve quindi continuare ad accelerare, per conservare la leadership degli outperformer e poter raccontare, fra altri 5 anni, la storia di una grande rimonta.