Cresce la consapevolezza, sia negli utenti sia nelle Istituzioni, che le telecomunicazioni sono l’abilitatore della digitalizzazione del Paese, avendo ben in mente che non esiste possibilità di digitalizzazione se non hai competenze adeguate e investimenti necessari a garantire un’infrastruttura al passo con i cambiamenti tecnologici. Qualsiasi nostra attività sociale, economica, imprenditoriale è strettamente legata alla capacità della filiera tlc di abilitare servizi digitali; non dobbiamo né possiamo dimenticarlo.
La crisi delle telco, le carenze della politica hanno fatto danni: ecco come rimediare
Telecomunicazioni, i dati globali
Il settore, però, sconta una debolezza a livello europeo in confronto con altre aree geopolitiche, nonché la mancanza di una politica industriale che metta in relazione obiettivi e strumenti avendo riguardo alle diverse componenti dell’ambiente digitale. Guardando ai dati, tra il 2012 e il 2021, spicca prima di tutto la crescita media annua dei ricavi delle telco degli operatori asiatici, che sono risultati quelli maggiormente dinamici, sia in termini annuali (con una crescita del 7,3% nel 2021) sia rispetto all’intero periodo considerato (+3,2% medio annuo), con una crescita maggiore di quella riscontrata in USA (+0,8% nel 2021 e +2,4% medio annuo dal 2012) e in Europa (+2,4% nel 2021 e +1% medio annuo dal 2012).
I ricavi sul mercato italiano
E purtroppo, il mercato italiano, a livello di ricavi, è quello che ha registrato maggiori perdite in Europa: in undici anni ha perso un terzo del suo valore iniziale. Solo in Spagna, tra i principali paesi europei, il mercato ha avuto un crollo paragonabile (-26%), ma inferiore in valore assoluto; in Francia ha perso il 15%, mentre in Germania «solo» il 7% e in UK l’8%. Va ricordato che il settore non è rimasto fermo rispetto alla riduzione dei ricavi: ha adottato politiche di ottimizzazione dei costi, tramite l’attuazione di alcuni programmi di contenimento, ostacolati però da un’inflazione crescente e dall’imprevedibile aumento del costo di approvvigionamento energetico. Nel 2021 i consumi delle aziende del comparto hanno superato i 4,3 TWh, cioè il 13% del totale nazionale nell’ambito dei servizi privati. Quasi il 30% degli operatori, individualmente, ha consumi superiori ai 500 GWh annui. Quello delle telecomunicazioni è forse l’unico settore industriale senza misure dedicate e strutturali per la mitigazione dei costi energetici. Gli operatori, però, hanno mostrato comportamenti virtuosi sotto il profilo dell’efficienza energetica e della differenziazione delle fonti di approvvigionamento.
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Il gap di competenze digitali che grava sul settore
Lo scenario italiano è ulteriormente aggravato dal livello medio di competenze digitali presenti nel nostro paese: secondo i dati DESI 2022, per quanto riguarda il capitale umano, l’Italia si colloca al 25 posto su 27 paesi dell’UE (stessa posizione rispetto al 2021). Il nostro paese è quart’ultimo in Europa per popolazione con competenze digitali di base (46%), contro una media UE del 54% e diciottesima per competenze digitali avanzate (22,5%), contro una media UE del 26,5%. Inoltre, la quota di imprese che offrono formazione in ambito ICT ai propri dipendenti si ferma al 16%, contro una media europea del 20%. Siamo anche ultimi per quota di laureati in ambito ICT sul totale della popolazione con una laurea (1,4% rispetto a un valore UE del 3,9%).
Per far fronte alla situazione di difficile sostenibilità in cui si trova la filiera Tlc sono necessari interventi in grado di migliorare la sostenibilità economica e favorire lo sviluppo di una politica industriale, anche con misure a costo zero per i conti pubblici.
Le misure che servono e quelle che vanno accelerate
Un punto fondamentale, quindi, è la definizione di strumenti necessari ad accelerare le misure già avviate, a cui dovrebbero essere aggiunte altre, quali:
- l’introduzione di misure strutturali di mitigazione del costo dell’energia,
- l’IVA ridotta per i servizi digitali,
- l’adeguamento dei limiti elettromagnetici,
- la semplificazione amministrativa,
- l’assegnazione della banda alta 6 GHz
- prevedere una partecipazione delle Big Tech agli investimenti necessari laddove si trattasse di dover effettuare investimenti aggiuntivi a fronte di specifici incrementi di traffico.
È necessario che su queste misure si apra una profonda riflessione per dare risposte tempestive alle imprese e alle sue persone, che con le loro competenze rappresentano un settore di oltre 200mila addetti.
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Le sfide più importanti per la filiera Tlc e il Paese
Contemporaneamente, la trasformazione del modello di business e delle competenze sono tra le sfide importanti per la filiera Tlc. Se da una parte le imprese dovranno essere pronte per diventare gli orchestratori dei progetti verticali, dall’altro sarà fondamentale lo sviluppo di opportune competenze specialistiche e la creazione di alleanze con attori anche esterni alla filiera che operano nella formazione (ITS, Università). Queste azioni a vantaggio della digitalizzazione permetteranno di sviluppare servizi per i cittadini, le imprese e la Pubblica amministrazione che vanno dal Cloud, all’IOT, alla Cybersecurity.
Abbiamo, inoltre, il dovere di accompagnare il processo di evoluzione del lavoro attraverso la creazione di percorsi formativi “permanenti” di upskilling e reskilling. La ripresa passa anche da un pieno sostegno da parte delle Istituzioni agli investimenti pubblici e privati in Ricerca e Sviluppo, dagli investimenti in formazione delle competenze e dal rafforzamento dell’istruzione professionale e STEM. Servono politiche attive ed educative rinnovate che guidino l’innovazione. Inoltre, crediamo sia auspicabile un supporto pubblico alle finalità del Fondo di Solidarietà Bilaterale Tlc, strumento essenziale per contribuire al riequilibrio della Filiera offrendo soluzioni non più emergenziali, ma strutturali nell’ambito dei processi di trasformazione e transizione tecnologica e digitale.
Conclusioni
In conclusione, stiamo guardando oggi ad un settore strategico per il Sistema Paese, la cui ripresa passa da un rapporto di piena collaborazione, nel rispetto dei ruoli di ciascuno, tra attori della filiera e istituzioni locali, nazionali ed europee.