Casi europei e mondiali

Diritto di accesso a internet: enormi differenze tra Paesi

Ci sono esempi d’eccellenza, come la Francia, la Finlandia la Spagna, nel riconoscere internet come un diritto dei cittadini. Ma il quadro giuridico è complicato. Vediamo i diversi casi

Pubblicato il 19 Mag 2014

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

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L’art. 4, c. 2 della direttiva Servizio universale del 2002 stabilisce che «la connessione [in postazione fissa alla rete telefonica pubblica] consente agli utenti di effettuare e ricevere comunicazioni di dati, a velocità di trasmissione tale da consentire un accesso efficace a Internet, tenendo conto delle tecnologie prevalenti usate dalla maggioranza degli abbonati e della fattibilità tecnologica».

I Paesi hanno però interpretato in modo diverso questo principio, che in molti casi- come in Italia- è restato solo sulla carta. Facciamo il quadro dei casi esemplari in Europa e nel mondo.

Finlandia

La Finlandia è il primo paese al mondo che ha riconosciuto la connessione ad Internet in banda larga come vero e proprio diritto legale. In particolare, è stata approvata una legge (entrata in vigore dal 1° luglio 2010), contenente una specifica disciplina diretta a qualificare espressamente l’accesso a Internet un diritto legale da garantire a tutti i 5,3 milioni di cittadini del Paese. Il Ministero per le Comunicazioni finlandese, infatti, ha affermato che «una connessione a banda larga di alta qualità a un prezzo ragionevole è un diritto elementare»; con la conseguenza che gli operatori/provider presenti nel Paese, in quanto “fornitori di un servizio universale”, dovranno mettere a disposizione dei cittadini una connessione in grado di assicurare ad ogni abitazione e/o ufficio una velocità di download dei dati di almeno un megabit al secondo. A lungo termine, l’obiettivo perseguito dalle riforme istituzionali è quello di  fornire a tutta la popolazione una connessione a 100 Mbps entro il 2015, diffondendo le percentuali di accessibilità anche nelle zone remote, particolarmente influenzate dalle dinamiche del digital divide.

Spagna

In Spagna, grazie all’approvazione di una legge del 2011 è stato stabilito che la connessione a banda larga ad una velocità di 1 Mbit al secondo deve essere garantita ad ogni cittadino tramite qualsiasi tecnologia, allo scopo di diffondere in maniera omogenea i servizi ICT su tutto il territorio nazionale. L’art. 52 della legge stabilisce che le condizioni di accesso a banda larga devono essere stabiliti con decreto reale entro quattro mesi dall’entrata in vigore della presente legge. In particolare, l’art. 52 della Legge n. 2 del 4 marzo 2011 inserisce espressamente la banda larga tra gli obblighi del servizio universale, da assicurarsi con l’utilizzo di qualsiasi tecnologia ed indipendentemente dalla disponibilità di infrastrutture fisse.

Estonia

Nel febbraio del 2000, in Estonia il Riigikogu (il Parlamento estone) ha promulgato la nuova legge sulle telecomunicazioni, qualificando espressamente l’accesso ad Internet come servizio universale. L’art. 5, c. 1 e 2 della legge, ricomprende Internet tra i servizi di telecomunicazione, aggiungendo che i servizi Internet sono universalmente disponibili a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro ubicazione geografica, ad un prezzo uniforme e accessibile. In particolare, grazie a questa importante riforma legislativa, il  Telecommunications Act del febbraio 2000 ha inserito l’accesso alla  rete nel novero degli obblighi di servizio universale, allo scopo di eliminare ogni possibile discriminazione soprattutto degli utenti residenti in zone geograficamente disagiate del Pese, particolarmente influenzate dal fenomeno del digital divide a causa di problemi nell’accesso alla rete e nell’offerta di ragionevoli tariffe nell’erogazione dei servizi di connessione.

Francia

In Francia, con la décision n. 2009-580 DC- 10 giugno 2009 del Conseil constitutionnel francese è stato affermato che la connessione a Internet è un diritto fondamentale del cittadino e che quindi nessuna autorità può limitarlo, reprimerlo o disconoscerlo ingiustamente. In questo modo, il Consiglio, facendo riferimento alla Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789, ha censurato la scelta normativa del legislatore francese che, approvando l’Hadopi, aveva manifestato una visione di censura in materia di accesso ad Internet allo scopo di sanzionare eventuali illeciti commessi online soprattutto in tema di diritto d’autore e copyright. In particolare, il Conseil Constitutionnel ha affermato che «lo sviluppo generalizzato dei servizi pubblici di comunicazione online e l’importanza di questi ultimi per la partecipazione alla democrazia e l’espressione di idee e opinioni, le libertà di comunicazione dei pensieri e di opinioni sancite dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino del 1789 costituiscono libertà implicite per accedere a tali servizi».

Grecia

In Grecia, nel 2001, è stata modificata la Costituzione nazionale, con l’introduzione dell’art. 5-bis, il cui secondo comma stabilisce che «Tutte le persone hanno il diritto di partecipare alla società dell’informazione, facilitandone l’accesso alle informazioni trasmesse elettronicamente, così come il diritto di produrre, scambiare e diffondere informazioni mediante mezzi elettronici costituisce un obbligo dello Stato, nel rispetto delle garanzie degli art. 9  e19 Cost». In questo modo, è stato avviato un importantissimo processo di revisione costituzionale finalizzato a formalizzare la rilevanza inderogabile dell’accesso ad Internet tra i diritti fondamentali riconosciuti dalla Carta Costituzionale.

ONU

A livello internazionale, il Consiglio sui diritti umani delle Nazioni Unite, (risoluzione A/HCR/20/L.13), ha considerato espressamente Internet alla stregua di un diritto fondamentale dell’uomo, ricompreso nell’art. 19 della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo e del cittadino. Nel documento si attribuisce alla rete «una forza nell’accelerazione del progresso verso lo sviluppo nelle sue varie forme» e chiede a tutti gli Stati «di promuovere e facilitare l’accesso a Internet». Sempre L’Onu, nel Rapporto sulla promozione e la protezione del diritto di opinione ed espressione (dell’agosto 2011) ha affermato che «gli stati hanno un obbligo positivo a promuovere o facilitare il godimento del diritto alla libertà di espressione e dei mezzi di espressione necessari per esercitare questo diritto, compreso Internet», considerando «l’accesso ad Internet un mezzo indispensabile per la realizzazione di una serie di diritti umani, combattendo l’ineguaglianza e accelerando lo sviluppo e il progresso dei popoli», con la conseguenza che «l’accesso ad Internet è uno degli strumenti più importanti di questo secolo per aumentare la trasparenza, per accedere alle informazioni e per facilitare la partecipazione attiva dei cittadini nella costruzione delle società democratiche».

In occasione del G8 del maggio 2011 è stato presentato il rapporto McKinsey in cui si paragona la rivoluzione di Internet allo sviluppo e alla distribuzione dell’energia elettrica, che ha cambiato le città e ha sempre più potere nel modellare le economie su scala globale. Secondo il Rapporto «due miliardi di persone sono collegati a Internet. Circa ottomila miliardi di dollari si scambiano ogni anno via e-commerce. In tutti i mercati sviluppati quasi due terzi del business coinvolge Internet e un terzo delle piccole e medie imprese usa intensivamente la rete. Internet ha trasformato il nostro modo di vivere, il nostro modo di lavorare, il modo in cui ci incontriamo e socializziamo e lo stesso modo in cui i Paesi si sviluppano e crescono. In due decadi Internet si è trasformato da una rete per ricercatori e “smanettoni” in una realtà quotidiana per miliardi di persone».

Perù

In Perù, il Parlamento ha approvato il 29 aprile 2011 un disegno di legge per introdurre il diritto fondamentale di accesso ad Internet allo scopo di assicurare l’accesso libero, illimitato e gratuito a tutti i cittadini nella fruizione di tutti i servizi Internet, mediante un graduale processo di estensione dei livelli di copertura del segnale anche nelle zone meno accessibili e remunerative, grazie alla progressiva massificazione dei servizi di telecomunicazione a banda larga.

L’obiettivo principale della legge è quello aumentare la copertura delle reti di telecomunicazioni ad alta capacità in tutto il paese, incoraggiando gli investimenti nelle reti in fibra ottica e nella fornitura di servizi di comunicazione a banda larga, partendo da una situazione non certamente positiva, in base alla quale, secondo il Ministero dei trasporti e delle comunicazioni (MTC) peruviano, il tasso di penetrazione delle connessioni a banda larga è del 3%: dato che lascia il Perù molto indietro rispetto ai paesi vicini.

Ecuador

Anche in Ecuador, è stata modificata la Costituzione nazionale al fine di garantire il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet. L’art. 16 (“Comunicazione e informazione”) della Costituzione dell’Ecuador tutte  le  persone, individualmente  o  collettivamente, hanno diritto ad ottenere un accesso  universale  alle tecnologie  di  informazione  e  di comunicazione, mediante la creazione  di  mezzi  di comunicazione  sociale, in  condizioni  di uguaglianza al fine di permettere l’inclusione  delle  persone  anche non diversamente abili e di integrare  gli  spazi  di partecipazione  previsti  dalla Costituzione  nel  campo  della comunicazione.

Costa Rica

In Costa Rica, la Sala Constitucional (la Corte Costituzionale), con una pronuncia del 30 luglio del 2010 n. 12790, ha affermato che «il ritardo del governo ad aprire il mercato delle comunicazioni alla concorrenza equivale ad una violazione delle libertà fondamentali, arrecando un grave pregiudizio alla libertà di scelta dei consumatori e all’eliminazione del digital divide». Secondo le argomentazioni della Corte «l’evoluzione negli ultimi venti anni in materia di tecnologia dell’informazione e della comunicazione […] ha rivoluzionato l’ambiente sociale dell’essere umano […], con la conseguenza che può affermarsi che questa tecnologia ha avuto un impatto significativo sul modo nel quale l’essere umano comunica, facilitando la relazione tra persone ed istituzioni a livello mondiale e eliminando la barriera di spazio e tempo. Ne discende che l’accesso a queste tecnologie si converte in uno strumento primario per agevolare l’esercizio dei diritti fondamentali, come, tra gli altri, la partecipazione democratica (democrazia elettronica) e il controllo dei cittadini, la formazione, la libertà di espressione e di pensiero, l’accesso all’informazione ed ai servizi pubblici online, il diritto a rapportarsi con i pubblici poteri attraverso strumenti elettronici e la trasparenza amministrativa». In questo modo, la Sala Constitucional ha riconosciuto il ruolo di Internet come strumento fondamentale della comunicazione interpersonale, agevolando il rapporto tra i cittadini privati e i pubblici poteri, mediante il superamento di barriere tecniche che gli strumenti tradizionali non erano in grado di eliminare.

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