Succede che le parole vengano inglobate nel linguaggio comune prima di essere realmente assimilate, il che può comportare una definizione “debole” del loro significato: Smart Working è una di queste. Il lavoro agile, cioè liberato da vincoli di tempo e di luogo troppo rigidi , non richiede, come molti hanno pensato, una nuova forma contrattuale. Secondo le norme del Ddl Lavoro presentato dal Ministro Poletti infatti, per Smart Working si intende la modalità di gestione flessibile e personalizzata della settimana lavorativa a regime subordinato (ecco una spiegazione di smart working). Il posto di lavoro con le stesse logiche della “realtà aumentata” si trasforma e rende possibile svolgere le attività anche senza doversi recare nella propria sede d’azienda. Questa modalità inoltre, non prevede la modifica del trattamento economico, ed arriva ad estendere alle aziende che lo introdurranno gli incentivi fiscali e contributivi previsti per gli incrementi di produttività del lavoro.
In Tim lo Smart Working ci è sembrata una buona leva per innovare politiche di gestione, luoghi e strumenti di lavoro, e per creare una piattaforma di collaborazione che farà crescere l’agilità e l’efficacia di chi lavora in azienda.
Nei mesi scorsi, da un’indagine realizzata in collaborazione con il Politecnico di Milano, è emerso un potenziale miglioramento della produttività in linea con le attuali esperienze italiane con un incremento tra il 5 e il 6%.
In seguito sono stati organizzati dei periodi di prova su un campione di circa 1.000 persone che hanno confermato gli effetti positivi sulla produttività.
A fine febbraio a Milano, Torino, Bologna, Roma e Palermo è stata avviata la vera e propria fase di sperimentazione per tutte le aziende del Gruppo, che sarà estesa gradualmente anche alle altre principali città italiane e che ha tra i suoi obiettivi una precisa misurazione dei benefici del lavoro agile: non solo la produttività, ma anche il bilanciamento vita-lavoro e la migliore vivibilità delle aree urbane grazie alla diminuzione del traffico cittadino.
Il progetto Smart Working di TIM è aperto a tutti i dipendenti che non fanno oggi attività vincolate ad uno specifico ambiente di lavoro.
A pochi giorni dal lancio della sperimentazione le adesioni sono più di 8.000. Il bacino potenziale delle risorse che possono abbracciarlo è di circa 18.000 , il che significa che è già stato raggiunto oltre il 44% delle adesioni. La sperimentazione in corso punta a far entrare il nuovo modello di business definitivamente a regime entro la fine del 2017.
Il nostro percorso di trasformazione organizzativa non guarda solo agli obiettivi interni – di welfare, produttività e Corporate Social Responsibility – ma intende creare un circolo virtuoso d’influenza reciproca tra soluzioni digitali per le nostre persone e soluzioni per i nostri clienti. Esiste infatti uno specifico piano investimenti in tecnologie che identifica nuove soluzioni che saranno realizzate al nostro interno, per poi valutare e arricchire il portafoglio di offerta.
Al fianco di tutto questo, Tim è all’opera per un nuovo quartier generale, che adotterà principi di sostenibilità ambientale e di efficienza. Ospiterà in totale oltre 5 mila persone e i primi trasferimenti (circa 1600 persone) nei nuovi uffici inizieranno alla fine di questo anno.
Il piano di razionalizzazione immobiliare interessa dieci città (Bari, Bologna, Firenze, Napoli, Padova, Palermo, Torino, Venezia, Milano e Roma) nell’arco di 2 anni.
Tim vuole essere un abilitatore di vita digitale e le nuove sedi rappresenteranno questo intento anche nella loro struttura. L’allestimento e l’organizzazione saranno in linea con le tendenze più attuali del lavoro agile: spazi accoglienti adatti a lavorare in squadra, ma che rispondano alle esigenze dei singoli, aree per favorire le relazioni sociali, postazioni dotate delle migliori tecnologie.