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L’era della “internet di periferia”: il ruolo degli Edge IXP



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La necessità di basse latenze per applicazioni internet ed il ricorso all’Edge Cloud spinge verso datacenter edge. Ne viene un nuovo e più importante ruolo per gli IXP che diventeranno sempre di più Edge ovvero capillari e vicini all’utente finale

Pubblicato il 5 set 2023

Maurizio Goretti

General Manager di Namex



Edge ixp

La grande rete globale sta entrando in una nuova fase, anche se finora se ne sono accorti solo (pochi) addetti ai lavori. Internet sta cambiando, verso un maggiore decentramento e un ruolo inedito delle “periferie”.

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Interconnessione edge, nuovo orizzonte

Il protagonista di questa evoluzione è l’interconnessione “edge”, che – come dice la parola – è ai margini, vicina agli utenti finali.

Le necessità degli utilizzatori sono infatti completamente diverse rispetto anche solo a pochi anni fa e gli operatori si stanno spostando verso le periferie della rete realizzando sempre più Edge datacenter. Le ragioni sono molteplici ma si possono sintetizzare con la necessità degli operatori di collocare i dati sempre più vicino ai dispositivi che li richiedono.

È un fenomeno guidato dalle applicazioni: si va dallo streaming live, alle auto a guida autonoma per passare dalle smart cities fino all’assistenza sanitaria virtuale.

Questa necessità richiede non solo la presenza dei contenuti e dei provider sul bordo della rete, ma anche un’interconnessione edge, ovvero un’infrastruttura distribuita sul territorio a supporto delle nuove esigenze.

IXP protagonisti

In questo scenario, diventano protagonisti gli edge IXP (Internet eXchange Point).

Gli IXP sono degli hub Internet presenti di solito nelle principali città di tutte le nazioni del mondo dove gli Internet Service Provider (ISP) si concentrano per scambiare il loro traffico Internet.

Per fare un parallelo non del tutto ortodosso ma che dà l’idea di cosa siano gli IXP, a volte si paragona Internet al sistema di trasporto aereo.

In questo parallelo gli ISP sono le compagnie aeree, i passeggeri sono gli utenti Internet e gli IXP sono gli aeroporti.

Internet è un sistema di trasporto che porta gli utenti (il loro traffico) da una parte all’altra del mondo e gli IXP, come gli aeroporti, permettono di ottimizzare questo trasporto sia in termini di qualità che di costi.

Namex Roma, il punto di interscambio di Roma di cui sono Direttore Generale, è l’equivalente della società che gestisce gli Aeroporti a Roma.

Un po’ come gli aeroporti oggi i maggiori IXP Europei sono Francoforte, Amsterdam e Londra.

In Italia gli aeroporti Internet storici in Italia sono due:

quello di Roma, Namex, che ha iniziato le sue attività nel 1995 e quello di Milano, MIX che ha iniziato le sue attività nel 1996.

A questi negli anni 2000 se ne sono aggiunti altri, tra cui: TOP-IX (Torino), VSIX (Padova), MINAP (Milano).

Gli ISP che si collegano agli IXP (attenzione alla differenza di lettera!) si dividono in due grandi categorie: Content Provider (quelli che hanno i contenuti come GAFAM ad esempio, o come DAZN o Netflix, etc) e gli Access Provider, ovvero coloro che forniscono l’accesso agli utenti in fibra o wireless (come TIM, Vodafone, Fastweb, etc). Gli uni hanno bisogno di interconnettersi agli altri per far funzionare Internet ed il modo più efficiente per farlo è quello di usare IXP nelle principali città del mondo.

Mentre fino a una decina di anni fa un unico IXP per nazione era sufficiente come punto di incontro tra Access e Content Provider negli ultimi anni questi punti si stanno moltiplicando e diventando più capillari: i contenuti si stanno avvicinando sempre più verso gli utenti finali.

La crescita di Roma

Ad esempio in Italia fino ad una decina di anni fa Milano, ancora oggi la città più importante come hub internet nazionale, era sufficiente per la distribuzione dei contenuti su tutto il territorio nazionale.

A partire da allora però Roma è cresciuta sempre di più fino a diventare la città di riferimento per la distribuzione dei contenuti nel centro sud del Paese.

Questa tendenza sta continuando e negli ultimissimi anni sono stati creati nuovi punti più capillari che si stanno distribuendo in modo sempre più locale sul territorio Nazionale: sono quelli che possiamo chiamare “edge IXP”.

Tre motivi per una svolta

Ma quali sono tecnicamente le ragioni di questo fenomeno?

Tre sono le principali: una maggiore ridondanza per la Internet nazionale, la crescita del traffico e l’esigenza di alcune applicazioni di avere bassa latenza.

Oggi forse nessuna di queste tre giustificherebbe da sola la creazione di nuovi punti regionali ma l’insieme delle tre, sì.

Ridondanza Nazionale

Il primo punto è abbastanza intuitivo: Internet è sempre più importante per la nostra società ed i punti di interscambio sono un elemento cruciale del suo funzionamento.

Interruzioni o degradi nella qualità dei servizi hanno conseguenze sempre più importanti.

Avere solo Milano come grande hub di interconnessione vorrebbe dire mancanza di ridondanza ed affidabilità insufficiente in caso di guasti.

Avere un secondo hub di interconnessione importante a Roma risolve il problema.

Ora però l’esigenza di affidabilità continua a crescere e la nascita di nuovi IXP regionali consentirà di aumentare ulteriormente la resilienza dell’intero sistema creando una rete di interconnessione più magliata, soprattutto tra content e access.

Anche per questa ragione MIX ha aperto nel 2017 in Sicilia (MIX Palermo) mentre Namex ha aperto ad inizio 2022 in Puglia (Namex Bari) e quest’anno in Campania (Namex Napoli).

Crescita del flussi di traffico in gioco

Il secondo punto è meno intuitivo del primo.

Alcuni contenuti su Internet, principalmente i video, producono singoli flussi di traffico sempre più grandi. La risoluzione standard dei dispositivi di riproduzione dei video è sempre più alta. Un numero sempre maggiore di utenti necessita quindi di flussi ad alta risoluzione (HD, 4K) in ragione della sostituzione dei vecchi televisori con le Smart TV dove sempre di più quello che si vede viene dalla connessione Internet piuttosto che dal digitale terrestre o dal satellite, grazie anche alla crescente disponibilità di connessioni in fibra domestiche.

Ma il sistema di protocolli su cui si basa Internet, TCP/IP, non riesce ad essere efficiente se la sorgente è troppo distante da chi quel contenuto vuol vedere.

Proviamo a  fare un esempio: se il contenuto fosse una partita di calcio trasmessa in 4K dall’Australia, uno spettatore a Roma, anche con una connessione domestica a 10 Gbps non riuscirebbe a vederla alla massima risoluzione. 

È’ la differenza tra capacità e throughput che è spiegata molto bene in questo vecchio blog di Tiziano Tofoni della Scuola Reiss Romoli.

Per risolvere il problema è necessario avvicinare il contenuto all’utente finale: più il contenuto è vicino maggiori saranno le prestazioni di banda.

È quello che Namex ha fatto Namex acon Namex Bari: oggi nell’IXP Edge in Puglia sono presenti i contenuti di Netflix, Microsoft e Meta permettendo in questo modo agli utenti di quella regione e di quelle limitrofe di raggiungere il contenuto localmente piuttosto che a Roma o Milano.

È un fenomeno che potrebbe continuare coprendo le regioni che ancora mancano all’appello e che potrebbe andare anche verso una distribuzione sempre più decentrata e capillare dei contenuti.

Uno dei grandi player dello streaming live sportivo in Italia, Amazon Prime Video, che ha trasmesso in esclusiva live su Internet alcune importanti partite della Champions League, sta pensando di portare la capillarità fino a livello cittadino se non di quartiere. 

Se volete approfondire vi consiglio il workshop che Gaurab Raj Upadhaja di Amazon Prime Video ha tenuto all’ultimo evento Namex lo scorso Giugno a Roma.

Basse latenze

L’ultimo ma non meno importante motivo per cui stiamo assistendo alla comparsa di IXP Edge è quello legato alla necessità di alcune applicazioni di avere latenze molto basse, ovvero tempi di risposta delle applicazioni molto rapidi; questo anche se gli utilizzatori si trovano in una rete diversa da quella dove si trova il contenuto.

Avrete sentito parlare di applicazioni che richiedono basse latenze come giochi on-line o i sistemi per le auto a guida autonoma o tutto il mondo legato alla sensoristica dei sistemi per le smart cities fino all’assistenza sanitaria virtuale.

Ogni 100 km di distanza tra il contenuto e l’utente finale il tempo di risposta di una applicazione in rete, la latenza appunto, aumenta di circa 1 ms.

Se si vuole che le latenze si mantengano basse a parità di applicazione per tutti gli utenti a prescindere da quale ISP utilizzano, è necessario avere a disposizione punti di interconnessione, gli IXP Edge, sempre più distribuiti geograficamente e vicini all’utente finale.

Nel gaming on-line “sparatutto” qualche ms in più o in meno può fare la differenza tra il rimanere vivi o morire.

Lo stesso sarà ancora più vero per i sistemi di sicurezza delle auto a guida autonoma.

I visori di realtà virtuale o aumentata potranno essere molto più piccoli e maneggevoli di quelli attuali se riusciranno grazie all’Edge Cloud a spostare la capacità elaborativa dal dispositivo al cloud computing.

Gli IXP Edge avranno un ruolo tutte le volte che il traffico sarà interdominio.

Conclusioni

La necessità di basse latenze ed il ricorso all’Edge Cloud, se confermate, daranno nel futuro sempre maggiore importanza ai DC Edge.

Se il traffico sarà interdominio lo sviluppo riguarderà anche gli IXP che diventeranno sempre di più Edge ovvero capillari e vicini all’utente finale.

L’interconnessione neutrale potrà assumere un ruolo fondamentale agendo come uno dei fattori trainanti dell’evoluzione della rete.

I successi di Namex Bari ad un anno dalla sua apertura e l’apertura di Namex Napoli vanno in questa direzione.

Namex, in quanto Consorzio neutrale, intende giocare un ruolo da protagonista, investendo sulle infrastrutture del futuro e contribuendo a una rete più distribuita e resiliente, e soprattutto più accessibile agli utenti finali.

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