La Commissione europea ha presentato nei giorni scorsi un pacchetto di misure per sostenere e collegare le iniziative nazionali per la digitalizzazione dell’industria e dei servizi connessi in tutti i settori e per stimolare gli investimenti attraverso reti e partenariati strategici. Ha proposto inoltre misure concrete per accelerare lo sviluppo di norme tecniche comuni nei settori prioritari, quali le reti di comunicazione 5G o la cibersicurezza, e modernizzare i servizi pubblici. Nell’ambito dei piani odierni, la Commissione creerà ad esempio un cloud europeo che, come primo obiettivo, fornirà a 1,7 milioni di ricercatori e 70 milioni di professionisti della scienza e della tecnologia europei un ambiente virtuale per l’archiviazione, la gestione, l’analisi e il riutilizzo di grandi volumi di dati della ricerca.
Nel complesso, i piani presentati dovrebbero mobilitare più di 50 miliardi di EUR di investimenti pubblici e privati a sostegno della digitalizzazione dell’industria.
Fin qui la notizia da Bruxelles.
Ma la vera notizia per l’Italia è un’altra… Matteo Renzi doveva presentare il documento su Industry4.0 a Torino il 20 novembre scorso in occasione del Digital Day e poi ancora il prossimo 29 aprile in occasione dell’internetDay (30 anni dal primo collegamento via web!). Ma i gruppi di lavoro frazionati tra Ministero Sviluppo Economico e Presidenza del Consiglio si sono succeduti senza alcun esito. Poi si sono pure messe di mezzo le dimissioni del Ministro Guidi, e quindi, ad oggi, ancora nulla di concreto s’è visto sul fronte italiano della Fabbrica4.0.
Il vero rischio è un altro. Se abbiamo già 3-5 anni di ritardo rispetto alle nazioni europee più evolute sul tema della cd digital transformation nell’industria, il ritardo rischia ora di aggravarsi, anche alla luce di questo nuovo “industrial compact 2”, rischiamo di perdere ulteriori opportunità.
Meglio ancora: serve urgente una strategia condivisa sul tema in questione, perché ne va della rifondazione del sistema industriale italiano, specie per le PMI. I grandi gruppi industriali non ne hanno bisogno, possono fare da soli, ma le PMI hanno bisogno anche dell’accompagnamento/Paese, per favorire innovazione e crescita dimensionale ! Questa la richiesta che viene dal nostro mondo di piccole e medie imprese, come lo è il 95% del nostro tessuto produttivo. La rigenerazione in chiave digitale del sistema produttivo del nostro Paese come sfida per essere competitivi sui mercati.