Costruire una società dell’informazione onnipresente, basata su reti d’accesso in banda ultra-larga è un obiettivo strategico ampiamente condiviso e un pilastro dell’agenda digitale europea. Tuttavia, l’implementazione di tali reti, in particolare fibre to the home (FTTH), stenta a decollare. L’attuale domanda di servizi (sostanzialmente triple play) rappresenta un introito insufficiente a coprire gli enormi investimenti necessari per portare la fibra in ogni abitazione, dato che gli utenti finali non sono propensi a pagare extra per connessioni più veloci. Inoltre, il costo delle infrastrutture di accesso esistenti (leggi telefoniche in rame), è completamente ammortizzato.
Conclusione: non c’è business case per il FTTH.
In realtà il business case c’è, eccome. Basta prendere la visione d’insieme e abbandonare il dogma che la rete in fibra debba essere prerogativa delle telco.
Effetti del deployment FTTH, medio-breve termine
Prendiamola, allora, questa visione d’insieme e facciamo una carrellata dei vari benefici del FTTH[1]. Grazie alle sue inerenti proprietà fisiche, la fibra ottica è un mezzo trasmissivo per diversi ordini di grandezza superiore al rame e alla propagazione radio, in termini sia di banda passante sia di perdita di segnale.
Come tale, il FTTH rappresenta un’infrastruttura a prova di futuro. Non a caso in molte zone d’Europa, la presenza di FTTH ha già portato all’aumento del valore degli immobili.
Nel breve periodo, installatori di reti, system vendors e imprese di opere civili generano occupazione. Un effetto secondario e importante è lo sviluppo e la maturazione di competenze, con vantaggi competitivi a medio termine per tutto il sistema economico. Da parte loro, comuni, regioni ed enti pubblici possono beneficiare di introiti per le concessioni derivanti dall’installazione di cavidotti e, nel caso scelgano di gestire l’infrastruttura passiva, da ricavi di leasing di fibra.
A titolo di esempio il comune di Stoccolma è rientrato dall’investimento in meno di dieci anni e ora sta finanziando il completamento della rete FTTH interamente con i ricavi provenienti dalla gestione della rete.
Inoltre, l’installazione di una nuova infrastruttura offre la possibilità di mettere in atto nuovi modelli di business basati su un’infrastruttura passiva aperta e neutre, in cui enti pubblici o società private d’investimento si sobbarcano i pesanti investimenti iniziali, con orizzonti a lungo termine, consentendo agli operatori di raggiungere la redditività nel periodo medio-breve.
In regime di concorrenza, i minori costi d’investimento portano a una riduzione dei prezzi per i servizi ICT (sembra paradossale ma i prezzi delle offerte ad alta velocità su reti FTTH sono spesso e volentieri più bassi rispetto alle offerte DSL).
La disponibilità di una rete ad altissima velocità porta nel medio termine a nuovi servizi e un maggior utilizzo di tali servizi. Per esempio il cloud computing di alta qualità e la tele-presenza facilitano e-learning (con benefici per l’istruzione e lo sviluppo delle competenze) e telelavoro, che a sua volta riduce la congestione del traffico, aumenta la mobilità del lavoro virtuale, e riduce il costo di fare business. Servizi di e-health affidabile e di alta qualità aumentano la qualità della vita e riducono la necessità di costosi ricoveri e visite a domicilio (un recente studio calcola nell’ordine dei miliardi di euro i risparmi possibili per la sola assistenza domiciliare in Svezia); mentre i servizi di e-government aumentano l’efficienza nella pubblica amministrazione.
Per quanto alcuni di questi servizi si possano fornire anche su connessioni in rame, la banda disponibile può facilmente venire saturata (specialmente in upload) quando diversi servizi vengono attivati su una stessa utenza. In generale una connessione con una capacità ultra-larga offre maggiore affidabilità.
Non a caso, analisi di traffico in Svezia e Spagna mostrano che la quantità di dati consumati cresce con la banda disponibile.
Effetti del deployment FTTH, lungo termine
Nel lungo periodo, l’impiego diffuso di servizi avanzati introdotti dal FTTH aumenta il know-how digitale della popolazione, cruciale per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi, e il livello d’imprenditorialità, favorendo la creazione di imprese, o la migliore gestione di quelli esistenti.
Tutto ciò porta a una crescita di occupazione e PIL.
I paesi che hanno sperimentato il FTTH per qualche cominciano a vedere effetti misurabili in tal senso. Si è anche osservato che il FTTH aumenta l’attrattiva economica dei comuni rurali, e contribuisce ad arginare il fenomeno dell’abbandono delle aree rurali e montane, con effetti positivi in termini di coesione sociale e di equilibrio fiscale.
Conti pubblici in rosso e patto di stabilità: possiamo permetterci il FTTH?
Nell’adozione dell’ FTTH il ruolo della Pubblica Amministrazione è cruciale, innanzitutto in termini di definizione e attuazione di una strategia. E fin qui siamo tutti d’accordo.
Tenendo presente la scarsità e inefficienza degli investimenti privati (con più reti parallele in poche aree urbane e deserto altrove) e le complicazioni in termini di regolamentazione di significant market power e di aiuti di stato, il settore pubblico dovrebbe però porsi obiettivi più ambiziosi e intervenire direttamente con investimenti in infrastruttura passiva. Si sente ripetere che sarebbe bello ma “possiamo permetterci un tale investimento pubblico, vista soprattutto l’attuale situazione economica?”.
Si può d’altra parte sostenere che, dopo anni di austerità e di crescita zero, il momento storico sia in effetti propizio per cogliere i proverbiali due piccioni: un massiccio investimento pubblico nel FTTH infatti genera occupazione e stimola l’economia nel breve periodo rendendo disponibile un’infrastruttura cruciale per il rinnovamento e il rilancio del sistema economico del paese nel medio e lungo periodo.
Si calcola che il fabbisogno per un deployment capillare di FTTH in Europa sia di 250 miliardi. Per l’Italia è probabilmente intorno ai 25-30 miliardi. Spalmati su cinque anni, da qui al 2020, implica uno sforzo di circa lo 0.3% del PIL.
Va notato inoltre che l’operazione, se fatta mantenendo la proprietà della rete e seguendo un opportuno modello aperto e neutrale, non sarebbe una spesa a fondo perduto bensì un investimento infrastrutturale con orizzonte di rientro ventennale o trentennale.
La domanda si può quindi ribaltare: possiamo permetterci di non fare questo investimento? Urge, a mio avviso, una seria discussione al riguardo.
[1] Per approfondimento, si veda M. Forzati, C. Mattsson, K. Wang, C. P. Larsen, ”The uncaptured values of FTTH”, proceedings of the International Conference on Transparent Optical Networks (ICTON), Stockholm, 2011.