Nel mondo, e così anche in Italia, si sta vivendo un momento cruciale per le telecomunicazioni. E’ ormai chiaro a tutti che la mole di dati che giornalmente verranno sempre più trasferiti è in crescita esponenziale, come effetto dell’aumento dei contenuti multimediali, dell’utilizzo degli smartphone per l’accesso, dello sviluppo dell’IoT, e Governi e operatori si stanno attrezzando per il futuro. In questo contesto, l’innovazione che si può portare nel campo della fibra ottica – e su cui Prysmian da sempre è in prima linea con costanti e importanti investimenti – è determinante.
C’è la consapevolezza diffusa che le infrastrutture a banda ultra larga siano necessarie per la crescita dell’economia e, aggiungerei, della cultura, proprio come lo furono nella prima metà del ‘900 le autostrade. In Europa, in particolare, la sfida maggiore che l’industria dei cavi deve affrontare in questo contesto è quella della difesa della qualità dei prodotti (fibra, cavi, connettori), essenziale per dotarsi di un’infrastruttura “future-proof” per lo sviluppo digitale.
Tuttavia vi sono ancora alcuni passi determinanti da compiere al fine di raggiungere l’ambizioso obiettivo di costruire una “società Gigabit” supportando il roll-out di tecnologie basate sulla fibra ottica.Prysmian Group, ha presentato un nuovo studio sulla diffusione della banda larga in Europa, invitando la Commissione europea a creare una prospettiva di lungo termine, al di là del principio di neutralità tecnologica. Solo una determinazione chiara della Commissione europea in questo senso potrà garantire che la domanda in rapida espansione di connettività venga soddisfatta attraverso adeguati investimenti in infrastrutture di telecomunicazione di prossima generazione.
C’è sempre un limite alla capacità di finanziamento dei progetti, quindi si può decidere di fare un piano progressivo di penetrazione della fibra sul territorio, ma quello che conta di più è la consapevolezza di dove vogliamo andare. Se oggi si prendono decisioni per mettere la rete esistente nella condizione di essere pronta al tutto fibra nei prossimi anni, va bene, altrimenti se l’architettura non è pronta per andare verso questa direzione, si dovrà reinvestire.
L’incontro tenutosi al Parlamento europeo, anche alla presenza di Anna Krzyżanowska, Direttrice dell’Unità Banda larga della Commissione Europea, è stato l’occasione per presentare un recente studio, condotto da Wolter Lemstra, Senior Researcher and Telecoms Specialist di TU Delft (University of Technology di Delft, NL).
L’analisi, che ha evidenziato molteplici aspetti, parte dalla considerazione che in un’economia di mercato il ruolo principale è attribuito ad attori privati che operano in mercati competitivi. I mercati hanno un ruolo centrale, ma il governo agisce sulla base di una vision e permette ai mercati di attuarla operando innanzitutto attraverso la condivisione della vision stessa: definisce gli obiettivi, monitora i progressi e facilita i mercati laddove i soli interessi commerciali non riescano a realizzare gli obiettivi che erano stati posti.
Questo è l’approccio dell’Unione Europea in cui ci si muove in base a una vision condivisa che trascende gli interessi del singolo stato per creare una regione con un mercato unico che permetta all’Europa di essere leader in un contesto sempre più globale. Un percorso, iniziato negli anni ’50 con una convergenza incentrata sui settori dell’acciaio e del carbone, e che attualmente si sta concentrando sulla creazione di un Mercato Unico Digitale.
Per realizzare questa vision è fondamentale riconoscere che ci troviamo nel mezzo di una “fase di deployment” della rivoluzione industriale basata sull’ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e come in ogni rivoluzione industriale serve una nuova infrastruttura che permetta la diffusione delle innovazioni di grande portata che la caratterizzano. Per questo per avviare realmente la Digital Economy è necessario realizzare un’infrastruttura a banda larga capillare e affidabile nel tempo. Questo impone di lavorare sulla base di una componente imprescindibile: la qualità dei componenti della reta (fibra, cavi, connettori).
Qualità significa, infatti, non solo rispondere alle richieste di “capacità di trasmissioni di oggi”, ma superare di qualche decennio tale capacità, con cavi che abbiano caratteristiche elevatissime di resistenza alla deteriorabilità, innalzando costantemente gli standard, e abbassando contemporaneamente i costi delle soluzioni complessive, in un contesto sempre più competitivo.
Un’infrastruttura in fibra ottica deve durare con alti livelli di performance per almeno 20-30 anni: l’Italia è indietro in questo, ma come sempre per chi parte dopo c’è il vantaggio dato dalla possibilità di utilizzare le tecnologie più avanzate e dobbiamo cogliere questa opportunità per far si che il nostro Paese diventi un esempio per l’Europa.
Prysmian continua a generare innovazione nel settore delle fibre ottiche. Di recente, abbiamo registrato un record mondiale con il nostro prodotto Flextube®, inserendo il ragguardevole numero di 2112 fibre all’interno di un cavo di 24 mm. È una soluzione che fa la differenza in città, dove lo spazio conta molto. Un traguardo importante dove però non ci fermiamo, ma continuiamo a lavorare per rispondere a clienti che devono istallare (il più velocement possibilie, a un costo ottimizzato) cavi di vari dimensioni in tutti tipi di ambianti, dal centro città alle campagne, tra i continenti e tra i palazzi.
C’è ancora tanto da fare e Prysmian Group, l’unico produttore italiano di fibra ottica, sta già tracciando il futuro, certi che il nostro impegno sulla qualità si traduca in vantaggi non solo per gli operatori ma anche, naturalmente, per l’utente finale che può usufruire di connessioni più veloci e in linea con i contratti di connessione sottoscritti.