Il Piano Paese per la banda ultralarga comprende, oltre a investimenti in infrastrutture, anche incentivi alla domanda in forma di voucher per stimolare l’utilizzo di Internet ad alta velocità che tali nuove reti consentono. Strumenti utili ma insufficienti, come vedremo qui.
Incentivare la domanda di queste connessioni ad elevate prestazioni è molto importante: confrontato con i principali Paesi europei, il nostro Paese sinora non ha brillato per ciò che riguarda i tassi di adozione di Internet e di trasformazione digitale.
Cosa ha frenato l’uso di internet e dei servizi ultraveloci
Fattori socio-demografici (età della popolazione e struttura dei nuclei familiari) e strutturali (l’enorme peso delle partite IVA e delle micro imprese cui fa da riscontro un numero relativamente limitato di aziende di maggiori dimensioni, che ovunque sono il volano dell’innovazione, anche digitale) hanno in passato rallentato l’uso di Internet e delle applicazioni ad esso connesse. Ciò ha creato un approccio a volte poco ricettivo all’innovazione nell’uso della rete e, quindi, un interesse discontinuo all’accesso a servizi ultra veloci.
Stimolare la domanda è quindi un passaggio fondamentale per accelerare i tempi di adozione della banda ultralarga e della miriade di applicazioni e servizi a valore aggiunto (sia per le famiglie che per le imprese) che con esse si rendono ampiamente disponibili.
I voucher
Gli incentivi prendono la forma di voucher (per famiglie e aziende) per la sottoscrizione di abbonamenti a servizi di connettività ultra broadband. Data la sensibilità degli utenti italiani a ogni intervento che impatti sulle condizioni economiche associate all’uso dell’ICT (dai servizi mobili – la cui “esplosione” negli anni ’90 fu proprio favorita dalle formule di abbonamento senza canone mensile – agli incentivi, sotto forma di agevolazioni fiscali, legati al Super e Iper ammortamento di Industria 4.0), lo strumento dei voucher appare senz’altro adeguato.
Anche le rilevazioni condotte sulle aziende, mettono in evidenza un’attenzione sempre più alta delle piccole e medie aziende verso gli strumenti di agevolazione fiscale. Strumenti che, per un terzo delle aziende con più di tre addetti, costituiscono dei fattori determinati per far crescere la cultura digitale e il livello di competitività delle aziende stesse.
Competenze e conoscenze informatiche
Tuttavia da solo può non bastare, o comunque può produrre effetti positivi, ma parziali. Lo stimolo economico deve infatti essere associato allo sviluppo delle competenze e delle conoscenze informatiche e digitali in senso più ampio, altrimenti lo sviluppo degli accessi alle reti ultra broadband, al di là del dato statistico numerico, può non generare tutti gli effetti positivi di modernizzazione del Paese che ne devono invece derivare.
Esempi in questa direzione sono la rete dei “Punti di Impresa Digitale” di Unioncamere e gli “Innovation Hub” di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, riconducibili al network nazionale Impresa 4.0. L’obiettivo è di supportare le PMI nel loro processo di trasformazione digitale e stimolare e promuovere la domanda di innovazione del sistema produttivo, fornendo contenuti e consulenza in questo senso alle aziende che ne facciano richiesta.
EY digital academy
Ma oltre ai soggetti pubblici e alle associazioni di categoria anche grandi attori privati si sono mossi in questa direzione. Un esempio è rappresentato dalla EY Digital Academy. Il punto di partenza dell’iniziativa è la constatazione che le imprese italiane non hanno bisogno solamente di professionisti esperti di Ict (la cui domanda sul mercato è comunque cresciuta del 56%), ma anche di manager che sposino le competenze digitali con abilità di tipo relazionale e comportamentale e con la capacità di immaginare il cambiamento.
La EY Digital Academy è una piattaforma di formazione continua sulle competenze tecnologiche sviluppata in collaborazione con Atos, Cisco, Rockwell Automation e SAS. L’iniziativa combina le competenze e l’esperienza delle aziende coinvolte per creare una community al servizio di imprenditori e top manager e accrescere la cultura digitale delle imprese italiane, che hanno bisogno di sviluppare le competenze necessarie a valorizzare gli investimenti fatti in ottica Impresa 4.0.