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Fibra ottica, Paita (IV): “Le nostre proposte per un patrimonio edilizio a prova di futuro”

Il Dl Sostegni bis può rappresentare un’occasione utile per far compiere al patrimonio abitativo italiano un balzo in avanti rispetto alla diffusione capillare della fibra ottica. Un emendamento al testo presentato esercita una forte spinta all’ammodernamento tecnologico. Vediamo grazie a quali strumenti

Pubblicato il 14 Lug 2021

Raffaella Paita

Presidente della IX Commissione Trasporti della Camera

Foto di Tumisu da Pixabay

L’ammodernamento del nostro patrimonio edilizio può rappresentare una dei terreni fondamentali in cui si gioca il futuro ambientale e tecnologico del Paese.

Se con il superbonus edilizio è stato uno strumento decisivo per rendere, con la riduzione dei consumi energetici, il nostro patrimonio storico sostenibile sul piano ambientale, bisogna a nostro avviso fare il possibile per adeguare le nostre abitazioni anche sul piano tecnologico. E quindi trovare un modo per imprimere anche in questo settore l’accelerazione di cui l’Italia necessita per colmare il più in fretta possibile il divario digitale che la separa dai paesi europei più avanzati.

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L’occasione del DL Sostegni bis

In questo senso, il Dl Sostegni bis può rappresentare un’occasione utile per far compiere al patrimonio abitativo italiano un balzo in avanti rispetto alla diffusione capillare della fibra ottica. Un emendamento al testo presentato a mia firma, segnalato da Italia Viva, esercita una forte spinta all’ammodernamento tecnologico attraverso due strumenti:

  • L’individuazione preferenziale a scomputo degli oneri di urbanizzazione, nell’ambito delle convenzioni accessorie al rilascio dei permessi di costruire concernenti la realizzazione di nuovi edifici di tipo residenziale, della realizzazione delle infrastrutture destinate all’installazione di reti e impianti di comunicazione elettronica in fibra ottica, con particolare riferimento alle opere necessarie ad assicurare i collegamenti tra l’ingresso dell’edificio e il più vicino nodo di connessione;
  • l’estensione alla realizzazione di queste infrastrutture del Superbonus al 110%.

Nel primo caso, si intende stimolare la realizzazione delle infrastrutture destinate all’installazione di reti e impianti di comunicazione elettronica in fibra ottica con lo scomputo degli oneri di urbanizzazione. Quando si chiede il permesso di costruire un nuovo edificio, infatti, l’amministrazione può imporre quelli che si chiamano, appunto, ‘oneri di urbanizzazione’. Il rilascio del permesso a costruire viene cioè condizionato alla realizzazione di alcune opere come la creazione di fognature, strade residenziali, illuminazione pubblica, verde attrezzato, spazi di sosta o di parcheggio. Il senso di questa richiesta da parte dello Stato è fare in modo che chi va ad abitare nelle nuove costruzioni contribuisca alla realizzazione di quei servizi (strade, reti di distribuzione idrica, fognature, parcheggi) di cui beneficerà senza che l’intero costo vada a ricadere sulle spalle della comunità.

Un ulteriore forma di incentivazione è quella rappresentata dalla seconda leva su cui punta per spingere il processo di infrastrutturazione digitale: estendere il Superbonus edilizio al 110% anche alla realizzazione delle infrastrutture necessarie alle connessioni in fibra ottica, compresi gli eventuali interventi necessari per la cablatura delle unità immobiliari private.

In altri termini, il costo dei lavori sostenuti per la cablatura di un palazzo potranno essere detratti dalle tasse fino a un importo pari al 110% e dunque resi meno che nulli. Anche per quanto riguarda questo strumento, è facile comprendere come l’approvazione dell’emendamento costituirà uno straordinario incentivo alla riqualificazione tecnologica del nostro patrimonio abitativo.

L’importanza della fibra ottica

Una copertura estesa e uniforme della fibra sul territorio è una necessità fondamentale del Paese. Nel processo di diffusione della banda larga l’Italia è purtroppo molto indietro. L’indice Desi ci condanna senza appello: in base ai criteri del Digital Economy and Society Index 2020 l’Italia occupa il quart’ultimo posto nella classifica europea della digitalizzazione, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Un ritardo del genere per un paese come l’Italia è inammissibile, anche perché si somma a quello accumulato sul piano delle competenze digitali. Questi sono dati particolarmente preoccupanti perché alle condizioni di accesso della rete sono legate le opportunità economiche dei cittadini. Per questo, l’indice Desi può essere considerato anche una misura indiretta del divario socio-economico.

E’ quindi vitale colmare nel modo più rapido possibile i ritardi infrastrutturali e permettere l’accesso a Internet alle troppe famiglie a cui ancora è negato, consentire agli studenti pari condizioni nella didattica a distanza (e quindi garantire il diritto allo studio), garantire la connettività degli ospedali e implementare la digitalizzazione della Pubblica amministrazione.

Il primo, importante impulso per colmare il divario digitale italiano è arrivato grazie al Piano shock di Italia Viva, che non ha solo sbloccato le opere pubbliche ma anche iniziato a introdurre quella semplificazione sulle procedure autorizzative nella posa per i cavi a banda ultralarga e 5G di cui abbiamo bisogno.

L’ulteriore alleggerimento sul piano autorizzativo in arrivo con il Dl Semplificazioni e i 40 miliardi stanziati con il Recovery Plan pongono finalmente le condizioni per riguadagnare tutto il terreno perso. Ora dobbiamo lavorare perché una meta a portata di mano sulla carta lo diventi anche nella realtà. Noi faremo il massimo per riuscirci. Ne va del futuro del Paese.

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