il commento

Fibra ottica, sciogliere il giallo del contratto Open Fiber prima dei nuovi bandi

A gennaio partono i nuovi bandi per la rete gigabit e ancora non è chiaro la responsabilità della copertura parziale fatta finora. Il nuovo piano che guarda alla prima rete davvero future-proof dell’Italia richiede che si parta sgravati dai retaggi del passato, che continuano a pesare con l’opacità delle parti responsabili

Pubblicato il 02 Dic 2021

Enza Bruno Bossio

deputato, Partito Democratico

fibra ottica

C’è una questione importante che bisogna risolvere prima di fare le nuove gare previste per il piano Italia 1 giga del Ministro all’innovazione Vittorio Colao. Le tre gare già vinte da Open Fiber negli anni precedenti prevedono in circa 6000 comuni l’FTTH (fibra nelle case) con i fondi pubblici.
Ma, come si evince dai documenti ufficiali (i contratti non vogliono renderli pubblici) non si tratta dì FTTH con il ROE attaccato all’edificio, bensì posto a 18/40 metri dall’edificio.

Il nodo della copertura Open Fiber parziale

Ma è lo stesso Colao che ha detto che per le gare future da 3,8 miliardi, che partono a gennaio, il ROE deve essere attaccato all’edificio se si tratta di FttH. È evidente che questa situazione pone, per oltre 6000 comuni delle aree bianche, un problema di copertura della rete dal pozzetto all’edificio che non si capisce chi deve pagare perché la fibra possa essere accesa.

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Open Fiber chiede l’attivazione di queste unità immobiliari, per la copertura di questi ultimi metri, agli operatori, che a volte poi scaricano il costo extra sugli utenti. I dati di Infratel di settembre fanno evincere che in effetti ci sono poche attivazioni in queste aree – oltre a un generale ritardo di copertura.

Una recente consultazione della stessa Infratel servirà a scoprire cosa è andato storto in questo piano e a rilevare i civici delle aree bianche che “sono rimaste fuori dall’intervento pubblico affidato, nel 2016, alla concessionaria Open Fiber S.p.A. e che, al contempo, non sono state ancora raggiunte, né lo saranno nei prossimi 5 anni, da investimenti privati idonei a garantire una velocità di connessione in download di almeno 300 Mbit/s nell’ora di picco del traffico”, si legge nel testo.

Dato l’intento dichiarato da Colao di coprire stavolta fino all’utente finale e non di fermarsi qualche metro prima, si può desumere che i futuri bandi potrebbero coprire anche le unità immobiliari che Open Fiber ha coperto, per così dire, parzialmente.

D’altra parte i voucher di supporto alla domanda verso la fibra FTTH, che noi del Pd proponiamo di dare ai condomini, serviranno per completare il pezzo che va dal ROE (attaccato all’edificio) a ciascun appartamento del condominio attraverso gli impianti multi servizi previsti dalla guida CEI 306-2.

Il mistero del contratto Infratel-Open Fiber

Tuttavia prima di procedere con i bandi sarà necessario chiarire le responsabilità precise di questa copertura “parziale”. Se è prevista nel contratto – come dice Infratel – o se c’è una inadempienza di Open Fiber.

Fastweb ha vinto a novembre al Tar del Lazio per avere accesso ai contratti ma ora pende un pronunciamento del Consiglio di Stato. La sottosegretaria Anna Ascani, rispondendo a una mia interrogazione, ha affermato di non poter fornire ai parlamentari i contratti, in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato.

L’unico documento di gara Infratel Italia che descrive l’architettura di rete di accesso è il documento classificato come “NT-A”. Del documento NT-A si hanno due versioni di poco diverse, per la prima gara (versione 1.4 del 14/07/16) e per la seconda gara (versione 1.5 del 24/11/16).

In entrambe le versioni è specificato che “i collegamenti in fibra ottica …… saranno terminati con un ROE, installato normalmente all’esterno (ovvero più semplicemente “installato esternamente”)  dell’Edificio o dell’ Unità Immobiliare (UI)…. Il ROE è il Punto di Terminazione della rete. Il ROE può essere collocato anche internamente agli edifici (ovvero “internamente o esternamente”) o in prossimità degli stessi in caso di aree a bassa densità abitativa…”

La formulazione dei due testi simili è comunque inequivoca: la fibra può essere terminata “in prossimità” degli edifici “in caso di aree a bassa densità abitativa”. In tutti gli altri casi il ROE si pone all’edificio, normalmente esternamente ma opzionalmente internamente allo stesso.

Purtroppo non è stabilita una soglia di densità abitativa (ad es. in HH/kmq) ma l’avere indicato il criterio di collocazione del ROE porta con sé che la fibra non possa essere sistematicamente collocata lontano (i.e. “in prossimità”) dell’edificio.

Se ne può dedurre che la fibra non possa essere, sempre e comunque, posta in un pozzetto (o un palo) distante dall’edificio ma che il ROE debba essere normalmente collocato alla base dell’edificio, salvo nei casi in cui si tratti di abitazioni sparse, ad esempio mono- o bi-familiari.

I documenti di gara

Si riportano, per chiarezza, i due testi estratti dai documenti di gara:

NT-A, Versione 1.4 del 14/7/16, Punto 2.2.2 (pag. 8)

“I collegamenti ottici realizzati secondo la suddetta architettura di rete saranno terminati con un ROE, installato esternamente all’Edificio o all’ Unità Immobiliare (UI) con diverse tipologie di posa (interrato, a muro, a palo, incasso, a sbalzo o in armadio), in modo tale da raggiungere da 4 a 48 UI. Il ROE è il Punto di Terminazione della rete.

Il ROE può essere collocato internamente o esternamente agli edifici o in prossimità degli stessi in caso di aree a bassa densità abitativa; oppure può servire un numero di UI differenziato in funzione delle diverse tipologie di ROE e dei relativi campi di applicazione. (…)”

NT-A, Versione 1.5 del 24/11/16, Punto 2.2.2 (pag. 8)

“I collegamenti ottici realizzati secondo la suddetta architettura di rete saranno terminati con un ROE, installato normalmente all’esterno dell’Edificio o dell’Unità Immobiliare (UI) con diverse tipologie di posa (interrato, a muro, a palo, incasso, a sbalzo o in armadio), in modo tale da raggiungere da 4 a 48 UI. Il ROE è il Punto di Terminazione della rete. Il ROE può essere collocato anche internamente agli edifici o in prossimità degli stessi in caso di aree a bassa densità abitativa; oppure può servire un numero di UI differenziato in funzione delle diverse tipologie di ROE e dei relativi campi di applicazione.”

In conclusione

Importante fare chiarezza su questi aspetti prima di procedere con le nuove gare finanziate da fondi pubblici del PNRR.

Il PD, con interrogazione a novembre di dodici deputati tra cui la sottoscritta, ha già evidenziato il rischio di ritardi anche per il piano Italia 1 Gigabit 2026, per insufficienti semplificazioni normative (gli operatori tali giudicano quelle del decreto Concorrenza), la carenza di competenze necessarie per costruire la nuova rete e, appunto, l’incompletezza della rete finora realizzata.

I nuovi bandi, il nuovo piano che guarda alla prima rete davvero future-proof dell’Italia richiede che si parta sgravati dai retaggi del passato, che continuano a pesare con l’opacità delle parti responsabili.

La risposta di Open Fiber

Con riferimento all’intervento dell’Onorevole Enza Bruno Bossio dal titolo, “Fibra ottica, sciogliere il giallo del contratto Open Fiber prima dei nuovi bandi” pubblicato oggi da Agenda Digitale, Open Fiber ritiene doveroso rettificare alcune affermazioni (peraltro spesso e recentemente reiterate dalla parlamentare PD). Citando i documenti ufficiali Infratel, l’On. Bruno Bossio evidenzia come, secondo il bando di gara, il ROE (ripartitore ottico) può essere posto fino a 40 metri dall’edificio e ritiene “evidente che questa situazione pone, per oltre 6000 comuni delle aree bianche, un problema di copertura della rete dal pozzetto all’edificio che non si capisce chi deve pagare perché la fibra possa essere accesa”. In verità la distanza del ROE dall’edificio non pone alcun problema di copertura, perché – come previsto dal bando – Open Fiber porta la fibra ottica all’interno di tutte le abitazioni in cui viene richiesta l’attivazione di un servizio. In seguito a una richiesta di attivazione da parte dell’operatore, OF realizza a proprie spese (senza dunque utilizzo di fondi pubblici) l’ultimo tratto di rete fino all’unità immobiliare. La scelta è stata adottata nelle Concessioni assegnate da Infratel per consentire un uso efficiente e razionale delle risorse pubbliche. Raggiungere oltre 8 milioni di immobili che in molti casi potrebbero non richiedere mai una connessione (poiché, ad esempio, disabitati o seconde case) avrebbe comportato uno spreco di fondi pubblici senza alcun beneficio per il cliente finale. Nelle aree bianche ci sono infatti molti più immobili che linee telefoniche e chi richiede l’attivazione viene collegato in FTTH come nelle altri parti del Paese.

Bruno Bossio sottolinea poi che una consultazione Infratel servirà “a scoprire cosa è andato storto in questo piano” e “a rilevare i civici delle aree bianche che – citando il testo – “sono rimaste fuori dall’intervento pubblico affidato, nel 2016, alla concessionaria Open Fiber S.p.A. e che, al contempo, non sono state ancora raggiunte, né lo saranno nei prossimi 5 anni, da investimenti privati idonei a garantire una velocità di connessione in download di almeno 300 Mbit/s nell’ora di picco del traffico”. Infratel, in qualità di concedente, ha assegnato a Open Fiber un elenco di copertura di comuni e di civici su cui OF deve intervenire. Questo elenco è stato rivisto – in accordo con Infratel – poiché in seguito al riscontro sul campo in alcune zone era già avvenuto – in precedenza – un intervento privato non risultante dai database di gara. La copertura dei comuni e civici rimasti fuori dal piano assegnato a Open Fiber da Infratel spetta all’operatore che ha dichiarato interesse ad effettuarla.

L’Onorevole Bruno Bossio afferma poi che “Tuttavia prima di procedere con i bandi sarà necessario chiarire le responsabilità precise di questa copertura “parziale”. Se è prevista nel contratto – come dice Infratel – o se c’è una inadempienza di Open Fiber”. Contrariamente a quanto ipotizzato dall’Onorevole, Open Fiber è pienamente adempiente al contratto sottoscritto con Infratel di cui conferma i termini.

Infine, Bruno Bossio deduce dai documenti che “la fibra non possa essere, sempre e comunque, posta in un pozzetto (o un palo) distante dall’edificio ma che il ROE debba essere normalmente collocato alla base dell’edificio, salvo nei casi in cui si tratti di abitazioni sparse, ad esempio mono- o bi-familiari”. Anche qui, rassicuriamo l’Onorevole che nell’offerta tecnica del bando si precisava espressamente che i punti di terminazione della rete in fibra per le aree con infrastruttura che abilitano servizi di connettività “over 100” sarebbero stati collocati a una distanza non superiore a 40 metri dalle UI servite. La scelta progettuale è stata demandata ai singoli offerenti purché nel rispetto dei requisiti prestazionali per l’erogazione dei servizi richiesti. A oggi, la distanza media della collocazione del ROE realizzato da OF nelle aree bianche è di circa 17 metri. La scelta progettuale offerta da OF è stata riconosciuta come valida da Infratel, che ha assegnato i tre bandi a Open Fiber e non ha mai sollevato rilievi o contestazioni in merito.

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