“Regolamentare la rete affinché esistano regole uguali per tutti gli operatori e scongiurare qualsiasi abuso di posizione dominante come avviene per tutte le industry al fine di mantenere la libera concorrenza e garantire pari opportunità a tutti gli operatori”. Questa la principale priorità in tema di Agenda digitale secondo Michele Ficara, presidente di Assodigitale. La messa a punto di una regolamentazione in grado di favorire gli investimenti nelle infrastrutture e quindi di spingere la realizzazione di un asset di nuova generazione su cui edificare l’Italia digitale è in cima alla classifica delle cose da fare.
Anche perché senza reti adeguati non si potrà contare sullo sviluppo di servizi – si pensi a quelli sanitari – in cui la mole di dati è elevata al punto da non consentire appieno lo sfruttamento delle risorse esistenti, pena la “saturazione” delle infrastrutture stesse. Ma la partita non sarà facile da gestire né da attuare. E non a caso Ficara auspica la nomina di un ministro ad hoc, ma non un ministro dell’innovazione quanto di un ministro “per la società digitale”. “Non bisogna guardare solo a bit e megahertz ma cominciare ad occuparci di come la tecnologia sta modificando la nostra vita quotidiana. Non si tratta solo di promuovere la tecnologia, di cui peraltro abbondiamo e si trova a già a basso costo, ma di rendere lo sviluppo veloce e nel contempo sostenibile da tutte le fasce di popolazione e di imprenditori. Un digitale per le élite o gestito dai sacerdoti della tecnologia è non solo inutile ma addirittura controproducente per la società civile”.
Passata (almeno per ora) la fase elettorale Ficara punta il dito contro la politica e lancia il j’accuse contro la “strumentalizzazione” del digitale a meri fini propagandistici: “Il digitale non può essere solo uno spauracchio elettorale stropicciato qua e là dai partiti per cercare facili consensi, ma una risorsa dal di sopra delle parti gestita da figure al di sopra delle logiche politiche e dei compressi legislativi”. E anche sulle novità introdotte nell’Agenda digitale lasciata in eredità dal governo Momti, Ficara sottolinea che bisogna fare attenzione: “Il digitale non deve essere una risorsa di sviluppo da riservare esclusivamente alle start up, di cui abbiamo comunque tanto bisogno, ma una risorsa a disposizione di tutti i comparti industriali come leva strategica per un nuovo rilancio industriale”.
A pesare sulle spalle dell’Italia ci sono però “sicuramente la mancanza di investimenti in ricerca e sviluppo e la grave situazione di scarsa innovazione in cui versano le nostre università, dove i migliori talenti vengono affossati e costretti ad espatriare all’estero per sviluppare al meglio le loro competenze”. Nonostante il gap che continua a separarci da molti Paesi economicamente avanzati non tutto è perduto: “Abbiamo dalla nostra la nostra grande voglia di riscatto digitale che unita alla innata creatività italiana – sottolinea Ficara – rappresentano una variabile esplosiva”. Addirittura secondo il presidente di Assodigitale il nostro Paesi potrebbe balzare ai primi posti dell’innovazione mondiale se i due ingredienti sopracitati, ossia voglia di riscatto digitale e creatività riuscissero a mixarsi.
Da parte sua l’associazione intende contribuire attivamente alla crescita-Paese in chiave di digitalizzazione. “Siamo stati in assoluto i primi in Italia – ci tiene a sottolineare Ficara – a promuovere la realizzazione di una normativa per legalizzare il crowdfunding come nuova leva per finanziare la buona imprenditoria digitale al di fuori dei canali finanziari tradizionali, che salvo rari casi, sono totalmente assenti nell’innovazione”. Secondo Ficara bisogna guardare al modello americano: “Basterebbe applicare il Jobs Act approvato da Obama grazie alla ottima lobby capeggiata da Jason Best”.
Assodigitale crede anche nella leva e-commerce in qualità di “acceleratore” di new business: “È necessario uno sviluppo organico ed efficiente delle soluzioni per lo sviluppo e la promozione del commercio elettronico anche per i commercianti e le aziende fisiche affinché possano aprire nuovi mercati e nuovi canali di business”. E, ancora, per dare un’ulteriore spinta all’era digitale “bisogna permettere lo sviluppo delle reti wi-fi”, per innescare al meglio quel processo di “digitalizzazione del paese e delle sue imprese”.