L’Agenda Digitale Italiana, come è noto, è incardinata nella più vasta iniziativa dell’Agenda Digitale Europea. E come è altresì noto, nei monitoraggi annuali sull’avanzamento degli indicatori e sullo stato della digitalizzazione del paese il nostro paese è spesso, se non sempre, fanalino di coda.
Ma come fanno i nostri partner europei a fare meglio – significativamente meglio – di noi? Qual è il segreto?
Guardiamo ad esempio ai cugini di Oltralpe. In Francia, fra le altre cose, il numero di utenti internet abituali è pari al 78% della popolazione contro il 53% (arrotondato per eccesso) del nostro paese e le aziende che vendono in e-commerce sono quasi il triplo che in Italia (il 12 contro il 4%). Per non parlare della penetrazione della banda larga e della fibra ottica!
Negli anni, tutta l’impostazione dei programmi francesi (anche di diverso segno politico) si è sempre concentrata sul digitale come leva per lo sviluppo economico e sulla necessità di aumentare le competenze digitali di cittadini e imprese per favorire imprenditorialità di alta qualità e nuova occupazione. E nonostante non sia quasi mai citata come priorità politica, la stessa Pubblica Amministrazione ne beneficia, perché insieme al paese si digitalizza anche l’amministrazione. Ed, infatti, il 74% dei cittadini francesi usa servizi di e-government, a fronte di un modesto 33% di cittadini italiani che fanno altrettanto.
La migliore situazione francese rispetto a quella di casa nostra parte da lontano, dal piano del 2008 France Numérique: oltre 150 obiettivi e molti successi. Alla fine del 2011, l’allora Ministro per l’Industria, l’Energia e l’Economia Digitale Eric Besson (e già dall’accorpamento di queste competenze si capisce una qualche lungimiranza d’oltralpe) tirò le somme del piano presentando il nuovo piano France Numerique 2020, a fine mandato e nell’avvicinarsi della campagna elettorale.
I risultati, al netto della retorica pre-elettorale avevano comunque una loro concretezza: crescita esponenziale dell’e-commerce in pochissimi anni, il 95% delle aziende raggiunte (2011) dalla banda larga fissa e predisposizione della connettività tramite tecnologia satellitare per le altre rimaste senza banda fissa, tax credit per la ricerca triplicato anche per le piccole aziende e un fondo statale di seed funding per le start-up di € 400 milioni di euro.
Dopo l’era Sarkozy, Hollande ha rilanciato nominando la giovane Fleur Pellerin Ministra alle Piccole e Medie imprese, all’Innovazione e all’Economia digitale e quest’anno il primo ministro Ayrault ha annunciato la nuova roadmap per la Francia Digitale: 18 misure per stimolare l’economia digitale in Francia e rilanciare la crescita in 5 anni, che – parola di Primo Ministro – verranno monitorate di anno in anno.
Che dicono queste misure? Fra le azioni più importanti troviamo:
– La promozione del digitale nelle scuole con l’obiettivo che, in cinque anni, tutti gli studenti che escono dal sistema scolastico pubblico abbiano familiarità con strumenti e risorse digitali
– La formazione digitale di almeno 150.000 insegnanti. L’obiettivo è quello di avere tutti i nuovi insegnanti formati “in” e “con” risorse digitali nel corso della loro formazione professionale, a partire dall’anno accademico 2013.
– L’avvio del progetto France Universités Numériques per aumentare la disponibilità di educazione digitale e il numero di francesi che frequentano corsi online.
– La predisposizione di programmi di formazione di sostegno per le professioni digitali, che il governo francese identifica come la grande opportunità per l’occupazione giovanile
– Il finanziamento per la digitalizzazione delle PMI, grazie a 300 milioni di euro in prestiti agevolati, per incoraggiare la digitalizzazione delle PMI
– La realizzazione dell’infrastruttura di rete ad altissima velocità (100 MGbs) per il 100% della popolazione entro il 2022.
– La promozione della digitalizzazione del patrimonio culturale.
Va bene, direte, è un piano. Ma – per dirne una – con consistenti investimenti, nonostante la crisi e il Fiscal Compact tocchi anche la Francia: 4 miliardi di fondi pubblici e altri 16 in project financing solo per l’infrastruttura di rete.
Ma, dopo pochi mesi, le iniziative del governo francese non si sono fermate alla enunciazione della roadmap e agli stanziamenti per la rete. A seguito della approvazione della roadmap, ogni ministero sta facendo la sua parte.
Ad ottobre, il Ministero dell’Istruzione e Ricerca ha lanciato la prima piattaforma nazionale online per corsi universitari a distanza e per l’aggiornamento dei docenti, ovvero ha dato vita al progetto France Universités Numériques – con già oltre 12.000 iscritti.
Da ultimo, poi, il 4 novembre è stato presentato il piano “Une nouvelle donne pour l’innovation”, per affrontare culturalmente il tema dell’innovazione, con il motto “cambiare la mentalità della società”, con l’obiettivo di rilanciare la competitività, anche sul piano internazionale.
Il piano, preparato da Fleur Pellerin insieme a Geneviève Fioraso (Ministra Istruzione e Ricerca) punta a superare le barriere ancora esistenti nelle imprese, soprattutto quelle più piccole, e nella società, soprattutto le scuole, per fare della Francia un paese leader nell’innovazione digitale.
L’iniziativa prevede, fra l’altro, la creazione di un fondo per la proprietà intellettuale di € 100 milioni per facilitare la registrazione di brevetti ad alto tasso di innovazione digitale, nei settori salute e energia. Ci sono anche € 240 milioni di euro per finanziare borse di studio agli studenti e sostenerli nella creazione di start-up, oltre a uno stanziamento di oltre 1 miliardo di euro per lo sviluppo di imprese innovative.
La Francia non ha un’Agenzia nazionale per il Digitale e non ha cabine di regie o Commissari. Ha però una ministra autorevole, una precisa linea di responsabilità e una forte consapevolezza della politica che ha fatto della modernizzazione dell’infrastruttura di connettività e del sistema scolastico e della ricerca un’importante priorità nell’agenda politica.
Programmare, pianificare, investire risorse, realizzare e monitorare. Semmai aggiustare, dopo aver monitorato i risultati.
La verità è che non ci sono grandi segreti. E’ investendo sulle priorità, guardando al futuro e lavorando seriamente che si centrano gli obiettivi.