Ad un primo approccio, il concetto di agenda digitale appare chiaro e semplice, si tratta di una serie di azioni concrete per il digitale. Se si inizia però ad approfondire l’argomento, la chiarezza iniziale tende ad opacizzarsi. Ci si scontra infatti con parecchie ambiguità e risposte contrastanti sul significato e sull’interpretazione data, dai vari addetti ai lavori, a termini quali strategia per la crescita digitale, agenda digitale, strategia europa 2020, piani di investimento per la politica di coesione, condizionalità, ecc.
Per poter attuare le strategie in maniera efficace è invece indispensabile fare uno sforzo ontologico per arrivare ad una visione unitaria di agenda, riducendo al minimo le ambiguità. In Friuli Venezia Giulia abbiamo iniziato un percorso di questo tipo la cui prima concretizzazione è avvenuta con l’approvazione, a dicembre 2015, della prima versione – unitaria – dell’Agenda digitale regionale. Questo tipo di approccio agevola da una parte i rapporti sinergici tra i livelli di governo all’interno della governance multilivello e, dall’altra, l’efficacia del dialogo con gli stakeholder.
Partiamo dall’inizio; l’Agenda digitale europea (ADE) è una delle iniziative prioritarie di Europa2020 che, nell’ambito dell’obiettivo per la promozione di una crescita intelligente, mira a creare un mercato unico del digitale basato su Internet ad alta e altissima velocità e su applicazioni interoperabili. Gli stati membri e le regioni devono concorrere con la strategia europea implementando le proprie agende in linea con le priorità e gli obiettivi definiti da ADE.
ADE si interseca in particolare con la politica di coesione, la principale politica di investimento dell’Unione europea, implementata dalla programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali e di investimento europei (fondi SIE) che prevede anche la cooperazione territoriale europea (transfrontaliera, transnazionale, interregionale).
Gli stati membri e le regioni, per poter accedere ai fondi SIE, sono tenuti a soddisfare una serie di prerequisiti (condizionalità ex ante) connessi agli obiettivi tematici (OT) della programmazione 2014-2010. Le condizionalità direttamente connesse agli investimenti per le tecnologie della informazione e comunicazione (TIC) riguardano l’obiettivo tematico 2 (OT2) e, in particolare, OT2.1 riguarda la strategia per la crescita digitale e OT2.2 i piani per la banda ultra larga (BUL). In ogni caso, dal momento che il digitale si annida ovunque, è chiaro che consistenti investimenti nelle TIC sono fatti anche in altri campi, in altre strategie e obiettivi tematici come, ad esempio, per la ricerca e innovazione (OT1), per il supporto alle PMI (OT3) o per il miglioramento della capacità amministrativa di una pubblica amministrazione (OT11). Per poter ricevere finanziamenti dai fondi SIE per investimenti nelle TIC, gli stati membri e le regioni devono sviluppare una strategia per la crescita digitale, un piano per le infrastrutture di rete di nuova generazione, una strategia per la ricerca e l’innovazione per una specializzazione intelligente (RIS3) e/o aderire allo Small Business Act (SBA). Questi investimenti possono pertanto essere guidati da molti documenti strategici differenti, uno stato o una regione può decidere se presentarli come un singolo documento o come una serie di documenti interconnessi. Risulta ora evidente che la mancanza di una forte interconnessione, data, ad esempio, da singole visioni settoriali che non tengono conto del contesto complessivo, dei documenti strategici legati ad ADE piuttosto che alla politica di coesione o, in generale, ad altre strategie, porta inevitabilmente ad ambiguità interpretative e discrepanza nelle azioni.
Partendo dall’assunto che le politiche per il digitale devono considerare l’intero sistema come un unicum e non operare disgiuntamente su singoli settori, la scelta fatta in Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia è quella di ricomprendere, in un unico documento di Agenda digitale regionale, che definisce, appunto, un’unica strategia complessiva regionale, requisiti e azioni sia di ADE che dei fondi SIE. In particolare l’Agenda digitale regionale tende a garantire un’analisi del contesto articolata, la definizione delle priorità e degli obiettivi ad esse collegati, il coinvolgimento degli stakeholder all’interno di una governance chiara, piani di investimento coordinati con gli altri livelli di governo e settori (policy mix), il miglioramento della capacità amministrativa del digitale (capacity building), la circolazione della conoscenza tra tutti gli attori, la definizione di piani di finanziamento bilanciati rispetto a priorità e obiettivi diversi, l’implementazione di un sistema di monitoraggio (delle azioni e degli obiettivi) che permetta l’effettiva verifica dell’andamento della strategia con la possibilità di intervenire con manovre correttive in maniera agile.
Siamo convinti che solo con un presidio unitario a 360° il digitale potrà esprimere tutte le sue potenzialità per lo sviluppo di un territorio. Per arrivare a questo è necessario fare un cambio di mentalità andando in primis a superare le logiche parziali dei singoli contesti in favore di strategie condivise e comuni.