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GAIA-X, il cloud europeo per dare un futuro alle imprese italiane

GAIA-X, il progetto di cloud “federato” a matrice franco-tedesca, può essere un’opportunità per enti di ricerca, imprese e PMI interessate a sviluppare innovazione basata sui dati. Sarebbe dunque opportuno un sostegno anche dei Ministri della Ricerca e dello Sviluppo Economico. Il punto sulle strategie di Italia e Ue

Pubblicato il 29 Lug 2020

Gianpiero Ruggiero

Esperto in valutazione e processi di innovazione del CNR

cloud

La strada per una web company europea alternativa ai grandi colossi statunitensi e cinesi, in particolare attraverso il progetto di cloud “federato” denominato GAIA-X, nato due anni fa da una partnership tra un primo gruppo di imprese francesi e tedesche, sembra tracciata. Difficile dire se emergerà, all’interno di GAIA-X, un campione europeo del cloud. Nel frattempo, l’impressione è che il sistema Italia si trovi a un bivio: essere “colonizzato” dalle big company del tech, o federarsi e aderire a una infrastruttura europea in grado di garantire sovranità digitale al Paese e al Continente.

In uno scenario altamente complesso come quello delle strategie internazionali sul cloud, l’Italia è alla ricerca di un equilibrio.

Il workshop italo-tedesco su GAIA-X che si è tenuto il 27 luglio, promosso dal Ministero dell’Innovazione e Digitalizzazione, è servito a far conoscere meglio il progetto europeo dell’infrastruttura cloud a una platea qualificata di numerose imprese del nostro Paese, ben 14 quelle presenti, ma va inserito in una più ampia strategia portata avanti dal Governo italiano.

Del resto, che l’esecutivo si adoperi per promuovere e dare sostegno a una iniziativa privata, come quella di GAIA-X, è di fondamentale importanza per offrire alle nostre aziende un’occasione di crescita e di recupero di competitività.

Intelligenza artificiale e dati: la strategia europea

All’inizio del 2020, il Libro Bianco in materia di Intelligenza Artificiale e la Comunicazione COM(2020)66 su Data Strategy hanno fornito la cornice istituzionale entro cui la Commissione europea si è mossa in questi mesi. Da allora sembra delinearsi sempre più chiaramente una politica sui dati tesa a preservarne la titolarità, soprattutto in un contesto industriale. A tali iniziative viene affiancata una politica industriale più attiva, ad esempio nel comparto del cloud.

In occasione del Summit Digitale 2019, il Ministro dell’Innovazione, Paola Pisano, aveva incontrato a Berlino il Ministero federale dell’economia e dell’energia, aprendo di fatto la cooperazione tra i due Paesi sulla piattaforma cloud europea. Dopo il lancio ufficiale del progetto, adesso i promotori di GAIA-X sono in tour in varie nazioni per fare scouting di imprese pronte a aderire all’associazione. GAIA-X, infatti, da semplice consorzio privato, a breve sarà trasformato in un’associazione di diritto belga senza scopo di lucro. Una sorta di fondazione, in cui un sistema di fornitori autonomi dovrà garantire interoperabilità tra i servizi ed essere progettato per tutelare privacy e sicurezza informatica dei dati. Le aziende che aderiranno dovranno attenersi a regole comuni, nonché certificare i servizi, come oggi la Commissione chiede per i fornitori di un’altra infrastruttura critica, il 5G. Inoltre, potrà valorizzare i dati pubblici, senza svenderli, e tutelarne la sovranità.

“Il valore di mercato dei dati è in forte crescita – ha dichiarato ad Agendadigitale.eu Paolo De Rosa, CTO del MID – con margini di espansione. La Commissione europea stima che nel 2025 l’economia dei dati in Europa varrà 829 miliardi di euro. I temi da affrontare già oggi sono due: uno economico, su come distribuire in maniera equa tali ingenti risorse tra imprese europee ed extra-UE; uno geopolitico, su come tuteliamo l’autonomia tecnologica del Paese e dell’Europa”.

Un’infrastruttura cloud pubblica per tutelare l’autonomia tecnologica

Sulla sicurezza dei dati e sulla nascita di un’infrastruttura cloud pubblica per tutelare l’autonomia tecnologica del Paese, la strategia del Governo sta emergendo in maniera chiara, soprattutto con il recente Decreto Semplificazioni. “Al fine di tutelare l’autonomia tecnologica del Paese”, è scritto nell’articolo 35 del decreto, “consolidare e mettere in sicurezza le infrastrutture digitali delle pubbliche amministrazioni garantendo, al contempo, la qualità, la sicurezza, la scalabilità, l’efficienza energetica, la sostenibilità economica e la continuità operativa dei sistemi e dei servizi digitali, la Presidenza del Consiglio dei ministri promuove lo sviluppo di un’infrastruttura ad alta affidabilità localizzata sul territorio nazionale per la razionalizzazione e il consolidamento dei Centri per l’elaborazione delle informazioni (CED) destinata a tutte le pubbliche amministrazioni”.

La gestione dei data center

Nei mesi precedenti la Ministra Pisano aveva dichiarato che il Polo Nazionale sarà un soggetto europeo, per evitare rischi geopolitici, e il partner, che avrà una quota di minoranza, sarà selezionato con una gara pubblica. Viene sfatata, quindi, l’idea di avere un unico cloud nazionale, per lasciare spazio a un’entità amministrativa, il Polo strategico nazionale, che a livello centrale avrà la responsabilità di gestire i data center in maniera coordinata.

Dunque, tre, massimo sette Poli nazionali, dislocati sull’intero territorio per mettere al sicuro i dati strategici che riguardano la sanità, l’energia, i trasporti, il settore bancario, le infrastrutture dei mercati finanziari, la fornitura e distribuzione di acqua potabile e le infrastrutture digitali. Per i dati e i servizi non essenziali, invece, si passerà da un modello in cui ogni PA gestisce internamente tutti i servizi, a uno in cui alcuni servizi potranno essere gestiti in cloud, con l’apporto di fornitori privati o pubblici (altre PA, società in house o società in libero mercato). Lo stesso varrà per le imprese, che potranno rivolgersi a fornitori di servizi, come GAIA-X appunto, in grado di garantire servizi omogenei per tutte le imprese aderenti, dal punto di vista della sovranità e della sicurezza informatica dei dati, della disponibilità dei dati e dell’interoperabilità, della portabilità, di un set di policy per la privacy e standard di qualità.

Le big tech a caccia sul mercato italiano

Nel frattempo, le web company americane sono alla conquista del mercato italiano. I 900 milioni di dollari che Google ha deciso di investire nei prossimi 5 anni nel nostro Paese (con un programma che prevede due Cloud Region, l’accordo con TIM per “l’Italia in Digitale” e un accordo con Unioncamere per supportare la trasformazione digitale delle PMI) sembrano rappresentare la volontà da parte della società americana di imporre un predominio sul mercato italiano. La società californiana non è l’unica a voler entrare nel mercato italiano. Amazon, ad esempio, ha investito in data center in Italia. Tim si è alleata con Google per aumentare l’offerta cloud, con l’obiettivo di accrescere ricavi e margine operativo lordo entro il 2024. Enel ha lavorato con Cisco, i consulenti di Accenture e Sirti, per trasferire sulla nuvola mille siti in tre continenti e dieci Paesi.

Del resto, che ci sia una volontà egemonica dietro le mosse delle grandi compagnie del tech è dimostrato dal fatto che le “Big Five” statunitensi (Apple, Google, Microsoft, Amazon e Facebook) arrivano a capitalizzare più del PIL di Francia e Italia messe insieme. La sola Apple vale più di tre volte tutto il valore della Borsa italiana. I fondatori di queste società sono gli uomini più ricchi del pianeta. Il beneficio che tutti noi traiamo dall’utilizzo dei loro prodotti e servizi quotidianamente non deve far dimenticare i rischi insiti in una tale concentrazione di dati, soldi e potere negoziale. Una concentrazione di potere politico economico, che accresce il rischio di dipendenza degli Stati dai poteri privati, come ha richiamato il Garante privacy uscente nella sua Relazione annuale presentata al Parlamento lo scorso 23 giugno. Senza dimenticare il rischio di sicurezza dei dati. In passato il Garante europeo per la privacy aveva denunciato Microsoft per aver trattato in modo non trasparente i dati degli oltre 45 milia dipendenti delle istituzioni europee. La stessa Microsoft che rischia oggi una class action – come riporta il sito The Register – in quanto è stata citata in giudizio negli Usa con l’accusa di condivisione, senza il consenso dei clienti, dei dati delle aziende che utilizzano Microsoft Office 365 e Microsoft Exchange agli sviluppatori di app per Facebook. D’altronde, dopo lo scandalo Facebook-Cambridge Analytica, abbiamo capito che la gestione dei dati è discriminante per la competitività economica e la sicurezza di un governo.

Strategie sul cloud, l’Italia alla ricerca di un punto di equilibrio

Per l’Italia perciò non si tratta di essere “mangiati” dalle compagnie tech americane o di federarsi a un colosso del cloud europeo, quanto piuttosto trovare un punto di equilibrio, vista la complessità delle strategie internazionali sul cloud. La situazione sarà più chiara tra qualche anno, ma è bene che la politica ne parli e che il Governo continui a porvi la massima attenzione. “Nel frattempo, il nostro Paese – ha affermato De Rosa – deve tornare a crescere e a sviluppare tecnologie. Questo si può realizzare oggi dando forza a iniziative come GAIA-X. Su GAIA-X abbiamo in programma altri workshop. Siamo convinti che rispetto ai modelli di business realizzati finora da GAIA-X, le imprese italiane potranno diventare protagoniste in diversi settori”. “C’è un malinteso che guida il dibattito – ha concluso il responsabile tecnologico del Dipartimento – ovvero che l’autonomia strategica implichi che sia necessario fare tutto da soli. L’alternativa che proponiamo noi è quella di un’interdipendenza strategica, che includa partenariati strategici con Paesi affini e la definizione di standard aperti e interoperabili”.

GAIA-X, i casi d’uso

I primi documenti tecnici sono già stati pubblicati. Come hanno scritto gli stessi ideatori di GAIA-X, “logiche a silos, mancanza di standard comuni e una limitata offerta di infrastrutture di dati, sono oggi i principali ostacoli all’applicazione dell’intelligenza artificiale. Il superamento di questi ostacoli sarebbe molto costoso per un singolo Paese e per questo motivo, il diverso know-how disponibile in Europa non viene riunito e utilizzato in modo efficiente”. GAIA-X intende superare questi ostacoli e creare un ecosistema europeo.

Dopo aver fatto il suo debutto, negli ultimi mesi l’ecosistema di GAIA-X è riuscita a realizzare 40 casi d’uso, identificando requisiti standard in 8 settori economici (energia, salute, industria 4.0, mobilità, finanza, settore pubblico, agricoltura), che danno un’idea del potenziale dell’infrastruttura europea. La raccolta di casi d’uso è in continuo aggiornamento.

Già 500 professionisti, da circa 300 tra aziende, università, startup e centri di ricerca, si sono fatti avanti. E la Germania vuole accelerare durante il semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione. Più alto sarà il numero di imprese che aderiranno, più forte sarà l’impatto dell’ecosistema di GAIA-X.

Al primo incontro per l’Italia (in autunno ne seguiranno altri) erano presenti manager di gruppi dell’area informatica e telecomunicazioni (itc), come Tim, Aruba, St Microeletronics e Retelit; i vertici di imprese pubbliche come Sogei, Inforcert e PagoPA; Cassa depositi e prestiti, oltre che Confindustria e Confindustria digitale. E grandi gruppi come Eni, Enel, Leonardo, Poste, Ferrovie dello Stato e Rete ferroviaria italiana. Attori di diversi mercati che potrebbero trarre vantaggi dall’adesione a GAIA-X per applicazioni pratiche dell’economia dei dati nel proprio settore di riferimento. Per esempio, l’evoluzione tecnologica per problematiche di performance, sicurezza e risparmio energetico, punta oggi verso il modello distribuito cloud ed Edge, che porta all’implementazione di soluzioni di intelligenza artificiale all’interno dei dispositivi che catturano o attuano i dati. Questo trend tecnologico è particolarmente interessante per un posizionamento competitivo sia per l’industria che per la ricerca italiana.

Conclusioni

GAIA-X perciò può essere un’opportunità da cogliere anche per gli enti di ricerca e per le imprese interessate a sviluppare tecnologie di cloud computing e machine learning, nonché un’occasione per le PMI che vogliono sviluppare innovazione basata sui dati.

È per questo che sarebbe opportuno un interessamento anche del Ministro della Ricerca e del Ministro dello Sviluppo Economico, affinché si facciano anch’essi promotori di iniziative di disseminazione e di sostegno a GAIA-X. Sarebbe anche l’opportunità per trovare un terreno comune tra Governo e Confindustria, utile a superare gli attriti iniziali.

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