PNRR

Gara 5G disertata, Liuzzi (M5s): “Ecco cosa non ha funzionato e come rimediare”

Un bando, con una dote finanziaria di 974 milioni di euro, andato deserto. Perché gli operatori hanno snobbato la gara PNRR per portare il 5G nelle aree a fallimento di mercato? I motivi di ordine generale, quelli più specifici, qualche opzione per recuperare

Pubblicato il 17 Mag 2022

L’importante gara del PNRR per portare il 5G nelle aree d’Italia a fallimento di mercato è andata deserta. Nemmeno un operatore ha ritenuto vantaggioso ricevere il 90% di finanziamento pubblico per costruire reti mobili ad alte prestazioni nei sei lotti a disposizione. Il bando, che era stato già prorogato dal 27 aprile al 9 maggio, aveva una dote finanziaria di ben 974 milioni di euro, dunque una bella fetta del 27% del PNRR dedicato alla transizione digitale.

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I problemi generali

Provando a fare una brevissima analisi del cosa non ha funzionato in questo fondamentale bando da quasi un miliardo di euro, ci sono da prendere in considerazione due livelli: uno generale e uno specifico.

A livello generale, il PNRR sta subendo in molti casi ritardi perché non solo tutta la pubblica amministrazione, ma anche il sistema produttivo italiano, deve adeguarsi a mille norme che vanno dalla sicurezza dei cantieri a quelle di infiltrazioni e truffe, e allo stesso tempo avere la capacità amministrativa di progettare e presentare nel più breve tempo possibile progettualità con scadenza il 2026. E lo deve fare in uno scenario mondiale dove il caro materiali, la mancanza di forza lavoro e la crisi energetica stanno diventando un vero e proprio fardello.

Sulla mancanza di manodopera mi sono già espressa in passato e sono lieta che la mia preoccupazione sia stata confermata anche dal Ministro Giorgetti, il quale ha voluto sottolineare quanto possano essere irrealistici gli obiettivi dei lavori in fibra con così poca forza lavoro e gestione non ottimale dei sub-appalti.

A tal proposito, credo che il prossimo Governo sarà costretto a nominare un commissario straordinario con poteri speciali per poter concludere i lavori in fibra, andando sì a complicare una struttura statale che appare sempre più complessa (segreterie tecniche, centri di coordinamento, strutture di missione), ma che centralizzi su di sé la responsabilità di portare a termini i lavori. Basti pensare a quanto sia stato fatto sul versante semplificazioni e quanti pochi risultati siano stati prodotti: secondo un’analisi condotta da I-Com, su 15 innovazioni complessive del quadro normativo tra rete fissa e mobile, ben 9 presentano delle criticità.

I problemi specifici

Analizzato il quadro generale che riassume una forte difficoltà del nostro Paese nel gestire i progetti del PNRR, andiamo invece nello specifico, ragionando sul flop della gara sul 5G. A differenza di alcuni commentatori, non credo che i problemi di semplificazione (già richiamati) e il mancato adeguamento dei limiti dell’elettromagnetismo siano stati determinati per il fallimento della gara, seppur auspico che si possa intervenire presto a riguardo.

Credo che il problema sia a monte. Ho sempre nutrito forti perplessità nel fornire solo un contributo pubblico agli operatori per ottemperare a obblighi di copertura già sanciti dall’asta delle frequenze 5G. Questo perché, solo a titolo di esempio, per la frequenza 700 Mhz gli obblighi di copertura riguardano l’80% della popolazione entro 3 anni dalla disponibilità delle frequenze. Andando a riprendere l’articolato dell’asta, viene addirittura specificato come “la copertura dovrà comprendere tutti i comuni con più di 30.000 abitanti e tutti i capoluoghi di provincia. Entro 5 anni il servizio commerciale deve essere esteso al 99,4% della popolazione”.

Quello che voglio dire è che ci sono già degli obblighi molto stringenti e che probabilmente il PNRR doveva non solo aiutare le opere infrastrutturali, ma affiancare a ciò anche lo sviluppo di tutto l’ecosistema digitale favorendo progetti industriali sul 5G. Sviluppo industriale utile nelle zone dove si rafforzava il 5G, ma che nelle aree bianche avrebbe avuto la necessità di un altro tipo di approccio.

Conclusioni

In ogni caso, ora bisognerà capire dal Ministro Vittorio Colao come e se si potranno recuperare i soldi della gara. Se la tempistica – e l’Europa – non dovessero permetterlo, sarebbe meglio utilizzare i 974 milioni a copertura degli altri bandi sul digitale piuttosto che ritagliare un nuovo bando utile solo a comunicare che abbiamo impiegato i soldi del PNRR. E inoltre, se si vuole aiutare il settore, che sappiamo vive di margini risicati e al tempo stesso forti investimenti, il MEF e la Presidenza del Consiglio avrebbero potuto da tempo (e possono ancora), accogliere la richiesta di rateizzazione per l’esborso previsto per settembre 2022 dell’ultima maxirata per i diritti di utilizzo delle frequenze 5G come chiesto da Asstel nell’ultima lettera inviata al sottosegretario Garofoli.

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