Infratel Italia

Gli open data sulle nuove reti hanno portato all’azione sindaci e utenti

Il nuovo sito di Infratel in qualche giorno è stato visitato da 60 mila utenti unici, ma soprattutto ha originato tanti commenti e aperto tante discussioni via social. Quando decidi di metterci la faccia e di rendere tutto open si sblocca un meccanismo virtuoso meraviglioso che fa leva sulla responsabilità del singolo

Pubblicato il 23 Apr 2015

Rossella Lehnus

Director at Deloitte Financial Advisory

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Dalla prima consultazione pubblica, che risale al 2010, Infratel Italia ha sempre pubblicato regolarmente i risultati – in formato aggregato – nel proprio sito web. Questi dati non hanno mai fatto scalpore, pochi chiedevano spiegazioni, nessun operatore ha visto in questa trasparenza una minaccia al proprio, corretto, segreto industriale. Di fatto, un excel dalle migliaia di righe e colonne è illeggibile ai più e quindi non stimolava riflessioni sulla distribuzione della copertura internet del territorio italiano. A richiesta avevamo elaborato delle versioni personalizzate dei risultati per qualche centro di ricerca, qualche studente, qualche giornalista. In passato abbiamo quindi confezionato dei dati su misura, invece ora abbiamo condiviso ciò che avevamo con tutti.

Un cambio di paradigma che sta rivoluzionando l’intera strategia. Gli open data sono una ricetta magica: quando decidi di metterci la faccia e di rendere tutto open si sblocca un meccanismo virtuoso meraviglioso che fa leva sulla responsabilità del singolo. Ognuno cerca di fare quel che può per cambiare le cose, per fare meglio. Allora ti vengono una valanga di idee nuove, per spiegare più chiaramente i tuoi dati, per sfruttare tutte le sinergie possibili, per collaborare con chi prima non pensavi nemmeno possibile.

Fummo stupiti che il nuovo sito di Infratel Italia in qualche giorno fosse stato visitato da 60mila utenti unici, ma soprattutto avesse originato tanti commenti e aperto tante discussioni via social. Lo consideravamo un sito per pochi addetti e, invece, pare che lo strumento sia proprio quello giusto e i tempi siano proprio maturi perché il coworking sia alla base anche dell’attuazione della strategia nazionale per la banda ultralarga.

Gli account Twitter della pubblica amministrazione ci seguono e ci promuovono, i sindaci di grandi e piccoli comuni ci hanno scritto per collaborare con noi per sensibilizzare i propri cittadini e le proprie imprese ad aggregarsi stimolando la domanda dal basso e sottoscrivendo preventivamente abbonamenti al servizio di connettività più veloce. Anche molti utenti ci hanno promesso il passaparola trasformando il nostro claim “in tanti per cambiare” in qualcosa di reale. Assieme alle associazioni di categoria speriamo di poter ottenere una massa critica tale da orientare davvero gli investimenti privati degli operatori, semmai corroborati da risorse pubbliche, che comunque siano spese prioritariamente laddove la domanda è viva e l’offerta è davvero in grado di cambiare il profilo economico di un territorio.

La connettività ultraveloce è una priorità per tanti, per le imprese e per i manager pubblici che ci stanno dando una mano per rendere i propri territori broadband ready ovvero ospitali per gli investimenti a banda ultralarga. Stiamo stilando un decalogo delle cose da fare per rendere il proprio territorio broadband ready e poi classificheremo i comuni che lo sono al fine di incentivare i privati ad investirvi prioritariamente o per ridurre i costi di intervento pubblico. Nella nostra mail comunicazioni@infratelitalia.it arrivano richieste di adesioni, consigli e idee utili.

Il confronto via mail e twitter è continuo tanto da farci pensare di incrementare la nostra redazione. Il timore di ascoltare in realtà quel che Riotta definì “l’eco della stanza” è reale, ma la stanza sta diventando sempre più grande, anche da noi.

Rossella Lehnus è di Infratel Italia ma scrive a titolopersonale

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