Luglio è stato il mese in cui si sono aperte iniziative politiche e documenti programmatici a sostengo della cooperazione digitale. C’è stata una rincorsa da parte degli attori del multilateralismo a pianificare quadri istitutivi di ecosistemi glocali di intelligenza artificiale, attori costruttori di relazioni con l’Africa, gli stakeholders e il suo mercato locale dell’IA.
La cooperazione tecnologica con i paesi africani
La presidenza italiana del forum del G7, l’UNDP e l’istituto di ricerca Aapti hanno pubblicato il primo report sulla costituzione di un HUB di IA per lo sviluppo sostenibile. Simmetricamente, il Ministero del Made in Italy ha lanciato la consultazione pubblica, chiusa il 31 luglio, per il finanziamento di una piattaforma transnazionale denominata appunto AI Hub for Sustainable Development.
Nel sud globale, l’Unione Africana ha posto le basi per la propria politica digitale di lungo termine, finalizzata al lo sviluppo e adozione dei propri sistemi di intelligenza artificiale, definendo le priorità e gli imperativi strategici della macroregione attraverso l’African Digital Compact -ADC- e il Continental Artificial Intelligence Strategy.
Sia nel Report che nella proposta del MIMIT, la cooperazione con i paesi africani è di tipo semi-decentrato e poggia su una matrice tecnologica. Il rafforzamento delle relazioni si basa su linee di intervento focalizzate su 3 famiglie implementative dell’intelligenza artificiale: pipeline dei dati, infrastrutture fisiche e di governance, talenti. Tali linee, complementari con il Piano Mattei, sono state declinate su quei paesi individuati come prioritari proprio dal piano: Algeria, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico, Repubblica del Congo e Tunisia.
HUB di IA per lo sviluppo sostenibile: i tre pilastri
Il Report esamina le condizioni favorevoli all’adozione di un approccio unificato, allineato con la visione dell’Unione Africana, e alla creazione di una “piattaforma centrale” di soluzioni innovative e inclusive di Intelligenza artificiale, che agendo come ambiente collaborativo tra gli attori locali del mondo accademico, imprenditoriale e i governi, permette di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda ONU, attraverso l’uso di sistemi endogeni di IA, sistemi trasparenti, interoperabili e affidabili.
Dettagliatamente, i 3 ASSI cardine di ricerca e cooperazione su cui il Report fonda la struttura dell’HUB per l’IA in Africa sono:
- Pipeline di dati, l’HUB promuove la costruzione di architetture sicure di dataset pubblici nonché modelli gestionali partenariali, che rappresentano la popolazione, il contesto locale e, per l’effetto, riducono i rischi di errori o i bias. Il fondamento di questo pilastro è il controllo nell’uso dei dati. Difatti solo 36 paesi su 54 hanno adottato una legislazione sulla privacy e una regolazione dei dati.
- Infrastruttura di calcolo, l’HUB mira ad attrarre i player mondiali per investire sulle infrastrutture fondamentali, in particolare reti a banda larga, server e cloud computing distribuiti, high performance computer, migliorandone l’accessibilità e la sostenibilità energetica. In alternativa, se del caso, promuovere piani di miniaturizzazione di tali infrastrutture, funzionali esclusivamente all’uso di singoli modelli di IA.
- Talenti, l’HUB sostiene l’integrazione delle competenze in intelligenza artificiale a tutti i livelli di istruzione. L’obiettivo ambizioso è quello di formare, da un lato nuovi talenti, nuova forza lavoro, specialisti dei casi d’uso dell’IA in specifici domini, idonea per creare un’offerta del mercato del lavoro sostenibile, in grado di frenare la fuga dei cervelli in IA; dall’altro democratizzare l’IA portando i servizi delle sue applicazioni alle fasce di popolazione meno abbienti e più remote.
Risultati di lungo termine: l’approccio GROW
Per i tre pilastri, i risultati attesi di lungo termine poggiano su un approccio metodologico, di analisi e intervento, denominato GROW, acronimo di Guide, Renew, Orchestrate e Weave. GROW parte da una analisi dello stato dell’arte della “dotazione” di IA dei nove paesi del Piano Mattei, e propone nuove forme di partenariato pubblico-privato, quale soggetto attuatore dell’allineamento tra infrastruttura e sostegno finanziario,
Ciascuno dei nove paesi (Algeria, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico, Repubblica del Congo e Tunisia) ha già adottato una strategia nazionale o le proprie raccomandazioni in intelligenza artificiale, sono attive diverse collaborazione con player privati come la Bill and Melinda Gates Foundation o Google, e istituzionali, come l’United Nations Economic Commission for Africa (UNECA) l’UNIDO, Smart Africa, l’African Development Bank, l’UNESCO.
In ognuno è in corso un processo di infrastrutturazione fisica e digitale, che presenta diversi livelli di realizzazione e progresso tecnologico. Parliamo di: Tier III data center, incubatori di startup in IA, un centro di ricerca in IA (Repubblica del Congo e Costa d’Avorio); data park centre (Mozambico, Kenya), HUB territoriali (Tunisia), data partnership e network di ricerca per l’High Performance Computing (Etiopia), Centri di eccellenza e di alta formazione in AI (Egitto) PPP per l’utilizzo dei dati (Etiopia, Kenya), cloud service nazionali per il settore pubblico (Marocco),
L’HUB sarà guidato da un comitato consultivo multi stakeholder e rappresentanti dell’economia e della società civile locale. Una particolare enfasi è affidata al ruolo degli attori privati, che giocano un ruolo fondamentale nel garantire che lungo la catena del valore dei sistemi di IA non subentrino falle che minacciano l’integrità delle strutture o allontanino il raggiungimento dei milestone.
Il bando del Mimit e la messa in opera dell’Hub sull’IA
Probabilmente il bando del MIMIT rappresenta il primo test per la messa in opera dell’HUB sull’IA. Dalla lettura dell’avviso, si notano subito le simmetrie con le linee del Report. Il richiedente il finanziamento deve infatti disegnare un HUB che coinvolga più tipologie di stakeholders e operi come soggetto federativo di iniziative di digitalizzazione nel contenente africano, in tre ambiti specifici:
(i) Accesso alla capacità di calcolo.
(ii) Potenziamento dei data centre locali.
(iii) Empowerment di nuovi talenti in AI.
Per questa selezione, i cui termini per la presentazione delle proposte scadevano al 30 luglio, non sono stati ancora resi pubblici “i vincitori”. Si può condividere già da ora che, da un’analisi della modulistica che i potenziali soggetti beneficiari saranno scelti su base esperienziale o di presenza nel mercato e non puramente innovativa.
L’African Digital Compact
Luglio è stato il mese pivot anche per l’Unione Africana. Sono state “sfornate” due iniziative programmatiche di lungo periodo, attraverso cui l’Africa ha posto le basi della propria politica digitale. Entrambe prevedono la creazione di ambienti cooperativi per sfruttare l’interoperabilità, non solo digitale ma anche finanziaria e legislativa.
La prima, l’African Digital Compact mira a realizzare un’Africa digitale inclusiva, resiliente e sostenibile, promuovendo l’innovazione e i diritti digitali per tutti i suoi cittadini, in linea con le aspirazioni dell’Agenda 2063. Il documento sintetizza gli aspetti fondamentali e gli imperativi strategici declinati in 7 raccomandazioni, elaborate nel contesto di un quadro collaborativo che ha visto il coinvolgimento del settore pubblico e privato, la società civile, il mondo accademico e le organizzazioni regionali. L’implementazione dell’African Digital Compact è sostenuta dall’ African Digital Cooperation Forum (ADCF), anche questa una piattaforma aperta che dovrebbe svolgere il ruolo di broker della conoscenza e facilitatore di investimenti, e, allo stesso tempo, armonizzare le iniziative digitali in tutto il continente.
la Strategia continentale di Intelligenza artificiale
Parallelamente al Digital Compact, l’Unione Africana ha portato a compimento anche la Strategia continentale di Intelligenza artificiale. Processo iniziato a novembre 2023, in Etiopia.
La strategia muove da un obiettivo politico consolidato all’interno dell’Unione Africana, quello di dare priorità allo sviluppo e all’adattamento dei sistemi di intelligenza artificiale al contesto africano. La strategia è suddivisa in cinque aree di interesse comune e quindici raccomandazioni politiche.
Le aree di interesse comune e le raccomandazioni
Brevemente, le aree di interesse comune sono:
- Sfruttare i benefici dell’IA per le persone, le istituzioni, il settore privato e i paesi africani, in linea con l’Agenda 2063 e promuovere la competitività del settore privato africano.
- Affrontare i rischi associati al crescente utilizzo dei sistemi di IA, monitorando il rispetto delle culture e dei valori africani.
- Accelerare l’infrastrutturazione degli Stati membri dell’UA in termini di autonomia energetica, banda larga, capacità informatiche, data center, cloud, IoT, talenti e competenze in materia di IA, set di dati, innovazione e ricerca che sostengono lo sviluppo dell’IA.
- Promuovere la cooperazione e i partenariati regionali e internazionali per far progredire la posizione dell’Africa sulla scena globale.
- Stimolare gli investimenti pubblici e privati nell’IA a livello nazionale e regionale.
Le cinque aree sono state declinate in quindici raccomandazioni. Queste analizzano il background del continente in termini di presenza/assenza di infrastrutture e autonomia energetica, governance e regolamentazione, competenze e usi dell’IA in particolari domini.
Da una loro lettura, si riscontrano tutte le finalità dell’IA HUB disegnato dalla presidenza italiana nell’ambito del G7. In particolare l’azione n. 3 punta ad accelerare l’adozione dell’IA nei settori delineati come strategici per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile; l’azione n. 4, mira a creare un ambiente favorevole per un ecosistema di start-up in IA; l’azione n. 5. che vede la fruibilità di dati aperti o tramite sandbox normativi per soluzioni socio-economiche con valenza di bene pubblico; l’azione n. 7 focalizzata sulla promozione delle competenze e del talento dell’IA nelle scuole, nei college, nei luoghi di lavoro e tra la popolazione; l’azione n. 8 punta a sostenere la ricerca e l’innovazione con partnership tra mondo accademico e i settori pubblico-privato. Per concludere le azioni n. 13, 14, 15 che si concentrano su un principio di cooperazione aperta, articolata su più livelli di governance, che partendo da processi di coordinamento tra stakeholder locali ha l’ambizione di auto-determinarsi sia in partnership legate all’IA tra l’Africa e il resto del mondo, che nel contesto della governance globale dell’IA.
Le ambizioni tecnologiche dell’Unione Africana
Le due visioni di HUB per l’IA rappresentano due percorsi paralleli per raggiungere lo stesso obiettivo. Per le iniziative future, sarebbe auspicabile aprire un dialogo aperto con l’Unione africana già nella fase di design e pianificazione dei processi di cooperazione.
Le ambizioni dell’Unione Africana sono più che legittime, soprattutto se consideriamo che la popolazione africana, la fascia più giovane dovrebbe raggiungere 800 milioni di persone entro il 2025; gli investimenti della strategia sono stati tutti indirizzati alla creazione di condizioni permanenti di cooperazione.
Tali condizioni possono essere concretizzate con l’istituzionalizzazione di dialoghi politici multi stakeholder e multidisciplinari; la creazione di più piattaforme finalizzate allo scambio: scambio di esperienze nell’implementazione delle strategie e adozione di linee guida etiche che attingano a norme e standard internazionali; scambio di dati e trasferimenti transfrontalieri di dati per l’IA, in linea con il Quadro normativo dell’UA; scambio di competenze di IA in tutto il continente attraverso programmi dedicati e circolazione delle competenze. In ultimo, piattaforme dedicate alle comunità di pratiche sull’IA, per permettere alle aree più remote di usare le applicazioni di IA.